Dave McKean, viaggio nella carriera di un genio

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Gabriele Lippi

Foto: Isabella Quaranta

Artista eclettico e poliedrico, disegnatore di Arkham Asylum e delle copertine di Sandman, regista cinematografico e musicista. L'autore britannico si è raccontato durante una masterclass organizzata in occasione del TOHorror Fantastic Film Fest

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Entrare nella mente di un genio può essere complicato anche quando a farti da guida è proprio lui. La masterclass che Dave McKean ha tenuto a Torino in occasione del TOHorror Fantastic Film Fest, dove per la prima volta ha presentato in Italia il suo film Luna, inedito nel nostro Paese, è un viaggio tra le mille identità di un artista visionario, eclettico, dallo stile inconfondibile. Fumettista, illustratore, scrittore, sceneggiatore, regista di cinema, musicista: in qualunque cosa faccia Dave McKean appare inconfondibile la sua idea di arte, qualcosa che va ben oltre il segno grafico di uno dei più influenti disegnatori della British Invasion.

Il viaggio parte dal presente, dall’ultima graphic novel scritta e disegnata, Raptor: A Sokol Graphic Novel, la storia di un uomo che cerca aiuto nel soprannaturale per ricongiungersi alla moglie scomparsa e quella parallela di un cacciatore di mostri in contesto feudale, alle illustrazioni per la trilogia di Gormenghast del pittore e scrittore Mervyn Peake.

Il lavoro durante il Covid

“Negli ultimi anni ho lavorato tanto – racconta McKean – mentre il mondo si sforzava di abituarsi alle restrizioni del Covid, io avevo la fortuna di fare un lavoro che già di suo, normalmente, mi costringe all’autoisolamento”. Un autoisolamento decisamente produttivo che lo ha portato a collaborare con Heston Blumenthal per un libro di cucina narrativa e che gli ha dato nuove opportunità, come quella di costruire un percorso digitale virtuale per i visitatori di una sua mostra in Belgio a cui non ha potuto partecipare in prima persona.

“Se dormo? Occasionalmente”, scherza McKean quando gli si fa notare quanto ha prodotto nella sua carriera. E allora si torna indietro, agli esordi, si riparte da Violent Cases, primo graphic novel costruito con Neil Gaiman. E McKean dà una primizia alla platea: i diritti di quell’opera primigenia e seminale sono stati acquisiti per realizzare un film con Ben Kingsley.

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Arkham Asylum, così nasce un capolavoro

Violent Cases apre la strada in DC Comics tanto a Gaiman quanto McKean. Arriva così Arkham Asylum, una storia di Batman totalmente sperimentale diventata mito e classico, scritta da un altro autore britannico all’epoca agli esordi, Grant Morrison. “Non sono molto tipo da supereroi – spiega McKean – mi interessava poco raccontare di un tizio che si veste da pipistrello per andare in giro a picchiare i criminali. All’inizio era una storia molto classica, c’era pure Robin, poi, durante un pranzo con Grant, gli ho presentato la mia idea: volevo lavorare sul rapporto uomo-animale, sul significato totemico del pipistrello, sulla psicologia del personaggio”. E così, dalla collaborazione tra due grandi artisti, nasce un capolavoro.

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Da Sandman a Mr. Punch

McKean proietta le sue diapositive sullo schermo: si passa dalle copertine di Hellbalzer a quelle di Sandman, e qui si fa un balzo in avanti, si torna al 2022 e l’artista racconta del suo coinvolgimento nella serie: “Netflix mi ha chiesto di realizzare una sequenza animata lunga, poi mi hanno detto che tanto tutti avrebbero saltato i titoli di coda, quindi me ne hanno chiesta una più breve… È stato abbastanza frustrante. Alla fine chissà chi li avrà visti”.

Nuovo balzo ai primi anni ’90, di nuovo alla collaborazione con Neil Gaiman, stavolta per parlare di Mr. Punch: “Una storia molto più sua, mentre forse Violent Cases è più mia. Mr. Punch è un personaggio che tutti conoscono nel Regno Unito ma nessuno ne conosce la storia. Una storia estremamente violenta, quella di un omicida incapace di gestire la propria rabbia, che alla fine della storia però viene presentato come un personaggio positivo. Sembra un po’ una metafora della situazione politica inglese”, scherza McKean.

