Insieme alla Tari costituiscono l’Imposta unica comunale. Si calcolano con metodi simili, in base alla rendita catastale e all’aliquota che ciascun Comune può stabilire. Entrambe non si applicano alle prime case e prevedono diverse esenzioni
La Tasi e l’Imu sono, insieme alla Tari, le componenti dell'imposta unica comunale. Ora sono entrambe al centro della proposta leghista di sanatoria. Se passerà l’emendamento al decreto fiscale, i tributi non pagati e notificati tra il 2000 e il 2017 potranno essere versati senza sanzioni.
Tasi: a cosa serve
La Tasi (Tributo per i servizi indivisibili) è stata istituita dalla legge di stabilità per il 2014 (legge 27 dicembre 2013, n. 147) e serve per finanziare i servizi comunali indivisibili, cioè quelli rivolti omogeneamente a tutta la collettività, come verde pubblico, strade comunali, arredo urbano, illuminazione pubblica e attività svolte dalla polizia locale. La legge stabilisce che ogni Comune debba individuare e approvare i servizi indivisibili e i costi che intende finanziare con questa imposta.
Tasi: chi deve pagarla
Il presupposto della Tasi è "il possesso o la detenzione di fabbricati o aree edificabili". Inizialmente, quando è stata introdotta, includeva anche l’abitazione principale. Questa è stata poi esclusa nel 2016, con la relativa legge di stabilità. Sono state infatti introdotte le eccezioni “dei terreni agricoli e dell’abitazione principale”, a eccezione delle prime case “di lusso”. Escluse dalla Tasi anche “le aree scoperte pertinenziali o accessorie, non operative, e le aree comuni condominiali”. In caso di più proprietari/detentori/locatori, ciascun contribuente può pagare per la propria quota oppure per tutti. A differenza dell'Imu, però, se uno dei proprietari non paga il dovuto, il Comune può rivalersi (e chiedere il pagamento) sugli altri proprietari. In più, sempre al contrario dell’Imu, non c’è moltiplicazione: per ogni singolo immobile infatti la Tasi viene spartita fra tutti i possessori e detentori (i possessori pagano tra il 70% e il 90%, il resto i detentori, se diversi). Il pagamento del tributo è previsto anche per gli affittuari che non abbiano stabilito la propria abitazione principale nell’immobile, con una quota tra il 10% e il 30%, secondo quanto stabilito dal Comune. Viceversa, se l’affittuario adibisce la casa a propria abitazione principale, la Tasi verrà pagata dal proprietario in una percentuale stabilita dal Comune (oppure il 90%, se non specificato).
Tasi: quanto si paga
L’importo della Tasi varia da Comune a Comune e dipende dal tipo di immobile. La base imponibile è quella prevista per l'applicazione dell’Imu ed è legata alla rendita catastale del fabbricato. L'aliquota di base è invece pari all'1 per mille, ma il Comune può ridurla o aumentarla rispettando alcuni limiti fissati per legge. Il Comune può inoltre prevedere riduzioni ed esenzioni nel caso di abitazioni con unico occupante; abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o uso limitato e discontinuo; locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o non continuativo, ma ricorrente; abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all'anno, all'estero; fabbricati rurali ad uso abitativo; superfici eccedenti il normale rapporto tra produzione di rifiuti e superficie stessa.
Tasi: quando si paga
Il versamento della Tasi si effettua in due soluzioni: a giugno, l’acconto, e a dicembre, il saldo (normalmente in entrambi i casi il giorno fissato è il 16). È tuttavia consentito il pagamento in unica soluzione entro giugno di ogni anno. Il pagamento avviene in autoliquidazione attraverso il modello F24 o bollettino di conto corrente postale, entro le scadenze previste.
Imu: cos’è e chi la paga
L'imposta municipale unica o imposta municipale propria, Imu, è un'imposta diretta di tipo patrimoniale, essendo applicata sulla componente immobiliare del patrimonio. È stata introdotta dal governo Monti (manovra Salva Italia) nel 2011, e ha sostituito l'imposta comunale sugli immobili (Ici). È entrata a regime a partire dal 2015. Inizialmente l’Imu era dovuta in caso di possesso di immobili compresa l’abitazione principale e le pertinenze, e i terreni agricoli. Dal 2014 la norma è stata però modificata, escludendo le prime case (a eccezione di quelle di lusso). Si paga sempre per la seconda abitazione e altri immobili. Per “abitazione principale” si intende l’immobile, “iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente”. Esenti dal pagamento anche gli immobili che sono equiparati all’abitazione principale, come unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa; fabbricati destinati ad alloggi sociali; alla casa assegnata al coniuge, dopo separazione o divorzio; un unico immobile posseduto, e non concesso in locazione, da Forze armate e Forze di polizia e dai vigili del fuoco; abitazioni di cittadini residenti all’estero o anziani e disabili residenti in istituti di ricovero. Esenti anche alcune tipologie di terreni agricoli.
Imu: quanto e quando si paga
L'importo dovuto deriva dalla base imponibile (la rendita catastale con rivalutazione del 5%) più l'aliquota stabilita dal Comune. Come la Tasi, anche l’Imu si paga in due rate, normalmente il 16 giugno e il 16 dicembre oppure in una unica soluzione entro il 16 giugno. Anche in questo caso, il versamento si effettua attraverso il modello F24.