Andrea Gandini, artista del legno: "Affascinato dai volti, mi piace darne uno agli alberi"

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Andrea Carullo

Andrea Carullo

Di lui si è tornato a parlare negli scorsi giorni per una sua opera che omaggia la saga di The Legend of Zelda.  Ora ci racconta il suo prossimo progetto: un'opera mastodontica di 35 sculture nel paese di Partinico, in Sicilia

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Si trovano all’uscita della metropolitana, in parchi pubblici e in zone brulle o spoglie. Rappresentano volti, animali, a volte messaggi simbolici e di grande valore: sono le sculture in legno di Andrea Gandini, artista capitolino divenuto famoso prima a Roma e poi in tutta Italia per le sue creazioni. L’arte di Gandini, infatti, è quella di prendere dei tronchi di alberi morti, destinati a essere abbattuti, e trasformarli in opere d’arte. Ci siamo fatti raccontare come funziona il suo lavoro.

 

La tua è una storia da film holliwoodiano: partito in un garage, ora porti la tua arte in tutta Italia.

 

"Sì, ho cominciato a scolpire che avrò avuto 16 anni, utilizzavo il garage di casa mia come laboratorio. A Roma, quando abbattevano delle piante, lasciavano la parte sottostante dei tronchi in attesa che un camion venisse a portarle via. Sarebbero state semplicemente buttate, così ho iniziato a utilizzarle e a intagliare le mie prime sculture".

 

Poi è arrivata la prima opera pubblica. Cosa rappresentava?

 

"Un volto. Sono affascinato dai volti e mi piaceva l'idea di personificare gli alberi, sono individui a tutti gli effetti che crescono, invecchiano, spesso nel corso della loro vita diventano punti di riferimento per paesi e città. Un conto però è saperlo e un conto è interagirci guardandoli 'negli occhi'. Lavorare con questi tronchi secolari, che magari devono essere abbattuti perché malati, per me è un onore ".

Cosa ti guida nella scelta di un soggetto?

 

"Scolpire il legno è molto diverso da scolpire altri materiali come, per esempio, la pietra o il marmo. Il legno è vivo, bisogna seguire la sua forma e le sue venature, non si può ignorare questi fattori altrimenti la scultura è destinata a rompersi e a cadere. Perciò mi faccio guidare dal tronco che ho davanti, ne vedo le forme, le curve e le venature e cerco di liberare le figure che ho intravisto".

 

La serie "troncomorto" è nata a Roma, la tua città, ma poi hai cominciato a farne un po' in tutta Italia. Adesso stai lavorando a qualche progetto?

 

"Sì, negli anni ne ho realizzate dal Trentino alla Sicilia, in grandi città e piccoli paesi. Ce ne sono più di 60 soltanto a Roma. Adesso sto lavorando a un grosso progetto, forse il più grande che ho mai fatto, a Partinico, in Sicilia. Sono qui ormai da quattro mesi e non ho ancora finito: sarà un parco di 35 sculture, tutte intagliate a partire da altrettanti tronchi del paese, riutilizzati e riposizionati. Si tratta di un progetto massiccio e d'effetto che non ti aspetteresti da un Comune di medie dimensioni, invece hanno deciso di puntarci".

 

Una tua scultura, in particolare, ha un forte messaggio dietro: la rosa non sbocciata in ricordo di Pamela Mastropietro. Credi che l'arte sia uno strumento per veicolare un messaggio?

 

"Per me l'arte è scovare il valore nascosto dove nessun altro lo vede. In quel caso ho donato l'opera alla città, una rosa non sbocciata che rappresenta Pamela, perché mi sentivo vicino a lei e alla sua storia. Anche io, da ragazzino, frequentavo persone simili e posti simili, parliamo di zone come piazza dei Re di Roma dove si vedono ragazzi abbandonati a loro stessi. Quella scultura è quindi un monito per i ragazzi a non seguire certe strade".

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Cos'è per te la scultura e che cosa provi mentre crei un'opera?

 

"Per me è come una meditazione. La scultura deve avere una certa sacralità, una scultura è forte quando ha sacralità e ti intima rispetto, quasi timore se vogliamo, e quando la osservi ti porta a guardarla con un occhio diverso".

 

Classe 1997, sei un giovane artista che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Che consiglio daresti a chi, come te, vorrebbe fare lo stesso?

 

"Chi ha una passione dovrebbe sempre seguirla. Il consiglio che posso dare io è di non seguire mai le mode, ma di fare ciò che ci piace esattamente come lo si immagina. Credo fermamente che se si fa qualcosa di vero, di pensato, studiato e in cui ci si ha messo passione, prima o poi quel qualcosa funzionerà". 

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