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Joker: Strategia della tensione, Brizzi e Bacilieri portano il Joker in Italia. Intervista

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Gabriele Lippi

Per il Batman Day 2024, DC Comics porta il Principe Pagliaccio in giro per il Mondo. La storia italiana è scritta dall'autore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo e disegnata da uno dei più grandi maestri del fumetto italiano. Ambientata nella Bologna degli Anni di Piombo, dà un contesto e un contorno diverso alle caratteristiche tipiche del personaggio. L'intervista con Paolo Bacilieri

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Prendete il più grande villain della storia dei fumetti e trasportatelo in Italia, in una città vivacissima in cui è facile confondersi nella massa, in un contesto storico e sociale complesso e difficile come quello degli anni ’70. Enrico Brizzi e Paolo Bacilieri lo hanno fatto in Joker: Strategia della tensione (Artist Edition di grande formato, 64 pagine a colori, a 20 euro), la storia italiana inserita nell’antologia Joker: Il mondo (168 pagine a colori, 20 euro), pubblicato da DC Comics e in Italia da Panini in occasione del Batman Day di sabato 21 settembre. Il Principe Pagliaccio del Crimine si nasconde a Bologna e prova a rifarsi una nuova vita da professore del DAMS, trovandosi coinvolto nelle tensioni sociali e facendo emergere tutta la sua idiosincrasia verso l’ordine costituito. Ne abbiamo parlato con Paolo Bacilieri

Una tavola estratta da Joker: Strategia della tensione

Ci racconti come è nato il progetto Joker: Strategia della tensione?
Qualche mese fa, quando la Panini mi ha contattato per dirmi che avevano pensato a me per questo lavoro da fare con Enrico Brizzi, che per me e anche per i miei figli è “quello di Jack Frusciante” e ho scoperto, lavorando con lui, essere anche un grande appassionato e intenditore di fumetti. Insomma, è nato tutto in maniera inaspettata, perché per me lavorare con una major americana su un personaggio così iconico era un’assoluta prima volta.

 

Come è stato lavorare con Enrico Brizzi?
Una sorpresa molto positiva. Quando lavoro con uno sceneggiatore, e capita abbastanza spesso, mi piace molto “giocare a ping pong”, lavorare su uno scambio di idee, in cui c’è una certa osmosi tra il lavoro di scrittura e quello di realizzazione delle immagini. Con Enrico è stata una bellissima partita di ping pong: è venuto a trovarmi a Milano in studio e abbiamo chiacchierato un po’ di come ci sarebbe piaciuto farlo. Poi Enrico, con grandissimo entusiasmo, ha messo giù questa storia breve mettendoci anche quello che piace a me: un sacco di idee visive, magari non grandi tecnicismi di plot – che detesto - ma tante idee, come quella di trasformare Joker in un insegnante del DAMS. Lavorare così per me è una festa.

Una tavola estratta da Joker: Strategia della tensione

In questo progetto ti sei trovato alle prese con una ambientazione che definirei abbastanza tua, l’Italia degli anni ’70, e con un personaggio che invece rappresenta molto meno la tua comfort zone, il Joker. Ti sei sentito più a casa o più spaesato, all’inizio?
Devo dire che mi sono sentito a casa tutta la vita. L’ambientazione è appunto Bologna, una città in cui ho studiato, che conosco, che Pasolini definiva la città più bella d’Italie e che effettivamente ha una bellezza legata anche a una vitalità molto forte. E mi sono sentito in realtà molto a mio agio anche con un personaggio come il Joker, perché a differenza di molti altri ha questa caratteristica di trasformarsi continuamente, di essere manipolabile, smontabile e rimontabile in modi diversi. Credo che il personaggio si prestasse molto anche a un punto di vista diverso, più europeo, più italiano. Sia per l’ambientazione, sia per la mia cultura fumettistica: a me piacerebbe essere John Romita ma purtroppo non lo sono e non lo sarò mai, e anche se faccio un fumetto di questo genere rimango legato alla mia visione e al mio modo di raccontare fumetti. E penso che sia anche una ricchezza e che fosse nelle intenzioni della DC e di Panini di dare una visione alternativa.

Trovo molto interessante il modo in cui sei riuscito a portare il Joker dalle tue parti, a farlo tuo. Come hai lavorato sul design del personaggio?
Quei due ragazzini che leggono Batman davanti all’edicola di Bologna all’inizio e alla fine della storia siamo io ed Enrico. Il nostro atteggiamento è stato questo: entusiasmo a fondo perduto. Non un atteggiamento colto e riflessivo ma da nerd, direi. Detto questo, ho cercato di rendere Joker, seguendo anche le intenzioni di Brizzi, il più possibile simile a un dandy, a un elegante e affascinante americano in Europa. Sono andato a studiarmi dei completi Armani degli anni 70 per vestirlo in maniera il più possibile adeguata e spero che il risultato dia ragione alla sceneggiatura di Enrico, che credo volesse questo trattamento. Mi viene abbastanza naturale trattare i personaggi così, sono un disegnatore abbastanza realistico e avrei difficoltà a disegnare un supereroe propriamente detto, mentre Joker è una creatura strana, diversa, forse più vicina alla mia sensibilità.

