Altan: “La vignetta ha bisogno di ambiguità. Il disegno? Mi fido più del testo”
LifestyleIl fumettista e disegnatore è tornato in libreria con "A me gli occhi", una raccolta pubblicata da Salani. E durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, dice: "L'esperienza? Ti porta a conoscere dei meccanismi che ti aiutano poi ad avere la giusta intuizione"
Da più di mezzo secolo Francesco Tullio Altan infilza i luoghi comuni con un tratto essenziale e inconfondibile. Quel tratto anima anche il suo ultimo libro: si intitola “A me gli occhi”, l’ha pubblicato Salani e ha il merito, tra gli altri, di ricordarci come una buona vignetta non vada mai spiegata né descritta. "Lo scopo di questo lavoro è quello di proporre dei punti di vista diversi sulla realtà che abbiamo davanti", racconta durante "Incipit", la rubrica di Sky TG24 dedicata ai libri (qui tutte le puntate).
approfondimento
Moresco: "Ogni scrittore, nel suo fondo segreto, si sente rifiutato"
Nell'intervista, Altan parla della retorica e dei suoi rischi ("in Italia è una delle cose che sarebbe bello scrostarsi un po’, ma è dura"), della centralità del testo e del suo legame con il disegno ("mi fido più del primo, poi faccio una specie di casting tra i miei personaggi per decidere chi deve interpretarlo"). E ancora: del rapporto con il politicamente corretto e dell'importanza della durata e dell'esperienza in un lavoro creativo ("ti porta a conoscere dei meccanismi che poi ti aiutano ad avere la giusta intuizione").
"Disegnare è un’attività estremamente solitaria, ma il rapporto e il confronto con gli altri non è escluso ", racconta l'inventore di Pimpa e di Cipputi, che spiega come da quel confronto possano nascere anche reazioni imprevedibili e inattese: "La vignetta ha sempre bisogno di ambiguità, fa parte del linguaggio e dunque può capitare che qualcuno rida perché ha capito il contrario di ciò che volevi dire; ma questo è inevitabile: fa parte proprio della vita".