Cin e affitti brevi, solo 1 proprietario su 5 è pronto alle nuove norme in vigore dal 2025

Economia
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Introduzione

A partire dal 2025 gli immobili destinati all’affitto a breve termine dovranno esporre il Cin, il Codice identificativo nazionale. È stato introdotto per individuare in modo univoco ogni struttura ricettiva in Italia, contrastare l'evasione fiscale e proteggere il consumatore da eventuali truffe. I proprietari, però, sono pronti solo in parte. È quanto emerge da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat*: il 33% degli intervistati - corrispondenti, in base al campione, a circa 230mila persone - ha detto di non essere a conoscenza di quest’obbligo. 

Quello che devi sapere

Le tempistiche

  • La legge sarebbe dovuta entrare in vigore ad inizio novembre e solo pochi giorni prima di quella data è arrivato il rinvio al primo gennaio. A conferma che la situazione sia delicata un altro dato emerso dall’indagine: il 44% dei proprietari che dovranno esporre il Cin non ha ancora fatto richiesta per ottenerlo, mentre il 33% ha presentato domanda ma non lo ha ancora ricevuto. Dati alla mano, quindi, solo 1 proprietario su 5 è pronto alla nuova norma

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Le intenzioni dei proprietari

  • Guardando più da vicino chi non ha ancora richiesto il Cin, emerge che il 30% dei rispondenti ha dichiarato di avere intenzione di farlo a breve, mentre il 38% ha detto di volersi prima informare a riguardo e solo dopo prenderà una decisione in merito a ciò che farà dell’attività. Addirittura, il 9,3% dei proprietari, vale a dire circa 30.000 persone, sostiene che smetterà l’attività perché “sta diventando troppo complicata”, percentuale che arriva a sfiorare il 14% tra i proprietari residenti al Sud e nelle Isole. Infine, va segnalato che il 6% del campione intervistato - corrispondente, in proporzione, a 18.000 individui - non ha intenzione di richiedere il codice, ma continuerà comunque ad operare pur non rispettando la legge

Le altre misure

  • Il Cin non è l’unica novità introdotta dalla norma, che prevede anche l’installazione all’interno delle abitazioni concesse in affitto breve di alcuni dispositivi per la sicurezza degli ospiti. Su questo, i proprietari sembrano essersi attivati con maggiore celerità. Per i rilevatori di fumo, ad esempio, il 63% del campione ha detto di averli già installati, e anche per quanto riguarda gli estintori quasi 2 proprietari su 3 si sono messi in regola. Si ferma al 49%, invece, la percentuale di chi ha installato il rilevatore di monossido di carbonio

Chi sono i proprietari

  • Il 62% di chi ha un immobile in affitto a breve termine - circa 430mila degli intervistati - lo usa come ulteriore fonte di reddito rispetto a quella principale, e non come effettivo impiego professionale. Ci sono però differenze in base all’età: questo tipo di attività diventa infatti un lavoro soprattutto per chi ha fra i 25 ed i 34 anni (è il caso del 61,3% degli intervistati che si trova in questa fascia d’età) 

Perché hanno scelto di affittare a breve termine

  • Riguardo al motivo per cui i proprietari di immobili hanno scelto di affittare a breve termine invece che in altre modalità, il 39,8% dichiara di averlo fatto per garantirsi maggiori guadagni, il 35,7% per tutelarsi dai rischi di inquilini morosi, il 28,3% per poter disporre con più libertà dell’immobile in caso di necessità e il 13,7% - vale a dire quasi 100.000 individui - per via di brutte esperienze precedenti con affitti a lungo termine

Il quadro complessivo

  • Secondo i calcoli dell'Aigab - l’Associazione italiana gestione affitti brevi - rispetto all’asset delle seconde case degli italiani non utilizzate, circa 9,6 milioni, quelle immesse nel circuito degli affitti brevi sono solo 640mila (rappresentando l’1,8% delle abitazioni nazionali). Di queste circa il 25% è gestito da aziende. Complessivamente, gli operatori professionali e non sono circa 30mila, con un indotto nel mondo del lavoro di circa 150mila persone. L'Aigab stima che nel 2023 il settore affitti brevi abbia avuto un valore di prenotazioni di circa 11 miliardi di euro, con un indotto sul Pil di ulteriori 44 miliardi di euro in modo diretto (spese degli ospiti per ristoranti, trasporti, cultura, esperienze, shopping) e di circa altri 2 miliardi di euro per ristrutturazioni e manutenzioni delle case online

Airbnb toglierà gli annunci senza Cin

  • Airbnb ha sostenuto a lungo l'adozione di una normativa nazionale per regolamentare gli affitti brevi in Italia e ha accolto con favore il nuovo sistema di registrazione delle strutture turistico-ricettive e degli immobili in locazione breve o turistica. La piattaforma ha perciò informato tutti gli host italiani circa l'obbligo di registrazione presso il ministero del Turismo e dell’intenzione di rimuovere nel 2025 gli annunci sprovvisti di Codice identificativo nazionale (Cin). Per supportare gli host con gli adempimenti, Airbnb ha attivato una linea di assistenza dedicata in collaborazione con l’associazione Altroconsumo, fornisce notifiche regolari e promemoria tramite l’applicazione e ha lanciato una campagna per offrire linee guida e risorse aggiuntive

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