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Cages, l'esordio da autore unico

Cages è invece il primo libro che si scrive da solo, un ritorno alle origini dal momento che alla scuola d’arte scriveva oltre che disegnare. “Ero e sono felice di poter utilizzare mezzi e stili diversi: pittura, illustrazione, fotografia. Tutto sempre al servizio della storia”. Black Dog, fumetto su Paul Nash, pittore della I Guerra Mondiale, è il suo preferito. “Ho lavorato su una serie di sogni, dal momento che il lavoro di Nash è fortemente onirico. Ho ripreso episodi e dipingi e per ognuno di questi ho usato uno stile diverso. Il tutto è poi stato trasformato in una serie di corti animati con colonna sonora scritta da lui. McKean poi racconta di essere particolarmente affezionato anche al lavoro svolto con Richard Dawkins per La realtà è magica, una introduzione alla scienza e al pensiero critico, “due argomenti che mi stanno particolarmente a cuore”.

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La genesi di Mirrormask

Il cinema, dunque. Un’avventura iniziata con due corti, A week before e Neon, il secondo dei due particolarmente apprezzato da Lisa Henson, produttrice cinematografica e figlia di Jim Henson, creatore dei Muppet. “Le piacque molto e diede a me e Neil 4 settimane e un budget limitato per realizzare un lungometraggio – racconta McKean -. Passammo le prime due settimane a fare brainstorming, presentammo una bozza di soggetto, speravamo ci dessero ulteriore tempo per svilupparlo meglio e invece ci chiesero di girarlo così, senza una sceneggiatura vera”. Oggi quel film, Mirrormask, è un cult, ma quando ci ripensa McKean ha un rammarico: “Penso che avremmo potuto farlo meglio con un po’ più di tempo da dedicare alla scrittura, anche se sono molto orgoglioso della resa visiva finale e del lavoro di tutta la troupe”.

Il 2012 è l’anno di The Gospel of Us, trasposizione su pellicola di un evento teatrale dal vivo durato 3 giorni, con Michael Sheen come protagonista, girato dal vivo, senza possibilità di secondi ciak, con gli operatori nascosti tra il pubblico. Una rilettura in chiave contemporanea della Passione di Cristo: “È iniziato tutto all’alba di un mercoledì, con 4 persone e un cane come spettatori. Si è chiuso con la scena della crocifissione, due giorni dopo, davanti a 20mila persone”. Nel 2014, poi, esce Luna, un film ispirato dalla storia di due amici che hanno perso un bambino.

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La scoperta dell'intelligenza artificiale

McKean torna al presente, all’attualità, e volge lo sguardo verso il futuro. “Negli ultimi mesi ho scoperto per caso le immagini disegnate dalle Intelligenze artificiali. Ho provato a disegnare così la copertina per il disco di un amico musicista. Ho messo cinque parole chiave nel software e mi ha restituito un’immagine sconvolgente… Mi piaceva e più di tutto sembrava che l’avessi disegnata io. E non mi spiegavo perché, non c’era il mio nome tra le parole chiave, una vicina di casa che lavora con le tecnologie mi ha detto che probabilmente l’app aveva trovato il mio nome in base al mio indirizzo ip… Se non è abbastanza per farvi credere alle teorie del complotto…”.

Battute e ironia a parte, la scoperta lo ha colpito: “Ho passato un giorno di depressione, a chiedermi se avrei più avuto un lavoro, a dirmi che forse avrei fatto meglio a imparare a pescare. Poi ho preso questa depressione e l’ho trasformata in creatività, in 12 giorni ho scritto un libro, Prompt. Conversaitions with AI, nel quale ho messo alla prova questo software sfidandolo a tradurre in immagini l’epica di Gilgamesh e le prime pagine dei quotidiani, e ci ho dialogato. Da allora l’ho aggiunto ai miei metodi di lavoro. Penso sia uno strumento potente che comporta una ridefinizione del concetto di arte e creatività”. E un nuovo mondo da esplorare, così, tanto per non rischiare di annoiarsi mai.

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