Pascale: "Abbiamo fatto i master, ma servirebbe tornare alle elementari"

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Filippo Maria Battaglia

Lo scrittore firma "La foglia di fico", un romanzo atipico con protagonista un uomo e il suo rapporto con le piante. E durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, dice: "Spesso è proprio l’abbiccì a darci la strumentazione adatta per capire la complessità nella quale ci muoviamo" 

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"In fondo, questo è un libro di viaggi e, siccome quando viaggiamo spesso ci perdiamo, io ho usato delle bussole per orientarmi". Antonio Pascale racconta così il suo nuovo romanzo, "La foglia di fico", che la casa editrice Einaudi ha da qualche settimana portato in libreria accompagnato dalle illustrazioni di Stefano Faravelli.

Un romanzo atipico, con protagonista un uomo e il suo rapporto con le piante, e con una qualità non comune: quella cioè di interrogare e al contempo però pure di intrattenere, come del resto ogni buon romanzo deve fare.

Viva le elementari

Le bussole di cui parla Pascale sono le piante che - come spiega durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24 - "contengono simboli ancestrali e elementari insieme. Ormai tutti abbiamo fatto i master ma a me piacciono quelle scuole lì, le elementari appunto, ed è lì che bisognerebbe tornare. È proprio l’abbiccì, infatti, che ci dà spesso la strumentazione adatta per capire la complessità nella quale ci muoviamo".

E allora ecco che fa capolino il ciliegio che "altro non è che il desiderio", o il cactus che è invece "la resistenza, perché in fondo queste sono piante che non si sa davvero come riescano con quel poco che hanno a sopravvivere".

Attenzione, però, aggiunge Pascale, "un eccesso di metafore può rovinare l’analisi di un problema. Usarne troppe equivale infatti a rinunciare alle strumentazioni accurate e puntuali che la cultura scientifica ci ha dato e dunque a rivolgere il nostro sguardo esclusivamente al passato".

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