Le memorie del futuro: Christillin e Greco raccontano i segreti dei musei

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Francesco Sicilia

Evelina Christillin e Christian Greco alla riapertura del Museo Egizio dopo i mesi di chiusura per l'emergenza Covid

La presidente e il direttore dell’Egizio di Torino in un saggio breve analizzano passato, presente e futuro delle istituzioni museali. Il volume, oltre ad attraversare le varie fasi storiche, riflette su temi non solo organizzativi, ma anche legali ed etici

Come nasce un museo? Cosa c’è dietro ogni scelta per l’allestimento delle gallerie? Quali difficoltà organizzative, legali ma anche etiche si trova oggi ad affrontare chi gestisce collezioni di opere d’arte? Sono alcuni fra i temi posti da Evelina Christillin e Christian Greco, rispettivamente presidente e direttore del Museo Egizio di Torino, in “Le memorie del futuro. Musei e ricerca”, pubblicato dalla collana di saggi brevi Vele di Einaudi (pp. 137, euro 12). "I musei - si legge sulla copertina - sono spesso percepiti come entità statiche, nascoste nei magazzini o intrappolate all’interno di vetrine chiuse. In realtà generano nel tempo una complessa rete di relazioni e una forte influenza sulla società civile. Speranza e ricordo sono alla base del concetto stesso di museo".

L’importanza della memoria e la storia dei musei

Il volume è diviso in cinque capitoli. Nel primo dal titolo “La memoria” gli autori chiariscono il loro punto di vista sull’importanza di preservare il passato, esplorando il concetto di memoria collettiva e si soffermano sul rischio principale corso dal patrimonio artistico: l’oblio. Il secondo capitolo “La storia” è incentrato appunto sulle origini del museo a partire dal recupero del passato nell’antico Egitto sino ad arrivare al XIX secolo, passando, dall’antichità classica, dal Medioevo, dall’Umanesimo, dal Rinascimento. Risalto è dato alla nascita del museo pubblico, con un paragrafo che inizia dalla figura di Ulisse Aldrovandi, naturalista e professore all’Università di Bologna, vissuto tra il Cinquecento e il Seicento. Il docente è ritenuto il capostipite di questa istituzione culturale, esportata poi in terra britannica nel 1683 proprio da uno dei visitatori della collezione di Aldrovandi: Elias Ashmole da cui prende vita il museo Ashmolean di Oxford. Sul finire del Settecento sarà poi l’ora di due dei musei tuttora tra i più celebri al mondo: il British Museum e il Louvre.

Gli interrogativi posti dalla storia e il presente dei musei

L’incipit del terzo capitolo, dal titolo “Il presente”, mette in chiaro quanto sia diventato complicato maneggiare un museo al giorno d’oggi. “Nel corso del XXI secolo - scrivono gli autori - si è assistito a un grande fermento nel mondo museale e allo sviluppo di nuove forme di gestione che fossero in grado di fornire risposte efficaci a temi complessi e a questioni etiche divenute sempre più rilevanti”. Christillin e Greco affrontano temi come la dubbia provenienza, l’acquisizione illegale, la sottrazione violenta a seguito di conflitti bellici degli oggetti o delle opere d’arte e pongono diversi interrogativi. “Abbattere i simboli del passato o stabilire una nuova semantica?” è il titolo del paragrafo che si ricollega all’attualità e all’ondata di proteste del movimento Black Lives Matter, che si è scatenata negli Stati Uniti e nel mondo, a seguito dell’uccisione di George Floyd e di altri cittadini afroamericani per mano della polizia, non lasciando indifferenti i musei, neppure in Italia.

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Gli oggetti e il futuro dei musei

Il quarto capitolo, “Gli oggetti”, in cui si intrecciano aspetti filosofici, cognitivi e tecnologici è dedicato a questioni quali la cultura materiale, le metodologie di indagine, la materialità, la rivoluzione digitale. Mentre nel quinto ed ultimo capitolo, “Il futuro prossimo” si analizza la crisi dei musei e si chiude con la domanda “Quale sostenibilità possibile?”. “Per sopravvivere - è la risposta degli autori - i musei devono, come si è visto, riuscire a conquistare un posizionamento di rilievo all’interno della società, venire percepiti come il luogo in cui è custodita la memoria collettiva e dove si possono elaborare forme di innovazione sociale”.

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