"La letteratura serve a raccontare il buio": Piccolo indaga il mito della maschilità
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Lo scrittore e sceneggiatore torna in libreria con una rilettura di tredici romanzi, da Boccaccio a Starnone. E durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, dice: "Raccontare è l'unica cosa che possiamo davvero fare , e infatti una delle cose che abbiamo sbagliato in questi anni è stata la cancellazione della testimonianza"
"Se il maschile è inteso come potente, arrogante, violento, sopraffattore, egoista e famelico, allora ve ne sarà traccia anche nelle opere che abbiamo amato": da questa premessa muove il nuovo libro dell’ospite di "Incipit" di questa settimana, Francesco Piccolo. Si intitola "Son qui: m’ammazzi" ed è una rilettura dei protagonisti maschili di tredici romanzi, da Boccaccio a Domenico Starnone, che hanno segnato in maniera indelebile l’immaginario collettivo - o quantomeno l’immaginario collettivo di Piccolo - contribuendo a legittimare il mito della maschilità. e la cultura virile.
"Credo che raccontare sia l'unica cosa che possiamo davvero fare , e infatti una delle cose che abbiamo sbagliato in questi anni è stata la cancellazione della testimonianza", dice Piccolo in questa intervista, prima di aggiungere che "il racconto delle cose sbagliate è sempre necessario perché individua il buio che c'è nelle persone, e la letteratura serve proprio a questo: a raccontare il buio, non a raccontare la luce".
L'intervista è disponibile anche come podcast in tutte le principali piattaforme cercando la rubrica "Tra le righe" o selezionando l'episodio nella playlist che si trova qui sotto.