Tina Modotti, oltre 300 fotografie in mostra a Rovigo

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Sabrina Rappoli

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Modotti_Mani

Tina Modotti. La grande mostra di Palazzo Roverella  mette al centro l’artista e la sua produzione, attualizzandone le istanze sociali

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C'è tempo fino al 28 gennaio per visitare, a Rovigo, la mostra allestita a Palazzo Roverella dedicata a Tina Modotti. La celebre fotografa (1896-1942), è presente con oltre 300 scatti, “Tina Modotti. L'opera”, che ne ripercorrono il lavoro, molti mai visti in Italia. Il percorso espositivo va dalle immagini che raccontano la società e il lavoro nel Messico degli anni Venti, alla ricostruzione dell’unica mostra del 1929 a lei dedicata e da lei organizzata, fino alle rare immagini che raccontano il suo errare in molti Paesi.

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“A lei, più che ad altri intellettuali del ’900, si è dato il discutibile privilegio di essere interessati maggiormente alla sua vita invece che alla sua produzione”, sottolinea il curatore Riccardo Costantini.

Che aggiunge: “Oggi però è il tempo di ripensarla nella totalità della sua produzione e riscoprirla fuori dalla biografia, partendo dalla sua fotografia, come artista autonoma e donna, libera, umana, armata di profondi valori sociali, attenta alla condizione degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, capace di istanze al femminile di rara forza e precoci per i tempi: tutti temi di assoluta attualità che attraversano da sempre i suoi scatti, ribaditi oggi nello scoprire e studiare quelli meno noti”.

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“Tina Modotti è, oggi più che mai, la sua fotografia: Cinemazero negli anni, assieme a Gianni Pignat e Piero Colussi, ha portato avanti l’ambizioso progetto di ricostruire la produzione fotografica della Modotti, con ricerche in ogni lato del pianeta, fra musei e collezionisti privati, arrivando a individuare oltre 500 fotografie da lei scattate, molte, moltissime di più di quelle note.

Tina non è più, come bene diceva una grande ricercatrice che si è occupata della sua opera – Sarah M. Lowe – “la più nota fotografa sconosciuta del XX secolo”. Ora le sue foto sono acquisite, catalogate (anche se non sempre esibite) dai grandi musei del mondo e da diverse istituzioni culturali, nonché battute a prezzi da capogiro per la loro rarità nelle aste più prestigiose.

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La mostra rodigina approfondisce la varietà di approcci dell’artista rispetto al soggetto ripreso, dalle nature morte, dai lavori più grafici e astratti, alla documentazione sociale fino alla comunicazione politica. Un percorso che ricostruisce la sua abilità di utilizzare la metonimia più della metafora e del simbolo, con quella capacità tuttora commovente di raccontare il reale – fra leggera sfocatura e precisa attenzione al “cuore” del soggetto – con assoluta forza comunicativa. Innegabilmente allieva di uno dei più grandi fotografi della storia, Edward Weston, ma capace fin da subito di attestare una sua autonomia stilistica.

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“Ecco allora che se la mostra di Rovigo un centro doveva avere, non poteva che essere votato alla sua indipendenza: la sua unica mostra personale realizzata in vita (dicembre 1929), ricostruita per la prima volta nel modo più completo. Perché Tina Modotti, donna, fotografa e artista, sia prima di tutto la sua articolata opera e non certo una femme fatale, la compagna o solo l’allieva di qualcuno”, conclude il curatore.

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