La donna della bomba atomica, intervista a Gabriella Greison sulla storia di Leona Woods

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Gaia Mombelli

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In occasione della Festa della donna, esce su Audible, "La donna della bomba atomica", la storia di Leona Woods, scienziata che lavorò con Oppenheimer al progetto Manhattan. La storia è raccontata da Gabriella Greison, fisica, scrittrice, performer teatrale, che presta la sua voce a Leona Woods.

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Una donna come poche, che ha partecipato a uno dei progetti più controversi della storia moderna,. Leona  Woods fu l’unica donna a prender parte al programma americano top secret, che nel 1945 portò al completamento della prima bomba atomica della storia.

Robert Oppenheimer, Enrico Fermi e Leo Szilard tra i più noti, ma pochi sanno che tra loro vi era anche una fisica: Leona Woods, che a soli venticinque anni è stata il membro più giovane della squadra.

Esclusa dalla narrazione nella sale cinematografiche, la storia di questa ragazza è ora un libro di Gabriella Greison disponibile in libreria e su Audible, società Amazon tra i maggiori player nella produzione e distribuzione di audio entertainment.

“La donna della bomba atomica”, è infatti il nuovo libro (edito da Mondadori) e audiolibro (narrato dalla stessa Greison) di Gabriella Greison, fisica, scrittrice, performer teatrale, che presta la sua voce a Leona Woods e riporta le ascoltatrici e gli ascoltatori a Los Alamos per rivivere l’intera vicenda, ma anche per compiere un salto in alto, verso gli aspetti spirituali del progetto che, oltre ad aver spostato i confini della natura, ha innescato anche la consapevolezza dell’esistenza dell’intelligenza spirituale, trasformando per sempre il vivere dell’intera umanità.

Grazie a un lungo percorso di ricerca sul campo, svoltosi tra Los Alamos, Chicago, Princeton e Santa Fè, l’audiolibro ricostruisce la vita e il ruolo di Leona Woods, che ebbe l’importantissimo incarico di contare il flusso di neutroni nel reattore nucleare, una grande responsabilità per una giovane laureata alle prese con i vertici delle più prestigiose cattedre universitarie dell’epoca.

donna della bomba atomica

Perché, secondo lei, la storia di Leona Woods merita di essere raccontata in un audiolibro?

Perché è una storia inedita, ho scoperto io questa storia, e come ne sono rimasta innamorata io, penso che ne rimarranno innamorati in tantissimi. Ho iniziato a pensare a Leona nel 2019, poco prima della pandemia. Leggendo tra le righe di un libro in inglese, in cui si parlava di Arthur Compton, uno dei fisici creatori della fisica quantistica, che sta in posa nella fotografia del 1927 che è la mia ossessione, quella a margine del V Congresso Solvay e che è diventata poi il mio cavallo di battaglia nel primo libro ‘L'incredibile cena dei fisici quantistici’ (2015, Salani, disponibile anche su Audible). Siccome volevo occuparmi di lui, perché lo sto facendo per ogni personaggio in posa in quella foto, mi sono imbattuta in Leona Woods. In pratica, il nesso è stato che Arthur Compton leggeva la Bibbia a Leona, ogni sera dopo il lavoro al Progetto Manhattan. Fantastico, ho detto! Leggo meglio di Leona e scopro che è fisica nucleare, come me, e che è stato un prodigio, come me, e che la sua battaglia più grande è stata quella per essere riconosciuta per quello che faceva nella sua professione, in un mondo totalmente maschile, come quello della fisica nucleare e quantistica. Quindi mi sono detta: perfetto, è lei il mio nuovo obiettivo. Poi è scoppiata la pandemia e non ho potuto viaggiare, perché per scrivere di lei e raccogliere informazioni avrei dovuto fare un viaggio nell'America più dura, quella del New Mexico, e allora ho rimandato. Nel frattempo ho scritto di altri due fisici presenti in quella foto: sono usciti i libri e gli audiolibri, entrambi in esclusiva Audible, ‘Ucciderò il gatto di Schroedigner’ (Mondadori) su Erwin Schroedinger, e ‘Ogni cosa è collegata’ (Mondadori) su Wolfgang Pauli. Contemporaneamente ho letto tutto su di lei, in qualsiasi lingua. E l'estate scorsa sono partita per l'America. Ed eccomi qui con un audiolibro su Audible, il libro e lo spettacolo teatrale che ho appena fatto debuttare nei teatri e che girerà il mondo, le date sono sul mio sito www.GreisonAnatomy.com.

 

Perché venne scelta proprio Leona Woods per il progetto Manhattan? Quali erano le sue doti?

