L’anima italiana della moda: i fondamenti per difendere questo tesoro

Passeggiavo in Corso Magenta nel cuore palpitante di Milano tra palazzi e vetrine che brillano di gusto e raffinatezza. All’improvviso mi catturano sensazioni impreviste. Mi fermo d’istinto per decifrarle. C’era qualcosa di diverso nell’aria. I miei sensi erano avvolti da insolite emozioni. Non era il profumo del lusso e non il richiamo di luccicanti vetrine. Era invece una vibrazione che fluttuava sulla mia pelle, un’onda leggera carica di energia che giungeva da memorie lontane. Era come entrare in uno stato di grazia, quando un luogo che vive fuori si trasforma stranamente in un luogo interiore. Continuo immobile ad ascoltare il battito lento del cuore mentre mi avvolge un senso di bellezza diffusa, un respiro di storia e cultura che, come rondini in primavera, volteggiano gioiose nel cielo azzurro. Seguo le trame, immagino le luci di infinite combinazioni intrecciarsi tra loro e suonare una misteriosa melodia. È un’esperienza dell’anima che si ossigena del pulsare vivo di arti lontane, forgiate di storia umana quando racconta, anche nel tempo breve di un respiro, l’infinito talento italiano. Mi smarrisco in un piccolo vicolo e, seguendo una scia che sembra scritta nell’aria, mi ritrovo per caso sulla soglia di un luogo della moda italiana. Vengo accolto con grazia autentica. Niente affettazione. Solo cortesia. Osservo i capi. Li sfioro. Li tocco, Li ascolto. Capisco che nulla è lasciato al caso: tagli, tessuti, cromie, proporzioni. Dietro ogni indumento c’è una storia di studio, creatività, progettazione, organizzazione. C’è la mano invisibile di chi ama l’armonia. È il fascino della moda italiana che non finisce di stupire. La vera moda italiana è un richiamo alla poesia che diventa stoffa cucita con mani di angeli terrestri. È musica che ritrova la sua partitura più festosa. È pittura che vibra nei colori. Una filigrana di genialità artigiana unica al mondo. La moda italiana è patrimonio storico culturale ineguagliabile. Fonda le sue radici nel sudore della passione, dell’arte, della creatività, della raffinatezza artigianale puntigliosa e sorprendente. Come in ogni altra bellezza italiana. L’Italia è un giardino di cultura totale. Lungo le scale salgo al piano superiore, attraverso un breve corridoio e giungo a sorpresa, senza preavviso, in una sala rosso porpora, elegante e struggente. Al centro un tavolo nero che brilla come il legno lucido di un grande pianoforte. Mi fermo. Alzo gli occhi. Respiro. Lì, sulle pareti, le prime della Scala di Milano: cornici che raccontano serate immortali, note e melodie che hanno attraversato i secoli. Opere italiane uniche con artisti e autori tra i più grandi della lirica di tutti i tempi, patrimonio immenso della cultura universale. Mi cattura una bellissima foto in bianco e nero che ritrae l’immagine di una grande Maestro della lirica di tutti i tempi. Osservo gli occhi e la postura. Quasi una foto viva. La magia di un ritratto che mi appare muoversi in modo immaginario e armonioso. Lo sguardo intenso ed estatico come se il Maestro vedesse ogni singolo suono della sua voce vibrante. Le braccia aperte verso l’alto ad implorare la forza del cielo e il corpo avvolto da un abito di elegantissima foggia italiana, ornato da un luminoso bavero dal quale spunta un papillon nero brillante, annodato sulla camicia bianca come posato sul manto limpido di neve candida. Chiedo con voce intensa per l’emozione, e con graziosa gentilezza mi raccontano che la stanza rossa in cui mi ritrovo non è decorativa. È un omaggio. Un luogo dell’anima. Gli autori degli abiti che mi avevano attirato all’ingresso amano la musica. Il grande tenore nella foto è il padre di uno di loro. Ora mi sembra tutto più chiaro. Nello stile di ogni capo accurato c’è un grande patrimonio di cultura e di storia. Nulla nasce per caso. Mi fermo a pensare: la moda italiana è un coacervo di culture. È così bella perché ha radici lontane e profonde. Da proteggere, tutelare e custodire come ogni arte preziosa che ci appartiene. La moda italiana non è estetica fine a sé stessa, ma