Fondi Ue: Uil, ancora da spendere 37,9 miliardi

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Secondo il monitoraggio della Uil sul livello di spesa dei Fondi Comunitari, a sei anno dall’avvio della programmazione 2014-2020, il 71,2% delle risorse non è stato speso

A sei anni dall'avvio concreto della programmazione 2014-2020 restano ancora da spendere 37,9 miliardi di euro, il 71,2% del totale. Infatti, al 30 aprile 2020, la spesa certificata alla Commissione Europea, tra programmi operativi nazionali e programmi operativi regionali ammonta a 15,3 miliardi di euro (il 28,8%), su un totale di 53,2 miliardi. È quanto emerge, in sintesi, dal monitoraggio della Uil Servizio Lavoro, Coesione e Territorio sul livello di spesa dei Fondi Comunitari, aggiornato al 30 aprile 2020 sui dati dell'Agenzia per la Coesione Territoriale. "Siamo in una situazione da vero allarme rosso'', denuncia Ivana Veronese segretaria confederale Uil. Da spendere dunque 12,9 miliardi di euro a valere sui Programmi Nazionali e quasi 25 miliardi su quelli Regionali. In particolare tra Fse e Fesr, in Puglia restano da spendere 5,2 mld di euro; in Sicilia 3,7 mld; in Campania 3,6 mld; in Calabria 1,7 mld ; nel Lazio 1,4 mld.

La Regione che ha speso di più (46%) l’Emilia Romagna

Per quanto riguarda i Programmi Nazionali gestiti delle amministrazioni centrali dello Stato, per il programma 'imprese e competitività' si devono ancora spendere 2,4 miliardi di euro; 2,1 mld per quello relativo a 'scuola ambienti per l'apprendimento'; ancora 1,6 mld per 'iniziativa occupazione giovani' mentre sul dossier 'infrastrutture' restano al palo ancora 1,3 miliardi e 1,2 mld per le 'politiche attive e occupazione'. Relativamente al livello di spesa certificata l'Emilia Romagna tra programmi di Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) e di Fondo Sociale Europeo (Fse), presenta un livello di spesa certificato pari al 46%, il Piemonte del 38,1%, la Toscana del 37,6%, il Friuli Venezia Giulia del 37,5%, la Provincia Autonoma di Trento con il 34,7%.In coda le Marche dove tra Fesr e Fse, il livello di spesa certificato si attesta al 22,1%. In Abruzzo al 22,3%, in Umbria al 24,6%, in Sardegna al 26,5% e nel Lazio al 26,6%. Tra le grandi regioni del Mezzogiorno invece, la Calabria ha rendicontato il 29,3%, la Puglia il 27,1%, la Sicilia il 27,6%, la Campania il 26,9%.

Veronese, “immettere risorse fresche in economia reale”

Per quanto riguarda i Pon, il programma ''iniziativa occupazione giovanile'' presenta una spesa certificata che si attesta la 42,8%, ''piccole e medie imprese nel Mezzogiorno'' al 31,8%, ''politiche attive e occupazione'' al 27,5%. "A questo punto - prosegue Veronese- è importante immettere risorse fresche nell'economia reale: la crisi del coronavirus sta colpendo in modo drammatico il tessuto produttivo e sociale del nostro Paese. Vi è bisogno di una nuova iniezione massiccia di risorse nei prossimi mesi per tutelare sia il reddito che i livelli occupazionali dei dipendenti e degli autonomi". "Alla luce di questi dati dunque è indispensabile e urgente mettere in moto tutti i processi per assicurare la velocità della spesa concentrando le risorse su pochi obiettivi. Al contempo, per evitare che il Gap Nord/Sud del Paese si ampli, si dovranno affrontare e risolvere le debolezze strutturali del Mezzogiorno: cronica carenza in infrastrutture sanitarie e sociali, salvaguardia e consolidamento del tessuto produttivo delle Regioni affinché esso non venga travolto dalla crisi. Nel Mezzogiorno - conclude Veronese - servono investimenti immediati e non spalmati nel tempo: per far ripartire il sistema economico, il ''Piano Sud 2030'' va attualizzato rendendolo da subito operativo".

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