L'ultimo fumetto horror di James Tynion, pubblicato per Image Comics e portato in Italia da Edizioni BD, entra nella psicologia di un bambino per raccontare gli effetti delle azioni dei genitori su di lui
Gli armadi sono fatti per custodire e conservare, ma all’occorrenza possono diventare utilissimi nascondigli. Di scheletri, quando da adulti le nostre esperienze di vita ci hanno già portato a commettere errori che vorremmo non venissero mai alla luce, di mostri, quando da bambini di esperienza ne abbiamo ancora poca e siamo spaventati dall’ignoto. L’armadio che dà il titolo a The Closet, l’ultimo fumetto horror di James Tynion IV, disegnato da Gavin Fullerton e pubblicato negli Usa da Image Comics e in Italia da Edizioni BD (120 pagine, cartonato a colori, 18 euro), appartiene a quest’ultima categoria.
La sinossi ufficiale
“Thom è pronto a trasferirsi con la famiglia da una costa all’altra degli Stati Uniti, sperando di lasciarsi alle spalle i fantasmi del passato – recita la sinossi ufficiale della miniserie -. Compreso il mostro che Jamie, suo figlio, sostiene di vedere nel ripostiglio della sua cameretta. Thom è sicuro che la creatura non li seguirà nella nuova casa, ma sono molte le cose su cui Thom si sbaglia…”.
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Un horror diverso dal solito
The Closet è un horror molto diverso da quelli a cui Tynion ha abituato i suoi lettori, distante dalle atmosfere gotiche di Something Is Killing The Children e da quelle fantascientifiche di The Nice House of The Lake. È in realtà la storia di una famiglia altamente disfunzionale e di una coppia di genitori che ha perso di vista le esigenze e le priorità del proprio figlio, incapace ormai di dialogare con lui e comprenderne i bisogni e le sofferenze. È la storia di un mostro che si annida dentro un armadio da anni, di una creatura immaginaria che ha le sue solidissime radici nella realtà quotidiana.
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Traumi e incubi
Dopo aver dimostrato di essere a suo agio con gli incubi in Nightmare Country e Something is Killing the Children, Tynion fa un passo più avanti entrando nei traumi infantili che degli incubi sono la causa. Lo fa con delicatezza, tenendosi lontano dal gore e dal macabro, lavorando tanto sulla psicologia e scegliendo di far raccontare la storia da un uomo adulto salvo poi ribaltare il punto di vista nel finale, sciogliendo tutti i nodi e mettendoci davanti alla nostra incapacità di comprendere le logiche dell’infanzia. E svelandoci che il vero orrore, i veri e inconsapevoli mostri, molto spesso siamo noi.