Qual è la strategia del governo sui dipendenti pubblici? Tre tendenze

Il recente pre-accordo tra governo e alcune sigle sindacali sul contratto per i dipendenti pubblici e gli stanziamenti previsti nel disegno di legge di bilancio per il 2025 sollecitano una riflessione sulla strategia che si intende seguire per la pubblica occupazione. A prima vista, ma gli indizi sono tanti, sembrerebbe una strategia mirata alla riduzione del costo del lavoro pubblico , compensato da un minore carico lavorativo, grazie anche a un aumento degli occupati. Il rischio è quello di un impoverimento della qualità dei dipendenti pubblici, partendo da un livello che non sembra già ora particolarmente eccelso . Perché dico questo? La risposta sta nella Figura 1, che illustra la dinamica del rapporto tra retribuzioni pubbliche e private negli ultimi trent’anni. Non concentratevi troppo sul livello, ben superiore all’unità nella media dei decenni considerati, il che significa che le retribuzioni pubbliche sono state in media superiori a quelle private. Il confronto in livelli è, in parte, fuorviante perché non è a parità di mansioni. Fra l’altro anche in tanti altri paesi il rapporto è superiore a uno. Concentriamoci sulle tendenze. Nel primo decennio di questo secolo il rapporto è cresciuto notevolmente, soprattutto nella prima parte durante i governi Berlusconi II e III . Poi è iniziata la discesa tendenziale a partire dagli anni 2010-2013, anni di stretta di bilancio per fronteggiare l’aumento dello spread. La tendenza è proseguita negli anni successivi, con la breve parentesi del 2016-18. È stato però solo negli ultimi anni che il rapporto è sceso notevolmente sotto la media trentennale: nel 2024, in base al pre-accordo raggiunto recentemente il rapporto scenderebbe a 1,12 contro un valore medio di 1,19 nel trentennio. Questo nonostante le retribuzioni private non siano andate particolarmente bene. La crescita nel 2021-22 è stata di circa 10 punti percentuali al di sotto del tasso di inflazione, e solo nel 2023-24 si sta assistendo a un parziale recupero. La Legge di Bilancio per il 2025 comporterebbe aumenti per i dipendenti pubblici più o meno in linea con l’inflazione attesa. Visto che ci si aspetta che le retribuzioni private crescano invece significativamente più dell’inflazione , il rapporto tra retribuzioni pubbliche e private continuerebbe a scendere, anche se in modo più contenuto. Nel 2027 il rapporto toccherebbe un minimo storico di 1,11. Una seconda tendenza di fondo riguarda la ripresa delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione in misura superiore al passato per lo sblocco del turn over . Dopo il netto aumento dell’occupazione pubblica nel 2022 le assunzioni sono aumentate e potrebbero aver ecceduto il numero dei pensionamenti, con un aumento totale del numero di dipendenti pubblici. La terza tendenza, emersa con l’accordo preliminare appena firmato, ma visibile già negli anni precedenti, riguarda una maggiore flessibilità, a favore dei dipendenti pubblici, nel rapporto di lavoro: la settimana lavorativa potrà essere limitata a 4 giorni e si istituzionalizza il lavoro agile. Da utente di servizi pubblici ho poi io stesso sperimentato come ormai per gran parte degli uffici si possa accedere a uno sportello solo previa prenotazione, uno svantaggio non indifferente per chi ha fretta, ma qualcosa che rende meno pressante il lavoro dell’impiegato pubblico. Una possibile chiave di lettura di questi sviluppi è che, per strategia consapevole o per ragioni contingenti, si vada sempre più verso una pubblica amministrazione più ampia numericamente, con orari lavorativi meno esigenti e con remunerazioni più basse. C’è da domandarsi se questa strategia sia adeguata: non si dovrebbe invece puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità? I necessari sviluppi tecnologici, compreso l’intelligenza artificiale, non dovrebbero portare alla ricerca di dipendenti pubblici più specializzati, meglio pagati, più motivati invece che più numerosi e meno pressati dal lavoro? Come attrarre i talenti necessari se gli stipendi pubblici si contraggono sempre più rispetto a quelli privati? E come raggiungere in questa situazione i necessari aumenti di produttività per una pubblica amministrazione più moderna? È probabilmente prematuro arrivare a conclusioni, ma le tendenze illustrate impongono di riflettere su queste domande.

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