Era abile con la tecnologia a vuoto. Leona Woods fu un talento straordinario. Aveva ottenuto una laurea in Fisica nucleare all’Università di Chicago già all’età di 18 anni quando, appena conseguita, iniziò a lavorare con il professore James Franck, Premio Nobel per la Fisica 1925, ma gratis perché alle donne non era consentito avere uno stipendio se volevano lavorare in campo scientifico nella società del XX secolo. All’età di 23 anni ottenne il dottorato. Da quel momento la sua vita cambiò perché poi entrò a far parte del team del Progetto Manhattan, che portò alla costruzione della bomba atomica, e di cui facevano parte anche Oppenheimer, Fermi e Compton.

Woods, oltre al lavoro quotidiano, era riuscita in un’impresa impossibile per molte scienziate dell’epoca dato che ebbe una famiglia, due mariti, due figli maschi nati dal primo matrimonio.

 

Perché ha scelto di raccontare la storia di un protagonista laterale del cosiddetto “Progetto Manhattan”? IL suo ruolo avrebbe potuto essere diverso o più incisivo?

Leona non è stata una protagonista laterale. Non aveva ruoli secondari. Non è che perché Nolan non l'ha raccontata nel film Oppenheimer allora è laterale e poco incisiva. Il suo è un racconto di parte. Il Progetto Manhattan può essere raccontato per ognuno dei protagonisti che hanno partecipato, escludendo gli altri. Io ho scelto lei. Perché era una scienziata in un luogo totalmente maschile. La fisica, in particolare la fisica quantistica e nucleare, è sempre stata lo svago degli uomini, per le donne c'erano altri svaghi, come curare i malati, fare figli, stare con la famiglia. E da svago, poi, per gli uomini, è diventata una professione, ma l'ambiente è stato sempre storicamente più maschile di Sparta, più maschile di una caserma dei Marines, più maschile di un barbecue il 4 Luglio. In America, figuriamoci in Europa. Parlare di Seconda Guerra mondiale è macho, parlare di bomba atomica è macho, per questo sono sempre stati gli uomini a farlo. A farlo, a parlarne, a commentarla. Avete mai sentito una storica donna che parla di Seconda Guerra Mondiale? Figuriamoci la costruzione della bomba. Per questo io mi sono immersa totalmente in questo lavoro. Lo faccio io. Come esempio per tutti.

 

Perché, nonostante gli sforzi di scuole e associazioni del settore, ancora poche ragazze scelgono le materie Stem?

Perché ci sono ancora tanti luoghi comuni da sfatare, tante frasi fatte. Io smonto i luoghi comuni raccontato storie. La storia di Leona Woods serve a questo.

La storia di Leona è una storia a lieto fine, a differenza di un'altra storia che ho raccontato sempre su Audible in un altro audiolibro ‘Einstein e io’ (Salani) dedicato a Mileva Maric, la fisica prima moglie del genio che non si è realizzata nella professione a causa dell'ambiente maschilista di cui era circondata. Leona invece si realizza, è la rivincita di Mileva. L'insegnamento è prendere la vita come la prendeva Woods, come una sfida. Quando le chiedono: ‘Ma una sola donna in un gruppo di 15 uomini non è sproporzionato?’, lei risponde ‘Erano solo 15 ma erano bravi’. Io mi pongo come role model per i ragazzi e loro mi riconoscono come tale, e mi seguono ovunque, mi sostengono in tutto quello che faccio. Sui social, con me sono molto presenti, viaggiano per venirmi a vedere a teatro nei posti più disparati. Sono molto felice di essere circondata da loro, per questo non posso sbagliare, per questo sono invogliata a dare sempre di più. Esseri umani in rapporto intellettivo con altri esseri umani, il massimo a cui si possa ambire. I ragazzi fanno così: prendono ciò che ho da dargli, lo sommano a quello che già hanno, e poi se ne vanno con qualcosa di ancora più bello. Anche a me capita lo stesso. La cosa sorprendente, ogni volta che faccio una replica dei miei spettacoli in cui racconto una storia così forte, è che capto le vibrazioni di chi sta seduto e mi ascolta. E stabilisco questa connessione, incredibile: tra il pubblico, davanti a me, mentre parlo, certi visi mi spiccano agli occhi, certi corpi che vibrano li vedo. Ogni tanto, quando mi capita di aver bisogno di un appoggio, li guardo e ricevo un sorriso che mi dice 'continua, stai andando benissimo'. E allora in quel momento posso fare davvero di tutto.

 

Le donne hanno maggiore potenziale nelle materie Stem?

Si

 

Che cosa bisogna fare per sostenere le ragazze che sognano un lavoro nel mondo Stem?

Dire loro che possono fare quello che vogliono, e mostrare loro dei role model forti.

 

greison

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