Le biblioteche? Romantiche e digitali: al via il progetto '4 Biblioteche'

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Ludovica Passeri

Ludovica Passeri

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Protagonisti quattro centri culturali che si sono distinti per l'originalità del loro lavoro. “Nella maggior parte delle biblioteche si possono già noleggiare e-reader, imparare cose sia un e-book, ascoltare audiolibri, ma si potrebbe fare molto di più", spiega Valentina Aversano, esperta in comunicazione digitale e tutor del progetto che punta ad attrarre nuovi utenti

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I dati Istat del 2022 ci dicono che in Italia c’è una biblioteca ogni 8mila abitanti. Due su tre sono biblioteche civiche comunali. Una presenza diffusa e capillare che però non basta ad attrarre nuovi utenti. Molte sale di lettura e consultazione restano vuote. Nel 2022 solo il 10,2% della popolazione ne ha frequentata una. Per Valentina Aversano, esperta in comunicazione digitale e tutor del progetto ‘4 Biblioteche’ che è al via in Piemonte, il problema sta nel modo in cui questi centri culturali si raccontano. Una biblioteca può essere più efficace di una app di incontri e ridurre nel concreto il Digital Divide, ma gli italiani ancora non lo sanno.



Una panoramica

“Le biblioteche non vanno così di moda come meriterebbero, ma osservandole più da vicino si scopre che offrono molti più servizi e attività di quelli che ci aspettiamo” spiega Aversano. Parliamo di assistenza alla cittadinanza e di supporto concreto nella vita quotidiana: “In biblioteca si può trovare un aiuto per espletare procedure online o per attivare lo Spid, uno scoglio per la generazione tagliata fuori dall’alfabetizzazione digitale, ma anche laboratori e corsi per il tempo libero e la formazione: dalla fotografia all’accompagnamento alla genitorialità". A fronte di questa offerta vasta, come si spiegano le basse percentuali di accessi? “Le biblioteche si raccontano male. A volte non hanno strumenti e altre volte non hanno forze fisiche, persone, da investire nella comunicazione” afferma.



Da centri culturali a centri sociali

“Ce le immaginiamo ancora come spazi popolati da intellettuali, ma non è così. Nessuno misurerà il vostro grado di conoscenza della letteratura e vi chiederà chi ha vinto l’ultimo Premio Strega. Basta avere una piccola curiosità, scegliere una biblioteca che ci ispira e affidarci a chi la abita, chiedendo un consiglio di lettura” assicura Aversano. Eppure prevale l’immagine di luogo polveroso e invalicabile, la biblioteca come regno dei lettori forti, per certi versi escludente. “Non smetterò mai di sottolineare la gratuità. Ci sono moltissimi modi di stare in biblioteca che non richiedono il consumo e quindi un'iscrizione e un abbonamento, è un posto raro. Questo è un dettaglio che viene dimenticato  La biblioteca - continua - è l’unico spazio culturale che non richiede mai biglietto di ingresso. Permette alle persone di incontrarsi e di condividere momenti di studio, scoperta, ma anche di socialità”. Le biblioteche rimangono ultimo baluardo di romanticismo nella società del “tutto e subito”: “Mentre le librerie non possono prescindere da una comunicazione improntata sull’urgenza dell’acquisto e su un sistema proiettato alla novità in arrivo, i tempi della biblioteca sono diversi: ci regala la libertà di esplorare la letteratura senza dover andare per forza a colpo sicuro, ci dà la possibilità di sbagliare e uscire dalla nostra bolla. Io stessa che in passato non ero una grande frequentatrice ho capito che quando si compra un libro si sa già che ci piacerà, in biblioteca ci sono i margini per stupirsi e cambiare idea”. Ma non sono romantiche solo in questo senso: “Sono un luogo di incontro, anche grazie ai gruppi di lettura che vengono organizzati per tutti i gusti e per tutti i generi e le altre attività. Il posto ideale per trovare l'amore”.

