Da "Novecento" a "L'ultimo imperatore", addio al maestro Bertolucci

Spettacolo

Amico di Pier Paolo Pasolini, ha avuto una carriera straordinaria in cui ha diretto capolavori che hanno fatto la storia del cinema e che l'hanno portato dall'Emilia ai premi Oscar. Il regista è morto a 77 anni dopo una lunga malattia

Bernardo Bertolucci è morto a 77 anni. Il grande regista, nato a Parma nel 1941, si è spento a Roma dopo una lunga malattia. Suoi alcuni capolavori del cinema come "Ultimo tango a Parigi", "Il té nel deserto", "Piccolo Buddha", "Novecento" e "L'ultimo imperatore". Proprio questo film gli valse l'Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura non originale. Nel 2007 gli fu conferito il Leone d'oro alla carriera alla 64/a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d'oro onoraria al 64/o festival di Cannes. L'ultimo film da lui diretto è "Io e te" del 2012, tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti. (FOTO)

I primi lavori e l'amicizia con Pasolini

Nato nei dintorni di Parma, città che rappresentò molto per il regista, Bernardo era il primogenito del poeta Attilio. Bertolucci ha solo 15 anni e vive ancora in campagna quando con una telecamera da 16 mm realizzò il suo primo cortometraggio, intitolato "La teleferica", una storia di tre bambini che si perdono nella foresta. A questo segue "Morte di un maiale", girato in un'unica ripresa, che racconta della tradizionale uccisione del maiale nel mattatoio del paese. Arrivò al cinema vero e proprio con Pier Paolo Pasolini (ne fu aiuto regista tra il '60 e il '61) e venne avviato alla poesia dal padre che lo incoraggiò a pubblicare la prima raccolta "In cerca del mistero" con cui vinse nel '62 il Premio Viareggio. Nello stesso anno Bernardo debuttava come regista con "La commare secca" da un racconto proprio dell'amico Pasolini, conquistandosi due anni più tardi, con "Prima della rivoluzione", la fama di miglior autore di una nuova generazione di cineasti in cui l'ispirazione creativa andava di pari passo con l'impegno civile. 

Lo scandalo di "Ultimo tango a Parigi"

Dopo anni di sperimentazione tra il Living Theatre e Sergio Leone (per cui scrisse insieme a Dario Argento il soggetto di "C'era una volta il west") trovò la fama internazionale nel 1970 con due capolavori: "Strategia del ragno", dove inizia la collaborazione con Vittorio Storaro, che sarà il direttore della fotografia dei suoi film piu' celebrati, e "Il conformista", dal racconto dell'amico Alberto Moravia. Due anni dopo scandalizzava il mondo intero con "Ultimo tango a Parigi". Un film con Marlon Brando e Maria Schneider, Jean-Pierre Le'aud e Massimo Girotti, dove eleva il sesso e la trasgressione a soluzione del male di vivere, unica risposta possibile anche se non definitiva, al conformismo del mondo circostante. La pellicola andò incontro a forti opposizioni: venne ritirata dalle sale e mandata addirittura al rogo con una sentenza della Cassazione del 1976. Bertolucci venne anche condannato per offesa al comune senso del pudore e per questo motivo fu privato dei diritti civili, tra cui quello di voto, per cinque anni. Soltanto nel 1987 la pellicola fu dissequestrata. Il clamore suscitato dalla censura e dalle vicende che ne conseguirono non fece altro che aumentare la curiosità e il successo di questo film che nel maggio del 2018, a 46 anni dalla sua realizzazione, è tornato nelle sale cinematografiche nella versione in lingua originale restaurata a cura della Cineteca Nazionale e della Cineteca di Bologna.

La consacrazione con "Novecento"

Sempre nel 1976, Bertolucci si confermava regista di alto livello, capace di mescolare la sua anima poetica, fortemente legata alla terra natale, a quella internazionale, firmando il fluviale "Novecento: "affresco hollywoodiano delle lotte contadine emiliane dai primi anni del secolo alla Seconda guerra mondiale. Un film riccodi grandi nomi del cinema italiano e internazionale come Robert De Niro a Ge'rard Depardieu, Donald Sutherland, Sterling Hayden, Burt Lancaster, Dominique Sanda, Stefania Sandrelli, Alida Valli, Laura Betti, Romolo Valli e Francesca Bertini.

I premi Oscar con "L'ultimo imperatore"

Dopo alcune regie minori in cui, come "La luna" del '79, dedica un atto d'amore al prediletto melodramma, si trasferì a Londra ma fu a Hollywood che che il suo nome entrò definitivamente nella storia del cinema mondiale. Qui lanciò la trilogia esotica, inaugurata da "L'ultimo imperatore" nel 1987: un grande successo internazionale grazie al quale Bertolucci vinse nove premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e la migliore regia. Dopo arrivarono "Il tè nel deserto" , nel 1990, tratto da un romanzo di Paul Bowles, e il "Piccolo Buddha" con Keanu Reeves, ambientato in Nepal e negli Stati Uniti nel 1993. Dopo il successo oltreoceano, Bertolucci tornò in Italia dove diresse "Io ballo da sola" nel 1996, "L'assedio" nel 1998 e "The Dreamers - I sognatori" nel 2003. Conclude la sua strepitosa carriera nel 2012 quando gira la trasposizione cinematografica del romanzo "Io e te" di Niccolò Ammaniti.

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