Btp, cresce interesse verso titoli a scadenza lunga. Perché potrebbero convenire

Economia
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Introduzione

Di solito, le famiglie che scelgono di investire in titoli di Stato puntano su quelli a scadenza corta e media, come dimostra il grande successo riscosso dalle quattro edizioni del collocamento dei Btp Valore con termine dai quattro ai sei anni: 65 miliardi di euro. Sembra però che stia crescendo anche l’attenzione rivolta alle emissioni di titoli con scadenza lunga o extra-lunga (come quelle al 2050, al 2067 e al 2072). Tendenzialmente apprezzati più che altro da investitori istituzionali (anche a fini speculativi), possono in realtà essere un buon modo per diversificare il proprio portafoglio. Bisogna tenere conto però di qualche rischio.

Quello che devi sapere

Aumenta l’interesse verso i Btp lunghi ed extra-lunghi

  • La maggior parte di chi sceglie di investire in Btp punta su quelli a scadenza corta e media. Sono i titoli di Stato che meno espongono i piccoli risparmiatori a vari rischi: generalmente si sceglie di acquistarli per spostare parte del proprio patrimonio su forme non liquide, sottraendolo così agli effetti negativi dell’inflazione. Lo dimostra il successo delle quattro edizioni del collocamento dei Btp Valore – con scadenza dai quattro ai sei anni – da giugno 2023 a maggio 2024: in tutto hanno permesso allo Stato di raccogliere all’incirca 65 miliardi di euro in sottoscrizioni. Sembra però che pian piano qualcosa stia cambiando: aumenta l’interesse anche verso emissioni di titoli con scadenza lunga o extra-lunga (come quelle al 2050, al 2067 e al 2072).

Per approfondire:

Titoli di Stato, CCT: come funzionano e quanto rendono i Certificati di Credito del Tesoro

Investitori istituzionali e speculazione

  • Si tratta di operazioni che attirano solitamente una platea disposta ad accollarsi rischi alti, o quantomeno medi. Per questo la maggior parte degli investimenti in questi titoli di Stato viene dagli investitori di tipo istituzionale. E infatti, come spesso accade in presenza di scadenze lunghe, molto ruota intorno alla speculazione

Perché possono essere convenienti per i piccoli risparmiatori

  • Non manca l’interesse però anche da parte delle famiglie italiane, quelle composte da piccoli risparmiatori che in genere preferiscono emissioni di titoli con scadenza ben più ravvicinata, ad esempio per i Btp a 30 anni (con rendimento intorno al 4,20%) o a 50 anni (3,90%). Diversificare il proprio portafoglio con questo tipo di operazioni potrebbe rispondere meglio a esigenze di rendita a lungo termine e spalmata nel tempo. Senza dimenticare che la quotazione dei titoli potrebbe salire dopo la sottoscrizione

Il ritorno cedolare medio-alto

  • Come ricorda il Corriere della Sera, le emissioni dei Btp a scadenza lunga in genere garantiscono un ritorno cedolare medio-alto, specie se paragonato a quelle di Btp a scadenza più corta. C’è poi un altro elemento di cui tener conto: si tratta di investimenti che nella maggior parte dei casi sono esenti dalle imposte sulla successione

Il ruolo dei tassi di interesse

  • Chiaramente, ci sono molte variabili che incidono sulle prospettive di rendita legate alla sottoscrizione di titoli di Stato con queste scadenze. Può far ben sperare il fatto che le banche centrali, dalla Bce alla Fed, sembrano ormai definitivamente convinte del fatto che nei prossimi mesi si proseguirà con il taglio dei tassi d’interesse

L’impatto sul debito pubblico italiano

  • C’è poi chi sottolinea come al governo converrebbe puntare su emissioni di titoli a lunga durata rispetto agli altri, che creano una situazione più rischiosa nel caso in cui i tassi di mercato andassero a salire. I titoli di Stato con vita maggiore dei 10 anni, quindi a maggior ragione quelli con scadenza a 30 o 50 anni, in un certo senso – sottolinea InvestireOggi - potrebbero andare infatti a consolidare il debito italiano. Per questo alcuni esperti consigliano al Ministero dell’Economia e delle Finanze di spingere di più su aste dei Btp che finiscono nel 2067 o nel 2072, che adesso rappresentano a dire il vero una minima parte dell’offerta complessiva. Certo bisogna in ogni caso mettere in conto che si andrebbe a finanziare il debito a costi più elevati

I CCT – i Certificati di Credito del Tesoro

  • Tornando alla prospettiva del risparmiatore, un’altra occasione per diversificare il proprio portafoglio di investimenti è puntare anche sui CCT, i Certificati di Credito del Tesoro. Vengono emessi con cadenza mensile dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, hanno una scadenza di 7 anni, sono a tasso variabile. Le loro cedole sono a cadenza semestrale, indicizzate all’Euribor (lo stesso indice dei mutui a tasso variabile). Vengono considerati piuttosto affidabili perché, nonostante siano nettamente inferiori a Btp e BOT in termini di volumi, in loro è racchiusa una parte non indifferente del debito pubblico italiano. Tenuto conto della loro natura variabile legata all’Euribor, è difficile però dire se investire in CCT sia conveniente oppure no. Molto dipende dalle singole esigenze di ciascun acquirente. Quello che è certo è che, essendo comunque titoli di Stato, rispetto ad altre obbligazioni restano sempre uno strumento caratterizzato da un buon livello di affidabilità

Per approfondire:

Taglio dei tassi e conti deposito: come funziona il rimborso anticipato e come tutelarsi