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Manovra 2025, a chi spettano i sacrifici? Pensionati e operai già li fanno: i dati

Economia
Ipa/Sky TG24

Nel dibattito politico sulla Legge di Bilancio si sta discutendo molto di quali categorie dovrebbero "immolarsi" per il bene del Paese, ma spesso si parla di persone che già da anni fanno i conti con una crescita dell’inflazione più alta rispetto all’aumento degli stipendi netti. Oppure di pensionati che non hanno ricevuto incrementi proporzionali alla salita dei prezzi. Di questo si è parlato nella puntata del 7 ottobre di "Numeri", approfondimento di Sky TG24

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Si avvicina la fine dell’anno e il dibattito sulla Manovra e su dove trovare le risorse si fa sempre più caldo. Un tema frequente degli ultimi giorni è stato quello del "chi deve fare i sacrifici?". A Pontida il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato chiaro: "State tranquilli e sereni: siamo dalla parte della gente che lavora, produce e fa sacrifici. E io, lo dico con grande tranquillità, da figlio di un pescatore e operaia tessile so distinguere chi fa sacrifici e chi li può fare". Più lapidario il commento del segretario della Lega e vicepremier Matteo Salvini: "Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai". Ma quindi pensionati e operai - le categorie più citate ultimamente - sono al riparo? Di questo si è parlato nella puntata del 7 ottobre di Numeri, approfondimento di Sky TG24.

Il peso dell’inflazione

In realtà gli operai - intesi non solo come i lavoratori dell’industria metalmeccanica ma in generale come chi svolge quel tipo mansione con quel tipo di reddito - i sacrifici li stanno già facendo. Chi ha un reddito da 25mila euro lordi l’anno, fra il 2021 e il 2023 ha visto l’inflazione - e quindi in prezzi - salire del 17%, a fronte degli stipendi netti che sono aumentati del 10,4%. Va ricordato che in quel triennio sono arrivati degli aiuti - come bonus e sconti su benzina e bollette -, ma se non ci fossero stati interventi come il taglio del cuneo fiscale e contributivo sarebbe andata peggio perché il salario netto sarebbe andato ancora più lento rispetto all’aumento dell’inflazione (+6,9%). Per questo al Mef si cercano risorse per rendere strutturali il taglio del cuneo fiscale e l'accorpamento delle aliquote Irpef.

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Le differenze fra pensionati

E i pensionati? Anche a questa categoria negli ultimi due anni sono stati chiesti sacrifici, ma con delle distinzioni. A chi percepisce meno di 2.100 euro lordi al mese (1.600-1.700 netti) la pensione è stata aumentata di quanto necessario per mantenere il potere d’acquisto a fronte dell’ascesa dei prezzi. I sacrifici sono stati chiesti oltre la soglia dei 2.100 euro lordi, decidendo di dare a questa fascia un aumento più contenuto rispetto alle cifre che sarebbero state necessarie per rimanere al passo con l’inflazione. Una scelta che fa risparmiare allo Stato 4 miliardi all’anno per il prossimo decennio.

Folla in uno  degli sportelli INPS a Napoli, 8 febbraio 2019
ANSA / CIRO FUSCO

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Le pensioni negli altri Paesi europei

Qualche sacrificio quindi negli ultimi anni è stato chiesto ai pensionati, in una situazione che però è migliore rispetto ad altri Paesi. In Italia la percentuale della pensione rispetto all’ultimo stipendio da noi è quasi al 60%, in Francia in Germania invece è molto meno (39,5% e 36,6%).

Nello specifico, in Germania se un lavoratore ha guadagnato 2.000 euro al mese per 40 anni, va in pensione con poco più di 700 euro al mese.

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