Spazio, Ia, auto elettrica, difesa: i settori in cui l’Europa rincorre Cina e Usa

“È un passo significativo verso la sovranità e la connettività sicura dell'Europa”, annuncia la Commissione sul suo sito. Un obiettivo importante ma che appare ridimensionato rispetto al fatto che grandi attori americani e cinesi sono già estremamente attivi nel campo della connessione Internet via satellite. Si prevede che quando i 260 satelliti europei saranno in orbita, complessivamente Stati Uniti e Cina ne avranno lanciati complessivamente 80mila. Cosa ci insegna questa storia riguardante un settore tutt’altro che secondario per la competizione tecnologica, economica, geopolitica tra grandi potenze? Racconta di un’Europa che ha su molti fronti perso terreno, ormai irrimediabilmente, rispetto ai colossi globali, Cina e Usa. Nell’Ia l’Europa è indietro La seconda Commissione europea di Ursula von der Leyen è nata con grandi annunci e aspettative sulla possibilità di far giocare all’Unione un ruolo sempre crescente negli affari internazionali. Ma per ora la prospettiva è che sulle grandi partite strategiche sarà sempre più difficile per l’Unione Europea essere una voce leader a livello globale. La sensazione di aver perso contatto dal gruppo di testa è palese pensando a quanto appaia difficile pensare all’esistenza di campioni europei nei grandi settori strategici per l’economia mondiale. Prendiamo il caso dell’intelligenza artificiale e delle filiere ad essa connesse. Sul tema dello sviluppo dell’Ia, non c’è partita circa gli investimenti in venture capital e da parte delle imprese tecnologiche. Il centro studi del Parlamento Europeo, l’Eprs, ha calcolato che nel momento in cui si preparava il boom mondiale dell’Ia, a metà 2023, le imprese Usa godevano di un vantaggio competitivo in termini di risorse accumulate per investire e sviluppare nuove tecnologie: “Tra il 2018 e il terzo trimestre del 2023, sono stati investiti quasi 32,5 miliardi di euro in aziende di IA dell'UE, rispetto agli oltre 120 miliardi di euro in aziende di IA degli Stati Uniti”. Inoltre, con l’ascesa di un colosso come Nvidia gli Usa sono leader nello sviluppo dei chip che permettono di sdoganare la potenza di calcolo necessaria agli algoritmi di Ia; i suoi maggiori rivali sono cinesi, a partire dalla compagnia più strategica per la tecnologia della Repubblica Popolare, Huawei, a cui si affiancano Alibaba e Baidu. Auto elettrica, un derby sino-americano La Cina e gli Stati Uniti hanno acquisito una leadership anche nel settore dell’auto elettrica e delle filiere ad essa collegate, in un contesto di grandi cambiamenti economici e politici che hanno messo sotto pressione l’intera filiera dell’automotive. Mentre l’Europa si dibatte con una crisi industriale che ha portato a pessimi risultati tutte le sue compagnie del settore e messo in profonda difficoltà la più grande di queste, Volkswagen, l’innovazione del settore parla cinese e americano. Gli Stati Uniti con Tesla, i cinesi con gruppi come Xiaomi, Byd e il colosso delle batterie elettriche Catl sono all’avanguardia nel costruire le filiere di domani. Al contrario, l’unico attore pienamente europeo della filiera delle batterie elettriche, Northvolt, ha dichiarato bancarotta e in Europa le principali gigafactory del settore sono costruite o da Tesla o da gruppi cinesi in sinergia con case europee, come dimostra la recente nascita di joint venture tra Stellantis e Catl. La Difesa non parla europeo E che dire, infine, della Difesa europea? Per anni, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, si è parlato della necessità dell’Unione Europea di giocare un ruolo autonomo e strategico negli affari militari globali. L’idea di una crescente deterrenza europea passa, per molti analisti, non tanto per la decisione di assecondare un riarmo fine a sé stesso quanto piuttosto con la messa in comune di mezzi, tecnologie e capacità produttive per dimostrare che l’Europa può, potenzialmente, difendersi autonomamente. In quest’ottica bisogna registrare che siamo ancora molto lontani da questa prospettiva: la gelosia di molti attori nazionali, Francia in testa, la competizione tra molti programmi e una progettualità spesso poco attenta a ragionare sul lungo periodo rendono ancora l’Europa pienamente dipendente dagli Stati Uniti per la sua difesa. Tanto che nei primi programmi per l’acquisto comune di dispositivi per la difesa della nuova Commissione Europea si prevede che fino a un terzo degli appalti potrebbe finire per essere assegnata ai produttori di armamenti Usa. Un simbolo di quanto ormai l’Europa abbia difficoltà a fare da sé in quei campi che determinano gli equilibri di potere economici, geopolitici, tecnologici su scala planetaria. E la tendenza alla competizione in atto nel mondo lascia pensare che difficilmente, negli anni a venire, questo trend che appare strutturale possa essere invertito.

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