Cosa mangiano gli italiani nella calza della Befana?

Non tutti gli italiani hanno concluso le feste invernali appendendo una calza vicino al camino. Anzi, la tradizione del 6 gennaio si è confermata in meno di una casa su due: il 48% delle famiglie, secondo una indagine Coldiretti/Ixè sull’Epifania, segue la tradizione e il 7% preferisce altri regali. Circa un quarto della popolazione dichiara di non festeggiare affatto la Befana, mentre un ulteriore 26% non avrebbe nessuno a cui fare doni. In realtà, l’abitudine della calza è in crescita negli ultimi anni: “Si è estesa anche agli adulti e ha allungato di fatto al 6 gennaio la ‘stagione’ dei regali”, sostengono i ricercatori. Che si confessano preoccupati dal contenuto delle calze: cibo spazzatura, merendine, bevande energetiche e ultraprocessati. Alimenti non salutari che provocano “gravissimi danni per lo sviluppo dei bambini”. L’alternativa è una calza “salutista”, fatta di biscotti e dolcetti impastati a mano con ingredienti a km 0, prodotti naturali e frutta secca. Ma è questo che porta davvero la Befana nelle case degli italiani? amanti delle caramelle Per gli italiani, Befana è sinonimo di caramelle più che di carbone. Oltre quattro su dieci legano il consumo di questi dolci zuccherati esclusivamente al 6 gennaio, secondo una ricerca Doxa realizzata per Unione Italiana Food. E il motivo è da cercare anche nelle trame che ruotano attorno all’Epifania cristiana. Stando alla leggenda, una donna israeliana rifiutò di seguire i re Magi nel percorso verso Betlemme ma, dopo essersi pentita della scelta, decise di bussare a ogni porta distribuendo caramelle ai bambini nella speranza di incontrare il neonato Gesù. Da allora l’usanza non si è mai interrotta, specialmente al Sud Italia: secondo Astraricerche sono Sicilia, Campania e Puglia le regioni che donano le calze più zuccherate, consumando il maggior numero di caramelle. In generale, le famiglie del Sud sono più generose nel giorno dell’Epifania: secondo un’indagine Ipsos, a fare un regalo il 6 gennaio è stato il 65% delle famiglie del Meridione, contro il 55% del Centro e il 49% del Nord. La calza del riciclo Oltre a caramelle, cioccolata, frutta secca e biscotti, nella calza possono finire anche i dolci tipici della tradizione dell’Epifania, come la “fugassa” della Befana piemontese o i cammelli di sfoglia varesini. Ma potrebbe essere anche l’occasione per recuperare quei dolci avanzati dalle feste invernali ed evitare sprechi alimentari. Panettone, pandoro e torte sono i prodotti che rimangono più a lungo sulle tavole di Natale degli italiani. Seguiti dal pane e dagli antipasti salati . Secondo un sondaggio dell’azienda di recupero alimentare Too Good To Go, realizzato nell’ambito delle previsioni economiche dell’Osservatorio Sigep Natale 2024, quattro italiani su dieci dichiarano di sprecare cibo durante le feste. L’86% sostiene che il rifiuto di prodotti alimentari si impenna proprio nel periodo natalizio: “Un dato – spiegano gli analisti – che equivale a tonnellate di cibo buttato, spesso quasi intoccato, a causa di acquisti impulsivi o esagerati”. Non a caso, anche quest’anno è prevista una crescita dell’1,5% dei consumi del comparto pasticceria, per un valore complessivo stimato degli acquisti di 11,4 miliardi di euro. Circa il 60% degli italiani, secondo Too Good To Go, tende poi ad acquistare più alimenti del solito in presenza di ospiti. E la Befana potrebbe essere l’ultima occasione, per loro, di recuperare il cibo non mangiato. Niente carbone Per i genitori, dunque, il dilemma resta aperto: cosa mettere nella calza dei figli? “Evitate il carbone” è la risposta, per la gioia dei bambini, del pediatra Italo Farnetani, professore ordinario all’Università Ludes-United Campus of Malta, intervistato da Adnkronos. Il motivo è dettato sia dal “rinforzo negativo” imposto a pochi giorni dalla riapertura delle scuole sia dalle alternative “più allegre”. Il consiglio del medico è di “vivere il giorno dell’Epifania con gioia” e, perciò, di “riempire la calza di dolci”. Il più indicato? La cioccolata, “che piace sempre e può essere concessa perché gli acidi grassi che contiene sono tutti insaturi”. Su caramelle, merendine e altri zuccheri, il giudizio è comunque clemente: “Via libera per un giorno, che non può essere dannoso per l’organismo – conclude Farnetani – Ciò che conta è lo stile di vita”.

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