espressione di un’eredità culturale profonda, coltivata con amore e rispetto. Non è solo una passerella di tendenze, ma è un’opera collettiva, una sinfonia nazionale, un atto di cultura incarnata. È la storia del nostro Paese, la sua creatività inimitabile, la sua anima artistica ed estetica. È uno specchio vivente della nostra identità: orgogliosa, raffinata, libera. Ecco perché il Made in Italy deve essere tutelato. Non solo dal plagio o dalla concorrenza sleale. Ma dall’indifferenza. Dalla superficialità quando la consideriamo solo frivola, consumabile, riproducibile. L’esperienza vissuta nel luogo che ho descritto non è stata soltanto un’estasi temporanea ma un vero insegnamento. La stanza rossa, quelle prime teatrali incorniciate, la foto paterna che racconta una genealogia di note e di stile è un monito per tutti i brand italiani: non si può costruire il futuro senza onorare le proprie radici. Ogni stilista italiano, ogni casa di moda che porta il sigillo del Made in Italy, ha il compito di mantenere vivo il legame con la propria storia. Non basta citarla nei comunicati stampa. Bisogna viverla, rispettarla, renderla visibile e tangibile. Serve il coraggio di non cedere all’omologazione globale. È necessario resistere alle lusinghe delle logiche industriali che appiattiscono la nostra identità culturale. È fondamentale difendere l’unicità contro la serialità, la narrazione della nostra cultura contro il marketing senz’anima. L’identità italiana è la vera ricchezza del nostro sistema moda che si ritrova nei laboratori, nei tessuti, nelle mani esperte degli artigiani che, da generazioni, tramandano saperi antichi. Botteghe, piccoli atelier e distretti della manifattura d’eccellenza sono i veri templi della moda italiana oggi purtroppo a rischio. Se vogliamo che la moda italiana possa continuare ad essere un’espressione altissima della nostra cultura dobbiamo proteggerla con progetti ambiziosi, strutturati e lungimiranti. Tutela dei luoghi di produzione storici e artigianali, con incentivi alla conservazione e alla trasmissione dei saperi. Scambio generazionale per aprire le botteghe ai giovani, alle scuole, alle accademie. Rendere la moda un laboratorio vivo di cultura e formazione, aggiornando le disposizioni in materia di lavoro giovanile per garantire un reale scambio di saperi che rischiamo di perdere per sempre. Nuove leggi ispirate dalla tutela del patrimonio culturale immateriale, che riconoscano il valore storico e identitario delle produzioni Made in Italy. Inclusione della moda nei percorsi scolastici e universitari come disciplina culturale, oltre che professionale. Perché la moda è cultura, e come tale merita uno statuto di sapere. Oggi più che mai, in un tempo in cui la velocità consuma ogni cosa e l’unicità rischia di soccombere alla standardizzazione globale, difendere la nostra cultura della moda non è solo una scelta ma è anche urgenza storica. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Questo principio costituzionale rappresenta il fondamento giuridico per estendere la tutela anche alla moda intesa come espressione artistica, identitaria e storica. L’Italia ha ratificato la Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale con l’obiettivo di tutelare le pratiche tradizionali, le arti performative, i mestieri artigianali e i saperi trasmessi di generazione in generazione. È il quadro perfetto per riconoscere anche alla moda sartoriale italiana, ai distretti e alle botteghe storiche, agli archivi e ai saperi artigiani il valore giuridico di patrimonio vivente. In questo modo sarà possibile difendere la moda italiana, valorizzandola come bene culturale immateriale. Perché chi crea, progetta e racconta la moda italiana deve sentirsi parte di una missione più grande: salvare la bellezza dal consumo, trasformare il gusto in conoscenza, fare della moda un’eredità viva. Perché fare cultura della moda, una delle nostre più grandi risorse, significa fare Costituzione, fare storia, fare Paese.

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L’anima italiana della moda: i fondamenti per difendere questo tesoro

Giovanni Reho