Secondo un report anche se il contagio da coronavirus sta portando a “un grave shock economico che spingerà il debito pubblico italiano a livelli record quest'anno, l'affidabilità creditizia del Paese dovrebbe rimanere ampiamente inalterata”
Anche se il contagio da coronavirus sta portando a "un grave shock economico che spingerà il debito pubblico italiano a livelli record quest'anno, l'affidabilità creditizia del Paese dovrebbe rimanere ampiamente inalterata", data la natura "temporanea" della crisi e i costi di finanziamento che continueranno a essere bassi. E' quanto si sottolinea in un report di Moody's Investors Service.
Ma, avverte Kathrin Muehlbronner, vicepresidente senior di Moody e autrice del rapporto, l'affidabilità creditizia del Paese rimarrà inalterata se "l'economia inizierà a riprendersi dal terzo trimestre in poi", se i bassi costi di finanziamento consentiranno al governo di gestire un debito che dovrebbe arrivare al 150% del Pil e se le autorità italiane "presenteranno un piano fiscale a medio termine in grado di ridurre il debito nei prossimi anni".
I contenuti del Report
Per l'agenzia di rating il Pil italiano dovrebbe subire "una forte contrazione" nella prima metà del 2020, seguita da una ripresa dal terzo trimestre in poi, con un "forte rimbalzo" nel 2021. Ma le misure economiche e l'indebolimento delle entrate fiscali faranno aumentare il disavanzo dell'Italia a circa l'8-10% del Pil e spingeranno il debito pubblico ad almeno il 150% del Pil.
Secondo Moody's, l'Italia è entrata nella crisi provocata dal coronavirus "con fondamentali creditizi più deboli rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell'area dell'euro, dopo aver registrato una crescita debole nell'ultimo decennio e livelli di debito pubblico molto elevati". Le pressioni sul credito potrebbero intensificarsi se la ripresa economica dell'Italia "dovesse essere ritardata fino al 2021" o se fosse "molto più debole del previsto", nonostante le misure del governo e delle banche centrali. Le pressioni si farebbero sentire anche se il governo non dovesse presentare una strategia fiscale credibile per ridurre il debito o se la mancanza di consenso a livello dell'Unione europea dovesse indebolire la credibilità dei responsabili delle politiche e portasse a costi di indebitamento più elevati".