Dopo anni di discussioni e progetti, Oslo ha un nuovo modernissimo spazio espositivo dedicato al più famoso pittore norvegese
Uno dei più grandi musei al mondo dedicato a un solo artista. Sorprende il nuovo spazio espositivo riservato ad Edvard Munch che si affaccia sul fiordo di Oslo. Il panorama si compone di 11 sale espositive distribuite su 13 piani e conclusi da un ristorante panoramico. E per i visitatori non sarà una solo passeggiata, ma un vero viaggio nel mondo dell'artista che con la sua opera più famosa "L'urlo" è diventato un'icona dell'Espressionismo. In rassegna ci sono 28mila opere (dipinti, disegni, sculture, stampe e fotografie) insieme ai suoi documenti ed effetti personali.
Progetto approvato nel 2008
La raccolta, donata dallo stesso artista alla Norvegia, era ospitata in un edificio basso e funzionale che era stato però oggetto di furti. Da qui la decisione di dar vita ad una mega struttura. Una scelta che tuttavia non è stato facile realizzare. Oslo ha approvato il nuovo museo nel 2008, lanciando un concorso internazionale ma ci sono voluti anni: a far discutere c'era il costo e la posizione che si trova in riva al mare. Alla fine la decisione è stata presa grazie ad un voto di maggioranza del Parlamento norvegese. Raymond Johansen, sindaco della capitale è euforico. "L'Urlo è uno dei dipinti più prestigiosi al mondo; sono molto orgoglioso della scelta fatta dal Parlamento", ha detto.
Edvard Munch, anticipatore dell'Espressionismo
Edvard Munch nasce in Norvegia nel 1863. Dopo aver studiato l'Impressionismo l'artista anticipa l'Espressionismo con un suo stile autonomo. Dipinge il suo capolavoro nel 1893. "L'Urlo" viene realizzato in quattro versioni e diventa un po' il simbolo di una società angosciata. Ecco come Munch descrive la nascita della sua opera d'arte: “Nessuno mi stava ascoltando: ho capito che dovevo gridare attraverso la pittura, e allora ho dipinto le nuvole come se fossero cariche di sangue, ho fatto urlare i colori". Le sue opere riflettono secondo la critica il senso tragico della vita e della morte. Gli esseri umani che ritrae sul finire dell'Ottocento sono infatti deformi, disperati, hanno sguardi allucinati. Il pittore muore nel 1944 e dona tutte le sue opere allo Stato norvegese.