Tutti i misteri della flat tax per i Paperoni

La convenienza per i milionari stranieri che decidono di traslocare in Italia per pagare meno tasse la possiamo solo immaginare. Non ci sono numeri, infatti, sull’ammontare dei redditi dei Paperoni che scelgono il nostro Paese per avere il forte sconto fiscale previsto dalla legge. E non sappiamo quanto questi super-ricchi abbiano risparmiato, pagando un forfait di 200 mila euro l’anno così come previsto. Non è noto, soprattutto, se la nostra economia abbia avuto dei benefici nell’attrarre chi ha patrimoni da favola. Quest’ultimo non è un dettaglio secondario perché era proprio questo l’obiettivo originario della misura, voluta nel 2017 dal governo Renzi, e cioè: attrarre investimenti. Nessuna verifica sull’efficacia dello sconto Il ragionamento sul quale poggiava la flat tax per gli ultra-ricchi provenienti dall’estero suonava più o meno così: se un grande banchiere, un manager di una multinazionale, una star di Hollywood o un campione del tennis prende casa in Italia sarà invogliato a spendere dalle nostre parti con benefici per il territorio dove spenderà parte del suo tempo. Se questo sia accaduto, se la calamita fiscale abbia funzionato da questo punto di vista, però, non si sa. Da anni la Corte dei Conti denuncia l’assenza di notizie al riguardo e a fine giugno, nella Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato, ha sottolineato come non siano state fatte verifiche. Quasi 4 mila Paperoni stranieri e pochi incassi Sappiamo, invece, quanti sono i Paperoni: 1.495 nel 2023. E sappiamo quanto hanno versato all’Erario nazionale tra il 2020 e il 2023 tutti i 3.983 super-ricchi che si sono traslocati: 315 milioni di euro. Per il bilancio dello Stato si tratta di un’inezia e, probabilmente, sono cifre molto basse per chi ha varcato le Alpi con un’enorme dote finanziaria. Da ricordare, che il regime di favore riguarda chi per almeno nove degli ultimi dieci anni non è stato residente in Italia e che l’applicazione della tassa piatta riguarda i redditi prodotti all’estero. Quando il 7 agosto del 2024 il prelievo è stato raddoppiato a 200 mila euro l’anno il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rispondendo a chi gli chiedeva se ci fossero stati vantaggi per l’economia italiana grazie ai Paperoni trasferiti, disse: “Quanto abbiano investito in Italia francamente è molto difficile da valutare”, aggiungendo – a nome del governo – di essere “contrari a inaugurare gare e competizioni per creare situazioni di favore a persone e imprese”. La carica degli ultra-ricchi Parole che, oltre a confermare il mistero sull’efficacia della misura, tornano d’attualità adesso che l’Esecutivo francese ha accusato Roma di scorrettezza perché attrae i milionari. L’attacco di Parigi, che segue i recenti attriti con l’Italia, non è privo di fondamento concreto perché ci si aspetta nei prossimi tempi un forte aumento di ricconi che puntano sulla Penisola. La spinta principale arriva dal Regno Unito, tradizionalmente benevolo coi nababbi stranieri, ma che ad aprile ha varato un giro di vite che aumenta l’imposizione sui cosiddetti “residenti non domiciliati”, stimolando molti alla fuga Oltremanica. Rischi e paradossi Una mossa che avrebbe già sortito effetti concreti, come ha raccontato il Financial Times, descrivendo Milano come nuova capitale dei grandi patrimoni internazionali. Ha scritto il quotidiano britannico che “Il regime fiscale favorevole dell’Italia ha attirato una folla di nuovi residenti benestanti nel centro finanziario del Paese, portando con sé nuove pressioni sulla città, in particolare sul mercato immobiliare, dove la domanda supera di gran lunga l’offerta, e che ora è al centro di una vasta indagine per corruzione”. In pratica, il bonus tricolore starebbe richiamando molti facoltosi cittadini stranieri, contribuendo a innalzare gli affitti e il costo della vita nel capoluogo lombardo. Un risultato che sembra andare nella direzione opposta a quanto auspicato quasi dieci anni fa, quando lo sconto ai Paperoni venne ideato.

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Simone Spina