
L’azienda italiana NPlus ha sviluppato un sistema di sensori in grado di monitorare da remoto lo stato di salute di infrastrutture ed edifici civili. Consentendo di anticipare interventi di manutenzione, rispondere tempestivamente a pericoli e garantire sicurezza di viaggiatori e cittadini
In Italia ci sono circa 21mila tra viadotti e ponti autostradali e stradali, e i numeri arrivano a diverse centinaia di migliaia se si calcolano tutti gli altri ponti, compresi quelli cittadini e ferroviari. Ma come fare a controllare lo stato di salute se non di tutti, almeno dei più importanti, i più trafficati e in ogni caso quelli strategici per il Paese? La soluzione arriva da Polo Meccatronica, l’hub tecnologico di Trentino Sviluppo a Rovereto, dove nel 2016 si è insediata NPlus, giovane azienda diventata nel giro di pochi anni leader nella tecnologia SHM (Structural Health Monitoring) che serve a monitorare le infrastrutture civili: con i suoi sensori interamente progettati e sviluppati in casa e grazie all’Intelligenza Artificiale, NPlus oggi monitora 850 ponti dell’ANAS, garantendo 24 ore su 24 la sicurezza ai cittadini che li attraversano con i propri veicoli o vi passano al di sotto.

Al lavoro 50 ingegneri
La società, che nel 2024 ha generato ricavi per 20 milioni di euro e impiega 50 persone tra ingegneri civili, informatici, elettronici e meccanici, ha tra i suoi clienti anche realtà come Autostrada Pedemontana Lombarda, A4autostrada, Autostrada del Brennero e altri ancora. “La nostra mission e la nostra ambizione è salvaguardare le infrastrutture vitali per il Paese, portando la capacità italiana di fare bene impresa anche fuori dai confini nazionali”, spiega Giordano Riello, Presidente dell’azienda fondata nel 2013 insieme a Davide Ambrosio e Carlo Ranalletta Felluga. “Ci consideriamo un’azienda etica che guarda al profitto non come fine, ma come strumento per generare ricchezza diffusa: perché garantire la sicurezza di ponti e viadotti vuol dire salvaguardare le vite umane, ma anche favorire la prosperità, dato che una nazione infrastrutturalmente sicura cresce più velocemente”.

Come funziona la tecnologia ideata da NPlus
Il monitoraggio avviene attraverso il sistema proprietario di NPlus chiamato SHM Vittorio, che include catene di misura composte da sensori (principalmente accelerometri e inclinometri) da applicare sull’infrastruttura, allo scopo di individuare variazioni e anomalie strutturali, legate a danneggiamenti locali, variazioni nella geometria o nel comportamento dei materiali, oltre ad algoritmi intelligenti che permettono di capire se le caratteristiche dinamiche o statiche del ponte o del viadotto non sono conformi rispetto ai progetti, evidenziando quindi un rilassamento dell’infrastruttura che può generare danneggiamenti e richiede un repentino e accurato intervento di manutenzione. Tutti i dati vengono poi analizzati da remoto e in maniera semiautomatica 24 ore su 24 nella sede dell’azienda a Rovereto. Lo sviluppo della tecnologia hardware e software deriva dalle numerose collaborazioni che NPlus ha avviato da tempo con vari atenei in Italia e all’estero, tra cui l’Università di Trento, il Politecnico di Milano, la Queen’s University di Kingston in Canada e l’UTM - Universiti Teknologi Malaysia.

I piani di sviluppo all'estero
Oltre ad essere leader in Italia, NPlus è attrezzata per competere sui mercati internazionali, dove ha piani di espansione in atto, con sedi operative in Messico e Canada, e vari accordi commerciali in nazioni come Spagna, Portogallo e Germania. Forte è anche la presenza negli Emirati Arabi e in Medio Oriente e nel sud-est asiatico, con collaborazioni in Corea del Sud, Indonesia, Malesia (a Kuala Lumpur monitora il ponte che collega la terraferma al Palazzo del Capo di Stato) e Thailandia, dove ha da poco firmato un accordo con Rtrda, l’Agenzia per la ricerca e lo sviluppo tecnologico delle ferrovie. “Attualmente NPlus dispone del portafoglio di ponti monitorati più vasto al mondo”, spiega Riello “e questo offre un vantaggio competitivo non indifferente, che vogliamo sfruttare anche per aggredire altri mercati, a cominciare dall’Europa, per allargarci progressivamente ad altre zone del pianeta. I nostri dispositivi sono competitivi anche per il fatto che sono assolutamente aperti, caratteristica che consente di inserire sensori richiesti ad hoc dai clienti, e che rispondono alle necessità di ciascuna area geografica, come nel caso dei Paesi esposti al rischio di terremoti o fenomeni atmosferici estremi come i monsoni”.