 

Il progetto ‘4 Biblioteche’

Per esprimere questo potenziale nasce il progetto ‘4 Biblioteche’, finanziato dalla Compagnia di San Paolo. “Tenevo un corso su come dialogare con la community: in pratica insegnavo ai bibliotecari a essere più ‘conversevoli’, quindi più naturali, perché spesso le istituzioni culturali scadono in una comunicazione a ‘format locandina’ oppure restano imbrigliate in un italiano rigido e burocratico. Si trattava di scioglierle e di invitarle a trovare nuovi spunti per raccontare il loro lavoro e il dietro le quinte” racconta. È in quel momento che Valentina capisce l'importanza del dialogo, non solo tra i singoli enti e il pubblico, ma tra le stesse biblioteche per vincere l'isolamento e la tendenza ad essere monadi, slegate dalle altre realtà del territorio. “Solo incontrandosi nascono nuove idee. Il fronte su cui abbiamo deciso di focalizzarci è quello del digitale” spiega Aversano che lavora fianco a fianco con Augusta Giovannoli, coordinatrice di Sapere Digitale, legato alla Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, da cui è partita l'iniziativa. Sapere Digitale è una piattaforma che vuole potenziare il ruolo delle biblioteche nell’educazione civica digitale e diffondere maggiore consapevolezza tra i cittadini iperconnessi. 

 

 

Una foto dell'incontro del progetto '4 Biblioteche'

Le biblioteche per la rivoluzione digitale

“Nella maggior parte delle biblioteche si possono già noleggiare e-reader, imparare cose sia un e-book, ascoltare audiolibri, ma si potrebbe fare ancora molto di più. Con ‘4 Biblioteche’ vogliamo andare oltre” insiste. Protagoniste quattro biblioteche piemontesi che si sono distinte per progetti originali. C'è la Carlo Levi di Torre Pellice che ha creato un profilo TikTok in cui pubblica non i soliti contenuti del #BookTok ma dei video per orientarsi nell’universo affascinante e complesso della biblioteconomia; la Biblioteca civica di Piobbesi che si è specializzata nell’accompagnare l’utenza attraverso app che invitano alla lettura e fanno scoprire un altro modo di entrare nelle storie, la Arpino di Nichelino impegnata nella lotta alle fake news; la Milone di Venaria Reale che si racconta su Instagram in modo molto contemporaneo e divertente, quasi come un’agenzia di comunicazione. “Abbiamo deciso di mettere in rete questa realtà e organizzare un incontro dal vivo con lezioni di teoria e pratica per migliorare le singole progettualità, un po’ come nell’amatissimo programma di Alessandro Borghese ‘4 Ristoranti’ sorride. La differenza è che qui non c'è competizione, il cuore è il lavoro di squadra: "Abbiamo preparato una road map scoprendo i punti di forza e le fragilità di ogni realtà. Si è innescata così una riflessione preziosa e abbiamo anche prodotto un video che vuole portare un contagio positivo di buone pratiche” conclude.




“I mostri contro cui combattere”

La speranza di Valentina Aversano è che si possa ripetere questa sinergia anche fuori dai confini del Piemonte, esportando così il modello ‘4 Biblioteche’: “Iniziative come questa puntano a dare fiducia e instillare motivazione in un quadro di assenza di fondi e fatica delle istituzioni culturali: il messaggio che lanciamo è che tutto si può fare”. Organizzare degli appuntamenti fissi per confrontarsi è il punto di partenza. A fare la differenza è anche il personale: “I bibliotecari delle piccole istituzioni culturali sparse per l'Italia sono appassionati e pieni di entusiasmo, nonostante le mille difficoltà quotidiane. Non possiamo dimenticare che le biblioteche pubbliche devono combattere contro un sacco di mostri e con il fatto di non avere mai abbastanza energie per fare tutte le cose che hanno in mente. Sono luoghi vivi in cui ci si inventa di tutto per riaccendere la curiosità verso la cultura. La creatività è una forma di resistenza da non sottovalutare”. Un’altra sfida per il futuro è riscrivere il rapporto tra biblioteche e scuole. “Le biblioteche sono molto sensibili al lavoro con gli studenti, ma sarebbe bello se il legame non si esaurisse nella consueta gita, creando dei rapporti di collaborazione molto più stretti e continui e un nuovo modo di fare educazione civica”.

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