Ocse rivede a -10,5% calo Pil Italia in 2020

Lavoro

Sarà l'Italia la grande economia più colpita dalle ripercussioni del Covid-19 con un calo del Pil che potrebbe toccare il 10,5%: un dato leggermente meno 'pesante' del -11,3% stimato a giugno, ma il rimbalzo del 2021 - comune a tutte le principali economie mondiali - si preannuncia solo del 5,4%, ovvero assai inferiore al +7,7% previsto tre mesi fa. E' lo scenario in bianco e nero proposto dall'Ocse nell'Interim Economic Outlook , analisi che - come ammette la stessa organizzazione - è condizionata da "una notevole incertezza con proiezioni che dipendono da ipotesi sulla diffusione del virus Covid 19 e dagli sviluppi politici". Nel giugno scorso la poco invidiabile palma di economia avanzata più colpita dalla crisi era al Regno Unito, -11,5%, oggi rivisto a -10,1%. Miglioramento anche per la Francia, stimata tre mesi fa a -11,4% mentre ora - con un miglioramento di 1,9 punti - l'Ocse vede l'economia transalpina a -9,5% quest'anno con una ripresa del 5,8% nel 2021.  Alla luce dell'andamento del rimbalzo in corso, nel 2020 il Pil mondiale potrebbe limitare la sua caduta a un -4,5%, assai migliore rispetto al -6% previsto appena tre mesi fa, con una ripresa che il prossimo anno potrebbe toccare il 5%, in pratica recuperando il terreno perso quest'anno a causa dell'emergenza coronavirus, scrive l'Ocse nell'Interim Economic Outlook, in cui rivede in positivo - pur con le opportune cautele - le stime fatte a giugno scorso, limitando l'impatto della crisi e di conseguenza rivedendo al ribasso il rimbalzo atteso nel 2021. I paesi del G20 dovrebbero perdere quest'anno il 4,1% di Pil per poi crescere del 5,7% il prossimo: ma l'analisi evidenzia andamenti assai differenti, con una Cina che, contrariamente a quanto stimato tre mesi fa dall'Ocse, addirittura dovrebbe mettere a segno una crescita nel 2020 (+1,8% contro il -2,6% di giugno).

Eurozona, -7,9% nel 2020 e +5,1% il prossimo anno

Il segno più di Pechino (frutto di una revisione positiva da record, +4,4 punti) contrasta con il peggioramento di 6,5 punti della stima per l'India, che in questi mesi è piombata a livelli record di contagio: quest'anno Nuova Delhi potrebbe vedere il Pil crollare del 10,2% per poi rimbalzare del 10,7% nel 2021. Fra le grandi economie - con un'Eurozona ora stimata a -7,9% nel 2020 e a +5,1% il prossimo anno - spicca la 'resistenza' degli Stati Uniti, per i quali l'Ocse vede quest'anno un Pil in calo appena del 3,5% (era -7,3% a giugno) mentre nel 2021 il recupero potrebbe essere praticamente integrale grazie a una crescita del 4,0%. Tre mesi fa l'economia mondiale 'camminava sul filo' fra ripresa post-pandemia e nuovi crolli, oggi le prospettive restano "eccezionalmente incerte" ma il calo del Pil si preannuncia inferiore al previsto e il rimbalzo del 2021 - quando dovrebbe essere finalmente disponibile a livello di massa un vaccino anti-Covid - sufficientemente robusta. Così, l'Ocse nell'Interim Economic Outlook, appena diffuso, 'riscrive' lo scenario globale dopo un primo semestre senza precedenti, che in alcune grandi economie ha visto cali di attività persino superiori al 20%. L'organizzazione riconosce come "senza il supporto tempestivo ed efficace di politiche adottate in tutte le economie,  la contrazione della produzione sarebbe stata sostanzialmente maggiore" e oggi la produzione "è aumentata rapidamente a seguito dell'allentamento delle misure di confinamento e della riapertura iniziale delle imprese", anche se "il ritmo della ripresa globale ha perso un po 'di slancio nei mesi estivi".

Per Covid epidemie sporadiche locali

Sul fronte Covid l'Ocse spiega che le proiezioni presumono "epidemie locali sporadiche, affrontate con interventi locali mirati piuttosto che con blocchi nazionali" con la previsione che solo alla fine del 2021 sarà possibile procedere a vaccinazioni di massa. Il dato di un Pil globale per il 2020 a -4,5% " sebbene senza precedenti nella storia recente, maschera notevoli differenze tra i paesi": peraltro, si sottolinea, "con poche eccezioni, i paesi che hanno registrato i maggiori tagli ai consumi privati ​​hanno anche sperimentato le maggiori flessioni del Pil nel secondo trimestre del 2020", evidenziando il peso di questa spesa sull'attività globale. Là dove (come nel caso della Cina) la produzione ha un peso più rilevante rispetto ai consumi privati la ripresa si preannuncia più vigorosa. In generale, "nella maggior parte delle economie, il livello di Pil alla fine del 2021 dovrebbe rimanere al di sotto di quello alla fine del 2019 e notevolmente più debole di quanto previsto prima della pandemia, evidenziando il rischio di costi duraturi" della crisi aperta dal coronavirus. Non solo: una "recrudescenza del virus, o misure di contenimento più rigorose, potrebbero tagliare 2-3 punti percentuali dalla crescita globale nel 2021 , con una disoccupazione più elevata e un periodo prolungato di investimenti deboli".

Mantenere intervento sostegni fiscali

Gli interventi di sostegno in materia di politica fiscale, monetaria e strutturale   "devono essere mantenuti per preservare la fiducia e limitare l'incertezza" anche se dovranno "evolversi in base alle relative condizioni economiche", dice l'Ocse nell'aggiornamento del' Economic Outlook, in cui pone l'accento sulle misure di bilancio che "devono essere mantenute nel 2021": l'organizzazione accoglie "con favore i recenti annunci in molti paesi di misure fiscali aggiuntive" perché "l'obiettivo deve essere quello di evitare una stretta di bilancio prematura in un momento in cui le economie sono ancora fragili". "Il mantenimento di un forte sostegno fiscale - precisa l'organizzazione - non dovrebbe impedire gli adeguamenti necessari ai principali programmi di emergenza - inclusi i programmi di mantenimento del lavoro e le misure di sostegno al reddito - per limitare i costi a lungo termine della crisi e incoraggiare la necessaria riallocazione delle risorse verso settori in espansione". L'Ocse 'promuove' anche le scelte di 'molte banche centrali che negli ultimi tre mesi hanno opportunamente annunciato un ulteriore allentamento delle politiche, introducendo cambiamenti per convincere gli investitori che i tassi ufficiali saranno mantenuti bassi per lungo tempo".

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