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Migrazione sanitaria, nel 2022 spostati 5 miliardi dal Sud al Nord. I dati

Economia
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I titoli di Sky TG24 del 12 febbraio 2025 - edizione h13
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Introduzione

Cinque miliardi di euro dal Sud al Nord. È questo il valore della migrazione sanitaria in Italia, che vede le regioni settentrionali “arricchirsi” rispetto a quelle meridionali, in termini di pazienti e risorse economiche. A confermarlo sono i numeri forniti dalla Fondazione Gimbe, sulla base dei dati economici aggregati dell'ultimo Riparto Fsn. Ad eccezione di alcuni centri d'eccellenza al Sud, che attirano ancora numerosi pazienti, il flusso è a senso unico. Le regioni più attrattive sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto: tutte insieme formano il 94% della mobilità attiva. Mentre le regioni meno performanti sono Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, da cui esce quasi l'80% delle risorse

Quello che devi sapere

La migrazione sanitaria in Italia

Come conferma la ricerca della Fondazione Gimbe, nel 2022 la migrazione sanitaria in Italia è costata ben 5,04 miliardi di euro, spostati dal Sud al Nord: un aumento del 18,6% rispetto ai 4,25 miliardi del 2021. “Questi numeri mostrano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino ma una necessità imposta dalle profonde disuguaglianze nell’offerta dei servizi sanitari regionali”, dichiara il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. “Sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici, psicologici e sociali insostenibili”, aggiunge.

 

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I dati della Fondazione Gimbe

Come riferisce la Fondazione Gimbe, la mobilità attiva si concentra soprattutto in Lombardia (22,8%), seguita da Emilia-Romagna (17,1%) e Veneto (10,7%), poi ancora Lazio (8,6%), Piemonte (6,1%) e Toscana (6,0%). Le regioni che, al contrario, “perdono” pazienti sono Lazio (11,8%), Campania (9,6%) e Abruzzo (8,9%): da sole costituiscono quasi un terzo della mobilità passiva. Seguono poi Puglia, Calabria e Sicilia

Saldo positivo vs saldo negativo

La regione che presenta il miglior saldo positivo è la Lombardia, con 623,6 milioni di euro. Seguono l’Emilia-Romagna, con 525,4 milioni, e il Veneto con 198,2 milioni. Sul fronte opposto, la regione con il più alto saldo negativo è l’Abruzzo (-104,1 milioni), seguita da Lazio (-193,4 milioni), Puglia (-230,2 milioni), Sicilia (-241,8 milioni), Calabria (-304,8 milioni) e Campania (-308,4 milioni)

Il divario tra Nord e Sud

Secondo Cartabellotta, la mobilità sanitaria in Italia rappresenta “un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche che evidenzia profonde disparità nel diritto alla tutela della salute”. Ne deriva un divario non indifferente tra Nord e Sud che, secondo il presidente della Fondazione Gimbe, costituisce “una frattura strutturale del Servizio sanitario nazionale”

L'allarme della Fondazione Gimbe

I numeri confermano tra Nord e Sud “una enorme frattura strutturale”, come la definisce Cartabellotta. Le uniche regioni che vantano un saldo positivo superiore a 100 milioni “si trovano tutte al Nord”, mentre quelle con un saldo negativo maggiore di 100 milioni “sono concentrate nel Mezzogiorno, con l’unica eccezione del Lazio”. L'analisi della Fondazione evidenzia anche “la stretta correlazione tra adempimenti Lea e saldi di mobilità sanitaria”, sottolinea il presidente. Ciò che emerge è che le prime cinque regioni per punteggio totale Lea rientrano anche tra le prime sei per saldo di mobilità. Mentre quasi tutte le regioni con un punteggio totale Lea inferiore alla media nazionale mostrano saldi di mobilità negativi