Buono per chi? Altromercato rivela il lato oscuro del cioccolato per lavoratori e ambiente

Siamo soliti considerarlo una coccola per il palato che fa bene allo spirito e, in quantità moderate, anche alla salute. Ma il cioccolato, per alcuni un vero "guilty pleasure" a cui è difficile rinunciare, è per certi versi un piacere molto più "guilty" quanto come consumatori siamo disposti ad ammettere. Lo sa bene Altromercato, che nel suo ultimo spot si è affidata al pubblicitario Paolo Iabichino per raccontare il "lato oscuro" della filiera del cioccolato. Il video parte con una chiara parodia dello stile "food-porn" a cui il linguaggio pubblicitario ci ha abituato, per poi portare le tavolette di cioccolato a crollare in un effetto domino mentre vengono elencate le criticità della filiera, in primis deforestazione e sfruttamento del lavoro, spesso minorile. A restare in piedi, sono la cioccolata Altromercato, prodotta nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente. Consumatori attenti ai temi ambientali ma non a quelli sociali "Un prodotto apparentemente piacevole e rassicurante – sottolinea a Sky Tg24 il presidente di Altromercato Alessandro Franceschini nel commentare la campagna - ha alla spalle una filiera energivora, ad alto tasso di sfruttamento dell'ambiente e dei lavoratori di Paesi poveri, soprattutto dell’Africa occidentale". "Inoltre – prosegue Franceschini - negli ultimi anni stiamo assistendo a una speculazione finanziaria mai vista, con il prezzo del cacao che è arrivato a quadruplicare, penalizzando produttori e consumatori e favorendo solo la ricchezza di pochi". E se certamente è aumentata da parte dei consumatori la sensibilità sui temi ambientali non c’è ancora, per Franceschini, altrettanta consapevolezza sui temi sociali, altrettanto cruciali in una filiera così problematica. "Ma l’attenzione al green - avverte - è parziale se non si considerano anche gli aspetti sociali ed economici". La buona notizia è che le alternative più sostenibili esistono, e senza colpevolizzare il consumatore, Altromercato vuole mettere in luce gli esempi virtuosi, come quello della comunità di Norandino in Perù. Qui, in un contesto di grande povertà, esistono da anni percorsi di coltivazione del caffè e del cacao che garantiscono ai lavoratori un reddito dignitoso e adottano tecniche di piantumazione che tutelano la biodiversità. Il cammino verso sostenibilità e diritti Chi consuma, insomma può e "deve fare la propria parte per non aumentare il meccanismo speculativo ai danni dei più fragili" anche per l’autore dello spot di Altromercato Paolo Iabichino, pubblicitario da sempre attentato al ruolo civile ed etico che la pubblicità può assumere. "Le aziende e le istituzioni che hanno intrapreso un cammino di sostenibilità e attenzione non sono poche – dice a Sky Tg24 - e anche chi consuma deve assumersi le sue responsabilità". "Siamo - aggiunge - in un momento di transizione in cui stanno venendo meno alcuni paradigmi e i bambini della generazione beta verranno probabilmente educati con una prospettiva diversa, con sensibilità nuove e nuovi strumenti cognitivi". Lo sguardo sul futuro è dunque ottimista, nonostante i cambiamenti in atto da parte di grandi compagnie, in seguito alla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. "Chi ora abbandona politiche sui diritti, l’inclusione o la sostenibilità – dice – è perché non ci ha mai creduto: si trattava di puro marketing. Ma i tanti "civil brand" che credono in queste scelte non faranno un passo indietro. Lo fa chi ha usato questi temi in maniera strumentale, senza che ci fosse mai stato un vero passo avanti".

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