Agnese Innocente a Lucca Comics: "Così ho scoperto una Audrey diversa"
LifestyleLa disegnatrice toscana, ospite per Il Castoro a Lucca Comics & Games, racconta la lavorazione del suo primo graphic novel francese, la biografia di una delle più grandi dive del cinema. L'intervista
Audrey Hepburn sbuca dalla pagina con la sua figura esile e il suo sguardo da cerbiatto. Quegli occhi grandi che l’hanno resa famosa e che hanno costretto una disegnatrice esperta come Agnese Innocente a modificare leggermente il suo stile per esigenze di caratterizzazione. Audrey. La ragazza con gli occhi di cerbiatto, graphic novel scritto da Jean-Luc Cornette e pubblicato in Italia da Il Castoro, è l’ultima fatica della illustratrice e fumettista toscana, il rettilineo finale di un anno segnato dal grande successo di Heartbreak Hotel, realizzato con Micol Beltramini e pronto a sbarcare su numerosi mercati esteri. Abbiamo incontrato Agnese Innocente a Lucca Comics & Games, dove ci ha parlato di Audrey e del suo anno magico.
Come è stato disegnare la biografia di un personaggio enorme come Audrey Hepburn?
Avevo molta ansia da prestazione. Quando mi è stato proposto il progetto, la prima reazione è stata di assoluto entusiasmo, ma immediatamente dopo ho detto “aiuto, aspetta… stiamo parlando di Audrey Hepburn, la conoscono tutti in tutto il mondo”. Avevo un po’ paura dei fan, di come l’avrebbero presa anche a livello stilistico, visto che non l’ho disegnata con la classica caricatura semirealistica. Avevo paura del riscontro sul mio stile, che è molto personale. Invece è andata bene.
Per questo lavoro hai modificato leggermente il tuo stile rispetto al solito. Perché hai fatto questa scelta?
Gli occhi, per esempio. Di solito non li disegno mai con le pupille così grandi, ma siccome una delle caratteristiche principali di Audrey Hepburn sono proprio quei suoi occhi grandi, non aveva senso farli come li faccio sempre io, a puntino. L’ho sempre immaginata così, fin dai primi studi, mentre per il resto ho cercato di mantenere un po’ la mia linea, il mio segno, i miei colori.
Ti sei aiutata con delle reference fotografiche? Magari soprattutto per la Audrey bambina?
In realtà per la parte dell’infanzia ho più inventato, perché non si trovano tantissime cose. Dell’adolescenza magari un po’ di più perché faceva la ballerina e le prime comparse al cinema, ma da bambina ci sono pochissime immagini, una o due. Ho avuto anche l’aiuto di Jean-Luc, che è un mega fan e riusciva a procurarmi qualsiasi cosa mi servisse, anche per le architetture e gli scorci urbani.
Come ti trovi a lavorare per il mercato francese? Come è stata la collaborazione con Cornette?
Con Glénat benissimo, sono super professionali, mi seguono a livello di editing ma non cambiano troppo, hanno grande rispetto della visione degli autori. Con Cornette lo stesso: è sempre stato molto bello, avevo un po’ di timore per la lingua perché io non so il francese e lui non sa l’italiano, ma siamo riusciti a comunicare un po’ in inglese, un po’ in francese, un po’ in italiano. Una bella sfida ma ci siamo trovati molto bene, tant’è che abbiamo già fatto un altro libro insieme.
Eri fan di Audrey Hepburn già da prima di questa opera? Qual è l’aspetto di lei che ti affascina di più? E, se c’è, l’episodio della sua biografia che hai scoperto solo ora e che ti ha più colpito?
Mi è sempre piaciuta a livello stilistico, come icona, da adolescente ero fissata. Mi piacevano anche i suoi film e per quello ero felice quando mi hanno proposto questo fumetto. Quello che non conoscevo era tutta la parte privata, quella sulla sua infanzia. E forse la cosa che più mi ha colpita è proprio questa, la parte della sua vita legata alla Seconda Guerra Mondiale, il fatto che il padre fosse un fascista dichiarato mentre lei e i fratelli facevano parte della Resistenza. Questa cosa mi ha colpito tanto.
E quale è stato l’aspetto più sfidante da disegnare?
Per me la parte più difficile è stata il volto, le espressioni. Coi look e gli outfit ti puoi aiutare, ci sono tante reference su Google. Mentre rendere bene il suo modo di muoversi è stato più difficile.
Il tuo è uno stile molto immediato ma anche altamente espressivo. Che peso ha l’emotività e la capacità di emozionare ed emozionarti nella tua arte?
Tanto. Anche se dipende ovviamente dai progetti, dal target, da varie cose, la mia priorità è l’immediatezza delle emozioni, dei movimenti. Deve essere tutto naturale e deve colpire. A me riesce meglio farlo con poche linee fondamentali, sembra facile ma in realtà non lo è. Se uno disegna realistico, con tanti dettagli, forse è più facile riuscire a dare un senso e un’espressività ai volti, ma io mi trovo meglio così.
Vieni dal grande successo di Heartbreak Hotel, il fumetto che hai realizzato con Micol Beltramini e che sta venendo pubblicato in numerosi Paesi all’estero e sono stati opzionati i diritti televisivi. Questo è il momento migliore della tua carriera?
Sì, forse sì, lo spero… Ma spero anche di non cadere nel dimenticatoio l’anno prossimo, magari…
Ci puoi parlare dei tuoi progetti futuri? Cosa dobbiamo aspettarci?
C’è questa nuova biografia femminile con Jean-Luc, non posso ancora dire di chi è… E poi sto lavorando a un nuovo fumetto per Jungle, sempre per la Francia, uno Young Adult sportivo sullo sci.
Ti dai allo spokon?
E infatti è quello che ho detto io: “cavolo, sto facendo uno spokon, non è possibile”. Una cosa che mi rende contentissima. Poi a livello di libri illustrati ho altri progetti… sono abbastanza piena.