Una tavola estratta da Joker: Strategia della tensione

Che rapporto hai con i fumetti i comics?
Anche se i ragazzi che ho già citato all’inizio della storia leggono un fumetto Cenisio, il mio è un rapporto molto legato ai fumetti Corno, alla prima invasione Marvel nella seconda metà degli anni ’70: per me è stata quella la botta più forte che ho avuto e che ha effettivamente anche arricchito il mio bagaglio fumettistico quando contava davvero, in tenera età. Ero un grandissimo fan di John Romita e del suo Uomo Ragno ma non solo. Ovviamente Kirby, Ditko è un altro grandissimo che mi ha influenzato molto. Negli anni ’80 è arrivata anche questa seconda ondata di grandissimi autori, da Miller ad Alan Moore, che hanno reinventato il genere. Penso che Il Ritorno del Cavaliere Oscuro sia uno dei più grandi libri a fumetti mai realizzati, non parlo solo di comics ma in generale.

In qualche modo, il Joker che vediamo nel vostro fumetto non è il solito Joker. Ha ovviamente alcune caratteristiche tipiche del personaggio, come la propensione al caos, ma è anche portatore di una ideologia fortemente libertaria. In qualche modo incarna molte delle controversie di quegli anni, l’ho trovato interessante da questo punto di vista. C’è un equilibrio insolito per il personaggio, e alla fine si empatizza con lui, si genera un meccanismo di simpathy for the devil.
Sì, forse sì. Basta vedere gli ultimi Joker cinematografici di Phoenix e Ledger, per capire che il bello - o il brutto – del personaggio è che noi lettori ci riconosciamo in un esso, non siamo forse così buoni come vorremmo essere e quindi suscita più empatia un personaggio come Joker che un eroe senza macchia e senza paura come i suoi antagonisti. Credo che anche Enrico l’abbia resa in questo modo e credo che la cosa positiva che abbiamo sfruttato in questo progetto è il fatto di attingere non solo a elementi architettonici del nostro Paese ma anche alla sua storia recente, per sfruttarla in maniera creativa, per calare questo alieno in un contesto che ci riguarda. Da che parte stia il Joker è difficile da dire, ma è difficile anche da dire sia per quanto riguarda la situazione di allora sia per quella attuale chi siano i buoni e chi siano i cattivi.

Una tavola estratta da Joker: Strategia della tensione

Siamo abituati a vedere il Joker alle prese con Batman, in questa storia se ne allontana. Anche se comunque il modo di disegnare Batman lo avete trovato. E devo dire che ho adorato l’interpretazione che ne hai fatto. Ti ha divertito disegnare quel Batman?
Assolutamente sì, è una delle tante belle idee che Enrico ha messo in questa storia. Lui ha proprio disegnato uno storyboard in cui c’è una vignetta dove si vede la parte superiore col viso di Batman e la parte inferiore è il viso di Joker, l’ha disegnata in modo preciso. Mi piace molto quando, sfruttando l’aspetto visivo, si può lavorare su queste ambiguità più che su atti d’eroismo eclatanti. A esaltare il tutto ci si è messo poi il lavoro di colorazione del mio complice, compagno di studio e spesso collaboratore Vincenzo Filosa.

 

Ti piacerebbe disegnare altre storie che hanno per protagonisti Batman e il sottobosco di Gotham City? E magari scriverle pure?
Da molti anni divido il mio lavoro in due macro territori: quello del fumetto tradizionale che ancora racconta gli eroi o i supereroi, con cui sono cresciuto e che mi piace tantissimo, e quella parte del fumetto che negli ultimi 20, 30 anni si è emancipata dalla schiavitù del personaggio e che si chiama, con un termine anche un po’ di marketing, graphic novel. Io non faccio distinzioni di cosa sia meglio e peggio ma sfrutto tutte e due le opportunità, e mi ucciderei se mi obbligassero a sceglierne solo una delle due. Quindi non ci vedrei niente di male, dipende dal come: dal tipo di progetto e da con chi posso collaborare, perché non necessariamente è meglio lavorare da soli.

Enrico Brizzi e Paolo Bacilieri, Joker: Strategia della tensione, Panini Comics DC, 64 pagine a colori, 20 euro

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