PoliMi, mercato italiano intelligenza artificiale vale 200 mln

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Secondo una ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno 'Artificial Intelligence: learn to fly!' organizzato al Campus Bovisa a Milano

In Italia si fa strada l’Artificial Intelligence e il mercato - tra software, hardware e servizi - nel 2019 raggiunge il valore 200 milioni di euro, di cui il 78% commissionato da imprese italiane e il 22% come export. Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno 'Artificial Intelligence: learn to fly!' organizzato al Campus Bovisa a Milano.

I dati

Tra i diversi settori, l’AI è diffusa in particolare nelle banche e finanza (25% del mercato), nella manifattura (13%), nelle utility (13%) e assicurazioni (12%). La quota principale della spesa (il 33%) è dedicata a progetti di Intelligent Data Processing, algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati seguiti da quelli di Natural Language Processing e di Chatbot/Virtual Assistant (28%) in grado di comprendere il linguaggio naturale ed eventualmente fornire risposte a un interlocutore.

Le tendenze

Rispetto a un anno fa, le imprese italiane si dimostrano più consapevoli dei contorni reali di questa tecnologia: il 90% ha compreso che l’AI può replicare specifiche capacità dell’intelligenza umana, mentre è stata lasciata alle spalle l’idea secondo cui può replicarla completamente (considerata ancora dal 6% delle aziende). Il 3% la associa a Chatbot o automobili autonome, mostrando una comprensione limitata; l’1% a robot dalle sembianze umane, in una visione completamente distorta. Tra le aziende della domanda, ben il 79% vede l’intelligenza artificiale un’opportunità, solo il 3% un’innovazione destinata a non affermarsi (e il 18% non ha ancora un’opinione).


Nei prodotti e servizi acquistabili dai consumatori finali, però, la diffusione dell’Artificial Intelligence è ancora limitata. Solo il 5% di 407 categorie di prodotti o servizi sul mercato prevede funzionalità di AI, percentuale che sale al 31% tra quelli 'nativamente elettronici', come smartphone e automobili, ma anche televisori, sistemi audio, fotocamere, piccoli elettrodomestici. Se oggi il 19% della spesa totale delle famiglie italiane è indirizzato a categorie con almeno un prodotto o servizio che contiene AI, nel breve periodo si prevede ampio spazio per nuove soluzioni.

Il 96% delle imprese che hanno già implementato soluzioni di AI non rileva effetti di sostituzione del lavoro umano da parte delle macchine, solo l’1% nota che l’AI ha eliminato alcuni posti di lavoro, mentre il 3% ha mitigato gli effetti sui lavoratori coinvolti grazie a strumenti di protezione sociale. Più che sostituire le capacita? degli esseri umani, l’AI le sta aumentando: il 48% delle imprese evidenzia che le soluzioni di intelligenza artificiale adottate non hanno direttamente coinvolto attività svolte dalle persone, il 28% che le attività sostituite hanno permesso ai lavoratori di dedicarsi con maggiore dedizione a quelle rimanenti, il 24% che sono stati necessari ricollocamenti, anche parziali, dei lavoratori coinvolti.

Il commento

“Il valore di 200 milioni di euro per il mercato dell’AI in Italia - afferma Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence - rappresenta solo l’inizio di un percorso, dal potenziale largamente inesplorato. Le imprese italiane sono sempre più consapevoli dell’opportunità di questo trend e si stanno strutturando per creare le condizioni di uno sviluppo sostenibile e rapido dei progetti: quelle che si sono mosse per prime stanno passando dalla sperimentazione all’implementazione o alla messa in produzione, molte altre stanno creando le condizioni abilitanti, dal punto di vista della gestione dei dati e della conoscenza delle metodologie e degli algoritmi, per intraprendere il percorso di adozione”.

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