Dacia Maraini a Sky TG24: "Finire in un Meridiano è un po' come sentirsi già postumi"

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Filippo Maria Battaglia

Mondadori dedica un volume della più autorevole delle sue collane alla scrittrice, che durante "Incipit" spiega: "Da anni le autrici pubblicano tanti libri e spesso sono molto popolari. Quando però si passa alla fase in cui si stabiliscono i valori per le prossime generazioni, ecco che scompaiono. Per questo, credo sia molto importante che iniziative simili si facciano più spesso di quanto accada oggi"

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"Mi sono sentita come già postuma". Si schermisce così Dacia Maraini, quando le si chiede la prima reazione alla decisione, da parte della Mondadori, di dedicarle un Meridiano che raccoglie alcuni dei suoi principali romanzi e racconti per le attente e affettuose cure di Paolo Di Paolo e Eugenio Murrali.

"Di solito sono cose che nascono solo dopo che uno se ne è andato, ma insomma meglio così", dice durante 'Incipit', la rubrica di Sky TG24 dedicata ai libri, lasciando spazio a un rapido sorriso. Poi spiega che in realtà "la questione rimasta ancora aperta è quella del prestigio. Da anni, ormai, le scrittrici sul mercato sono presenti, pubblicano tanti libri, sono lette e spesso sono molto popolari. Quando però si passa alla fase in cui si stabiliscono i valori per le prossime generazioni, e dunque quando si definiscono i modelli, ecco che scompaiono. Per questo, credo sia molto importante che iniziative simili si facciano più spesso di quanto accada oggi".

Il Meridiano e i personaggi

Il Meridiano raccoglie sette romanzi (da "La lunga vita di Marianna Ucrìa" a "Bagheria") e dodici racconti (quattro dei quali arrivano da "Buio", con il quale Maraini ha vinto lo Strega nel 1999). Solo una scheggia di una produzione sessantennale che, come nota Di Paolo, è la prova di una tastiera stilistica articolata e vitalissima, in grado di spaziare dalla poesia al reportage, dal giallo alla storia per bambini.

"Quando scrivo è perché un personaggio è venuto a bussare alla mia porta - racconta Maraini in questa intervista - Io la apro, gli offro caffè e biscotti, ascolto la sua storia. Poi, di solito, se ne va e la cosa finisce lì. Quando però lui mi chiede un letto per dormire, ecco che  comincio a preoccuparmi: significa che che dovrò andare fino in fondo, facendo indagini e ricerche. È  sempre andata così: quando un personaggio si mette in testa di voler rimanere e di farsi raccontare, io alla fine cedo e non c’è niente da fare".

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