Paradisi fiscali nel mondo, 4 Stati Europei nei primi dieci. La classifica

Economia
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Introduzione

Come evidenzia l’ufficio studi della Cgia di Mestre, nel Vecchio Continente fioriscono luoghi attrattivi per contribuenti e imprese in cerca di una tassazione vantaggiosa. Sul podio, dietro al Principato di Monaco, spiccano il Granducato di Lussemburgo e il Liechtenstein, poi le Channel Islands (Jersey e Guernsey), nel tratto di mare tra Regno Unito e Francia. Per trovare il primo Paese “non europeo” bisogna scendere al quinto posto delle Bermuda, territorio britannico d’oltremare nell’Oceano Atlantico

Quello che devi sapere

Cosa s'intende per paradiso fiscale

  • Secondo la definizione stilata dall’Ocse nel 1998, un Paese rientra come paradiso fiscale quando i redditi di un’impresa sono sostanzialmente esenti da tassazione così come dall’obbligo di svolgere l’attività all’interno del territorio. In secondo luogo, l’Organizzazione per la cooperazione economica individua altri criteri come la “poca trasparenza del sistema legislativo e amministrativo” e “l’assenza di meccanismi per lo scambio di informazioni fiscali con altri Stati”

Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: "Cosa aspettarsi dall'economia mondiale nel 2025"

Cosa s'intende per paradiso fiscale

L'attrattività di Monaco

  • L’indagine Cgia, elaborata sulla base di uno studio del World Inequality Lab, calcola che 8mila connazionali hanno stabilito la propria residenza nella vicina Montecarlo dove la tassazione zero su redditi e immobili la rende una sorta di “el dorado” sopratutto per imprenditori, sportivi e celebrità dello spettacolo

Italiani a Lussemburgo

  • Una situazione analoga si registra nel Lussemburgo che ospita 6 banche italiane, circa 50 fondi d’investimento insieme a istituti assicurativi e multinazionali nati oppure operanti nella Penisola

Il danno all'erario

  • La Cgia calcola che ogni anno la “fuga” di super ricchi verso l’estero sottrae circa 10 miliardi di euro all’erario italiano, penalizzato anche dalle manovre di multinazionali e grandi gruppi industriali che si rifugiano nei paradisi fiscali

I giganti del web

  • Un esempio sulla difformità tra fatturato e tasse è rappresentato dalle multinazionali del web. Secondo un’analisi di Mediobanca, nel 2022 le società controllate in Italia dai 25 giganti della rete hanno versato “appena” 206 milioni di euro di imposte a fronte di un fatturato pari a 9,3 miliardi

Cos’è la Global Minimum Tax (Gmt)

  • Dallo scorso anno è entrata in vigore anche in Italia la Global Minimum Tax (Gmt), la tassazione minima al 15% applicabile a tutte le aziende che dichiarano un fatturato annuo superiore a 750 milioni di dollari. Obiettivo dell’accordo - sottoscritto nel 2021 da oltre 130 Paesi – è contrastare quegli Stati che adottano politiche fiscali compiacenti per calamitare imprese in fuga dalle imposte nazionali. Al momento dell’introduzione, Ungheria e Bulgaria risultavano gli unici due Stati Ue a prevedere una tassazione inferiore alla soglia minima, rispettivamente 9 e 10%, mentre Irlanda e Cipro erano di poco sopra

L'impatto in Italia

  • Ad un anno dall'introduzione, la Gmt in Italia mostra finora un impatto modesto. Secondo una stima fornita dal servizio Bilancio di Montecitorio, il gettito previsto quest’anno dall’aliquota minima del 15% sulle multinazionali non supererà i 381,3 milioni di euro. E nei prossimi anni le entrate annue saliranno di poco, dai 427,9 milioni del 2026 fino a quasi 500 milioni del 2033

Gmt, a che punto è l'applicazione Ue

  • Alla riduzione dell’impatto concorre inoltre la differente entrata in vigore della Global Minimum Tax nei vari Paesi dell'Unione Europea. Dopo l’esordio nel 2024 che ha visto l’applicazione del regime tassativo in 19 Stati membri – tra cui, come detto, l’Italia – da quest’anno il Gmt è realtà in Spagna e Polonia. Per Estonia, Lettonia, Lituania e Malta il termine è slittato invece al 2030 mentre Cipro e Portogallo rischiano una lettera di messa in mora da parte di Bruxelles. Di conseguenza, ancora per i prossimi anni grandi gruppi privati operanti in Unione Europea avranno la possibilità di puntare su Paesi dove la tassazione appare particolarmente favorevole

Le multinazionali in Italia

  • Da Nord a Sud la presenza di multinazionali fa sentire il suo peso sia in termini di fatturato sia di forza lavoro. L’indagine calcola che su 17,6 milioni di occupati presenti in Italia, circa 3,5 milioni lavora in una grande azienda italiana o estera, pari al 20% del totale. Per quanto riguarda il sistema produttivo nel suo complesso, quasi la metà del fatturato deriva dalle multinazionali (1.975 miliardi su 4.322 totali)

Il peso nei territori

  • A livello territoriale, la Lombardia guida la classifica delle Regioni per numero di dipendenti assunti in grandi aziende (27%), davanti a Piemonte, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Guardando al fatturato, oltre il 66% delle imprese private operanti nel Lazio è ascrivibile a multinazionali italiane o estere. A seguire troviamo Lombardia, Liguria e Friuli-Venezia Giulia con valori che oscillano dal 49 al 52%

Per approfondire: Paradisi fiscali, ecco dove le multinazionali pagano meno tasse. LA CLASSIFICA