
L’indice core, ovvero esclusi energetici ed alimentari, ha mostrato una crescita del 3,3% (previsioni del mercato al 3,1%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,4%, superiore alle stime del consensus (+0,3% mese su mese)
A gennaio l'indice dei prezzi al consumo (Ipc) degli Stati Uniti si è attestato al 3% su base annua, leggermente al di sopra delle aspettative del consensus che puntava su un rallentamento a +2,8% e in rialzo rispetto al +2,9% del mese di dicembre. L’indice core, ovvero esclusi energetici ed alimentari, ha mostrato una crescita del 3,3% (previsioni del mercato al 3,1%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,4%, superiore alle stime del consensus (+0,3% mese su mese). La Fed, secondo la maggior parte degli analisti, nel prossimo futuro non dovrebbe tagliare i tassi.
"L’attenzione della comunità finanziaria - commenta Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di Ig Italia - era tutta rivolta alla pubblicazione del dato sull’inflazione per capire le probabilità e le tempistiche del prossimo taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. I dati hanno mostrato che le pressioni inflazionistiche sono tornate a salire in modo consistente. I rincari non sono solamente nel comparto energetico ma anche in quello dei trasporti e in quello sanitario. L’inflazione core mostra la crescita su base mensile (+0,4%) più alta degli ultimi dieci mesi. L’inflazione si surriscalda e non ha ancora integrato gli effetti delle politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump". Nel breve termine, osserva l'analista, "non esistono al momento le condizioni per procedere a un cambio nelle strategie monetarie da parte della Fed. Crediamo che sia altamente probabile che la Fed possa continuare a monitorare l’andamento delle variabili macroeconomiche (in particolare inflazione, pil e disoccupazione) e decidere nel corso dei prossimi mesi la direzione della politica monetaria. I tassi di interesse rimarranno sui livelli attuali per un prolungato periodo di tempo. Le nostre attese non prevedono alcun taglio da parte della Fed nel 2025".
"Indipendentemente dal modo in cui la Fed sceglie di analizzare i dati - Headline, Core, Supercore - tutti sono risultati superiori alle aspettative. Anche i dati annualizzati a 3 e 6 mesi sono in aumento. Sebbene i dati dell'Ipc di inizio anno siano noti per la stagionalità e le distorsioni, il mercato del lavoro è chiaramente stabile e le condizioni economiche non giustificano condizioni più favorevoli. Tutti i segnali suggeriscono che il tasso di interesse neutrale dovrebbe essere più alto", sottolinea dal canto suo Dan Siluk, Head of Global Short Duration & Liquidity and Portfolio Manager di Janus Henderson. "La Fed - rileva Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm - non sembra avere fretta di abbassare ulteriormente i tassi di interesse, e gli operatori del mercato monetario hanno già ridimensionato le scommesse sui tagli dei tassi quest'anno".