Colf, badanti e baby sitter poco preparati e con scarse competenze

Lavoro
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Fotografia scattata da Assindatcolf e da Idos. Nuova norma tecnica Uni 11766:2019, che introduce in Italia una novità: la possibilità per i domestici di ottenere una ‘patente’ di qualità che certifichi conoscenze

Troppo spesso sprovvisti di un’adeguata preparazione professionale e di sufficienti competenze: è questo uno dei principali paradossi che contraddistingue il lavoro di colf, badanti e baby sitter, un comparto che in Italia ha a che fare con la vita di circa 2,5 milioni di famiglie, che impiega complessivamente 2 milioni di addetti, di cui il 70% stranieri, e che vale oltre 19 miliardi di euro l’anno, ovvero l’1,25% del pil nazionale. 

 

E' la fotografia scattata da Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, e da Idos, il centro studi e ricerche che ogni anno elabora e pubblica il Dossier statistico immigrazione, la cui ultima edizione è stata presentata oggi a Genova, nell’ambito di un incontro coorganizzato da Assindatcolf e Idos. 

 

Un’occasione per dedicare un approfondimento specifico alla nuova norma tecnica Uni 11766:2019, che introduce in Italia una novità: la possibilità per i domestici ottenere una ‘patente’ di qualità che certifichi conoscenze, abilità e competenze in accordo con il quadro europeo delle qualifiche European qualifications framework-Eqf.

 

Il commento di Alessandro Lupi

 

"Sebbene - dichiara Alessandro Lupi, vicepresidente Assindatcolf e vicepresidente Ebincolf, ente bilaterale del comparto che insieme alle parti sociali ha promosso la normativa - siano chiamati ad occuparsi della parte più fragile della società, ovvero della casa, degli anziani, dei bambini, dei malati e dei disabili, nella maggior parte dei casi ai domestici non sono richieste specifiche competenze". 

 

 

"Un paradosso che - spiega - vogliamo invertire con l’entrata di vigore della nuova norma tecnica Uni, che colma un vuoto legislativo, poiché in Italia non esisteva un sistema di riconoscimento e di certificazione delle competenze degli assistenti familiari, una delle professioni non regolamentate disciplinate dalla legge quadro 4/2013". 

 

Da oggi, invece, ricorda, "colf, badanti e baby sitter potranno accedere, su base volontaria, a un esame per ottenere la patente di qualità, con l’obbligo, tra gli altri requisiti, di sottoscrivere un codice deontologico: 9 regole di comportamento da tenere in casa, a partire dal rispetto della privacy della famiglia".

 

Il commento di Luca Di Sciullo

 

"Occorre ricordare - dichiara Luca Di Sciullo, presidente del centro studi e ricerche Idos - che gli oltre 2 milioni e mezzo di lavoratori stranieri in Italia, i quali rappresentano un decimo di tutti gli occupati nel paese, sono troppo spesso schiacciati in lavori di basso profilo sociale, sebbene irrinunciabili per il nostro sistema socio-economico, e caratterizzati da fatica, precarietà, esposizione al rischio d’infortuni e sotto-retribuzione". 

 

"Solo 7 su 100 - ricorda - hanno impieghi qualificati, mentre ben 2 su 3 svolgono professioni di basso livello professionale. Il lavoro domestico, che impiega oltre il 40% delle lavoratrici immigrate, è forse il caso più paradigmatico, conoscendo anche ampie sacche di lavoro in nero, abusi e pesanti sacrifici sulla vita familiare e sociale delle donne nate all’estero che vi sono impiegate". 

 

"Questa normativa - precisa con Alessandro Lupi - promuove la qualificazione dei lavoratori domestici e certifica, così, la qualità del loro servizio alle famiglie, rappresentando un’occasione importante per dare il dovuto riconoscimento professionale ai lavoratori. Solo garantendo percorsi di formazione e di certificazione professionale specifici si sostengono le famiglie e si aiutano i lavoratori. Un passo fondamentale per conferire al comparto la dignità che merita".

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