
Trump bluffa sui dazi? Di certo minaccia e poi ritratta per portare l’avversario al tavolo negoziale. Lo fa con Canada, Messico e Cina. Lo farà anche con l’Europa? Probabile, finì così anche durante la prima amministrazione del tycoon americano. L’Europa, al netto delle probabilità di come andrà a finire, come si presenta di fronte alla sfida commerciale lanciata dal presidente repubblicano? Qual è lo stato di salute delle principali economie che la rappresentano? Di Irene Elisei
È una fotografia in chiaroscuro quella che emerge dagli ultimi dati macroeconomici pubblicati questa mattina e relativi all’attività economica di gennaio, a cui sono molto attenti gli operatori di mercato e anche la Bce che nelle sue scelte di politica monetaria tiene conto dell’andamento dell’inflazione, ma sempre più anche della tenuta dell’economia.
Eurozona, economia in chiaroscuro
Partiamo dalle buone notizie. Il Pmi composito dell’Eurozona, un indicatore che misura l’attività economica mixando i dati sulla manifatturiera e sul settore dei servizi, è finalmente salito a quota 50,2 punti contro i 49,6 del mese precedente. Se il dato supera la soglia dei 50 punti significa che c’è stata una espansione dell’attività economica. La rilevazione di gennaio è di per sé positiva, ma non entusiasmante se consideriamo che la componente dei servizi è scesa su base mensile.
Il 2025 è partito con qualche segnale positivo per la zona Euro nel suo complesso, ancora meglio è andata alla Germania. La cosiddetta “locomotiva d’Europa”, che ha smesso di essere tale da almeno un paio d’anni con crescita negativa o vicina allo zero, è cresciuta nei servizi (52,5 punti dai 51,2 di dicembre) e ha visto un incremento anche dell’indice composito (50,5 punti dai 48 del mese precedente).
Meno positivo è il quadro della Francia, invece, dove è scesa l’attività del terziario a 48,2 punti ed è salita quella complessiva del Pmi composito, che però non supera i 47,6 punti. Entrambi gli indicatori mostrano un’economia ben lontana dalla crescita. Così come per l’Italia che a gennaio vede entrambi gli indicatori al ribasso: il dato relativo ai servizi scende a 50,4 punti mentre il Pmi composito resta ancora sotto il discrimine dei 50 punti, a 49,7.
Parola all'esperto
“L’attività economica legata ai servizi si sta raffreddando, un fatto ampiamente previsto e nei desiderata della Banca Centrale Europea: questo dovrebbe gettare le basi per il proseguo del processo di disinflazione che si è fermato a gennaio”, ci dice Antonio Tognoli, responsabile Macro Economia di Corporate Family Office - Cfo Sim. “Positivi sono i dati relativi alla Germania – prosegue l’esperto - ma dovremo aspettare conferme di una reale ripresa, considerando l’effetto che avranno ulteriori riduzioni dei tassi e i tempi di trasmissione della politica monetaria sull’economia reale, solitamente stimati in 3-6 mesi”.
DIivide et impera
La strategia, non troppo velata, di Donald Trump è quella di riuscire a trattare sui dazi con i singoli Paesi Ue in modo da metterli in una posizione di debolezza negoziale. Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, ha però messo le cose in chiaro e fatto capire che sarà lei, quindi l’Europa unita, a trattare con la controparte americana. Questo è
fondamentale per un continente che cerca di uscire da un lungo periodo di stagnazione o comunque di crescita bassa e per Stati che, come ad esempio la Germania, si trovano a dover affrontare sfide politiche interne decisive come le elezioni del prossimo 23 febbraio e a dover necessariamente cambiare il paradigma della propria economia. Per quasi un ventennio Berlino ha basato la sua competitività su energia a basso costo acquistata dalla Russia e attivi commerciali basati su partner di peso come la Cina.