Per questo nuovo appuntamento con Flash abbiamo incontrato il maestro Marcello Lo Giudice, tra i più autorevoli rappresentanti a livello internazionale dell’arte ‘neoinformale’.
Non è solito far entrare ospiti nel suo atelier perché per il maestro Lo Giudice, il luogo dove dipingere deve essere un luogo di silenzio e solitudine.
“C'è un rapporto tra l'atelier di un pittore e lo spazio dove dipinge”, ci spiega Marcello Lo Giudice accogliendoci nel suo laboratorio artistico. “Per me deve essere un luogo mistico, quasi religioso dove domina il silenzio, il silenzio inteso come pace. Un luogo dove la fantasia può andare oltre questa solitudine per cercare di catturare quelle emozioni che nel mio lavoro sono fondamentali".
Si dice che l'arte non dovrebbe mai essere spiegata perché ha già in sé il suo significato, noi però vorremmo comunque chiederle cosa racconta la sua arte e, soprattutto, cosa vorrebbe che trasmettesse a chi la guarda.
L’arte è silenziosa, però è anche capace – come per esempio nel caso di alcuni artisti del passato - di sconvolgere le menti, di arricchire la fantasia, anche dei bambini. Basti pensare a un quadro di grande sfondo sociale come ‘Guernica’ di Pablo Picasso, quadro di denuncia contro le guerre. Nel mio caso l'arte è un simbolo di bellezza. Io cerco di trasmettere la purezza dei colori che vedo nella natura, il mio rapporto molto forte e intimo con la natura. Nelle mie tele non c'è mai la presenza del corpo umano, perché il corpo umano ha dei limiti pur nella sua bellezza, la natura invece non ha limiti, è infinita. Quindi quando io lavoro su queste tele, la serie Eden, mi rapporto non solo con il mio pianeta, che è un pianeta meraviglioso, ma anche con l'universo.
Marcello Lo Gudice, pittore tellurico
Una natura che è sempre in movimento...
Sì, la natura è di per sé in movimento, ci sono terremoti, ci sono maremoti, venti dal Polo Nord… Dipingendo questi eventi cerco di immortalare l'attimo, quest'attimo che io poi come pittore cerco di trasmettere a chi guarda i miei dipinti. Quindi nella mia arte c’è un rapporto molto forte con il movimento e anche con il non movimento del nostro pianeta.
Lei è stato definito, infatti, pittore tellurico. Quanto hanno influito i suoi studi in geologia nella sua opera?
Mi sono laureato in geologia, ho anche però fatto l'Accademia di Belle Arti a Venezia. Gli studi sono fondamentali. Secondo me, la geologia mi ha aiutato anche a conoscere i misteri del nostro pianeta. Quando da studente osservavo al microscopio i minerali vedevo già delle splendide opere d'arte contemporanea. Un millimetro di zolfo al microscopio ingrandito 2000 volte è una bellissima opera d’arte contemporanea.
C'è molta ricerca e sperimentazione nella sua pittura …
Assolutamente, perché sono tecniche molto difficili da realizzare, simili a quelle dell'affresco del Rinascimento. Oggi, grazie all'esperienza, riesco a fare in modo che i colori emergano dall'olio che invece generalmente distrugge il pigmento. Ci sono decine di passaggi di colore, cascate di colore, fino ad arrivare poi al momento in cui il risultato si stabilizza e diventa statico, pur nel dinamismo della mia pittura.
Totem, la pittura contro le guerre
Nella sua opera c’è la natura ma trovano anche grande spazio i temi sociali, ne è testimonianza la serie Totem.
Totem è un’opera che ho concepito negli anni ’90, alcuni pezzi sono anche più recenti. L’ultimo che ho realizzato, esposto anche alla Biennale di Venezia, è un materasso squarciato, trafitto da decine di proiettili che vogliono comunicare allo spettatore appunto le atrocità e l'inutilità delle guerre nel mondo. Questo Totem, chiamato ‘Stop the War’, verrà presto esposto a Milano a Palazzo Marino.
Il rapporto con il Principe Alberto di Monaco
Lei ha un rapporto anche molto stretto col Principato di Monaco e col Principe Alberto, in particolare.
Io lavoro e vivo a Monaco con la mia famiglia. Mi sono trasferito a Monaco quando ero ancora un pittore di buone speranze, però mi piaceva la costa, la sua natura così forte e così simile a quella della mia Sicilia. Gli aranci, i mandarini, le bouganville, i tramonti pazzeschi con i rossi fuoco, gli arancioni, i violetto. È il mio rifugio al Nord, il luogo ideale per non sentire la nostalgia della Sicilia. Il mio rapporto con il Principe è solido ed è caratterizzato da un amore in comune con la natura. Io sostengo con la mia arte la Fondazione del principe Alberto di Monaco e soprattutto le riserve naturali, le aree marine protette, i musei marini.
A marzo una mostra a Firenze a Palazzo Vecchio
Il prossimo marzo Palazzo Vecchio dedicherà alla sua pittura un’importante mostra...
Sì, sarà una piccola antologica delle mie opere recenti. Esporre a Firenze è un sogno per tutti gli artisti, non solo italiani, perché Firenze è la capitale del Rinascimento. Io poi esporrò a Palazzo Vecchio, nella Sala d'Arme, la sala dove si riunivano i grandi pittori, dove passegiavano e chiacchieravano Raffaello, Michelangelo, Leonardo.
Lei ha esposto alla Biennale di Venezia, al Maxxi di Roma, al Palazzo Reale di Milano, a Montreal, New York, San Pietroburgo, Barcellona, Stoccolma, Colonia. C'è un luogo dove non ha ancora esposto e dove le piacerebbe portare la sua pittura?
All'aperto, alle falde del vulcano Etna.