Una controtendenza che arriva dagli Stati Uniti, dove influencer, creator e anche semplici consumatrici hanno iniziato a recensire negativamente prodotti del mondo del beauty e dello skincare, suggerendo alternative più economiche ed efficaci
Si dice da sempre che i social propongono narrazioni poco autentiche, dove soprattutto gli e le influencer raramente dicono la verità. Un fenomeno ultimamente in controtendenza, almeno per quanto riguarda i prodotti di beauty: è il trend del "deinfluencing": quasi 300 milioni di visualizzazioni per l’hashtag su Tik Tok, dove negli ultimi mesi si è diffusa la tendenza di raccontare attraverso dei video anche dei prodotti che non li hanno convinti, facendo quindi recensioni negative.
"Deinfluencing" appunto, perché connota il fenomeno opposto di quello che fanno gli influencer, ovvero suggerire ai propri follower di acquistare qualcosa che loro consigliano (e per cui spesso sono retribuiti). La controtendenza arriva dagli Stati Uniti, dove numerose creator hanno iniziato a usare l'hashtag #deinfluencergang.
Tra chi recensisce negativamente prodotti del mondo del beauty e dello skincare c’è chi suggerisce delle alternative più economiche e magari più efficaci.
La prima deinfluencer, ex dipendente di Sephora
Ad esempio l'influencer Alyssa Stephanie ha detto di "amare" il trend del "deinfluencing" e offre delle alternative che ritiene migliori e più aderenti alle esigenze di chi compra un prodotto di beauty. Anche Valeria Fride fa lo stesso: elenca alcuni dei prodotti più discussi sui social che ha effettivamente provato e non apprezzato e suggerisce un’alternativa. La prima ad utilizzare il termine nel 2020 è stata proprio un’influencer, Maddie Wells, ex dipendente di Sephora, che, parlando dei prodotti più restituiti dalle clienti in negozio, e facendo recensioni su articoli di make-up, ha iniziato a pensare al "deinfluencing", postando video da oltre 2 milioni di views. Dopo di lei, in molte l'hanno imitata. Non solo influencer infatti cavalcano la tendenza: ci sono anche molti semplici utenti, quindi consumatori, che in qualità di clienti raccontano attraverso video perché non hanno apprezzato un determinato prodotto.