
Il rischio di confusione e agganciamento fugato è stato smentito, grazie alla dimostrazione dell’ampio uso che la parola boss ha in tv e in rete, e alla registrazione del brand di lusso come "marchio forte". "Capita spesso che ci siano contenziosi sui marchi, ma i piccoli imprenditori hanno raramente la forza di portare fino in fondo le contese contro dei colossi"
Il boss dei panini può finalmente essere registrato come un marchio, in quanto ritenuto privo di alcunché che possa creare confusione o agganciamento con il noto brand di moda Hugo Boss. È il verdetto favorevole della Commissione ricorsi, per il proprietario di una piccola attività di street food italiana che da nove anni combatte contro il brand di alta moda tedesco per l'utilizzo della parola "Boss".
Hugo Boss
Le tesi della casa di moda tedesca, fondata da Hugo Ferdinand Boss, si basava sul contenuto patronimico del marchio, da considerare quindi forte e la cui tutela non poteva essere esclusa solo perchè il termine è di uso comune. La Corte di cassazione aveva accolto il ricorso dei Hugo Boss, creatore di collezioni che spaziano dagli abiti di lusso ai profumi, ma che aveva registrato il suo marchio anche nella categoria relativa alla ristorazione. Intanto, però, la Cassazione aveva evidenziato che la pre esistenza del marchio patronimico, non precludeva la registrazione del brand della parte controricorrente.
Le preoccupazioni e la smentita
Per la Suprema corte, le considerazioni che andavano valuatate si basavano sui possibili vantaggi senza giusto motivo che il marchio successivo, Il boss dei panini, avrebbe acquisito indebitamente dal carattere distintivo e dalla rinomanza del marchio anteriore, Hugo Boss. La questione è stata comunque ritenuta di competenza della Comissione dei Ricorsi, come riportato dal Sole 24 Ore. Per la Commissione, il marchio posteriore, anche se rivalutato alla luce dei principi dettati dalla Cassazione "resiste sia al denunciato rischio confusorio, sia a quello di agganciamento, in quanto il termine boss, circoscritto dall’articolo determinativo e dall’espressione 'dei panini', non risulta minimamente apprezzabile al marchio patronimico di cui è titolare Hugo Boss Trade Mark Management GMBH & COM".
Boss come numero uno
Nella sentenza della Commissione dei Ricorsi si sottolinea che la parola boss, inglobata nel marchio, pur essendo in teoria sovrapponibile al marchio anteriore "altro non è che un puro lemma angloamericano, spesso usato, anche in maniera scherzosa, per indicare un capo, un numero uno, un padrone investito di qualche autorità in un campo". La Commissione esclude anche che il consumatore medio possa pensare che i prodotti del "boss dei panini" siano gli stessi indicati dal marchio Hugo Boss "peraltro molto conosciuto nel settore dell’abbigliamento di un certo livello e quindi ragionevolmente percepita lontana dal mondo frugale dei consumatori dei panini". Anche il rischio di confusione e agganciamento fugato è stato smentito, grazie alla dimostrazione dell’ampio uso che la parola boss ha in tv e in rete: come il "boss delle cerimonie", il "boss delle torte".

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Finalmente Boss dei Panini
Soddisfatto l'avvocato Angelo Cocozza, legale del titolare del marchio debole e vincitore dopo ben cinque gradi di giudizio, afferma "Capita spesso che ci siano contenziosi sui marchi, ma i piccoli imprenditori hanno raramente la forza di portare fino in fondo le contese contro dei colossi. Questa volta siamo arrivati alla fine. La Hugo Boss ha avuto con noi l’opportunità di ottenere il riconoscimento di marchio forte".