Superbonus, 16 milioni di euro per gli esodati: ecco chi ha diritto all'incentivo

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Introduzione

È pari a 16 milioni di euro l'importo per gli esodati a basso reddito del Superbonus. Lo ha deciso il governo Meloni. Per le famiglie fragili che hanno visto la riduzione della misura dal 110% al 70%, ci sarà quindi un incentivo richiedibile entro il 31 ottobre con alcuni requisiti, tra cui un tetto reddituale e uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60%

 

Lo stanziamento vale solo per bonifici effettuati dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024, e non si può inoltre chiedere più del 30% delle spese effettuate con i propri soldi. Sul tema interviene anche l'Ance, l'Associazione nazionale costruttori edili: per la coda residua del Superbonus si è "al minimo storico dell'utilizzo dello strumento". Poi arriva la previsione: "Dopo i primi cinque mesi con una produzione superiore a quella del 2023, dovrebbe esserci da giugno fino a dicembre un crollo vero e proprio" del settore.

Quello che devi sapere

L'ultimo Superbonus 100%

  • Per le famiglie indigenti che nel 2023 non sono riuscite a concludere i lavori edilizi con il Superbonus 110% (e 90% in alcuni casi) arriverà un aiuto. Che sarà però molto limitato. A spiegarlo è Repubblica. Cominciamo dalle basi: di quanto sarà il contributo? L’importo sarà definito solamente a dicembre. Come spiega infatti il quotidiano, nel provvedimento firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si legge che “le percentuali di erogazione sono comunicate con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate da emanarsi entro il 30 novembre 2024”

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L'importo dell'incentivo

  • Ma attenzione: non è detto che l’importo stabilito sia poi quello effettivamente corrisposto. L’erogazione “integrale” del contributo, si legge ancora, è garantita se le risorse stanziate saranno “sufficienti”. Quindi, spiega Repubblica, tale importo potrebbe coprire meno del 30% delle spese sostenute tra il 1° gennaio e il 31 ottobre di quest’anno da chi ha scelto la cessione del credito o lo sconto in fattura. Si sa già però in anticipo il tetto massimo del contributo. Posta la scarsità di risorse, pari a “soli” 16,4 milioni di euro disponibili, che coprono lo 0,3% dei lavori da completare, l’aiuto potrà avere un importo di massimo 96mila euro. Secondo Repubblica, l’aiuto è "determinato in relazione alle spese agevolabili sostenute dal richiedente

I requisiti

  • Ma quali sono i requisiti per accedere all’ultima tranche di aiuti? Oltre ad avere i requisiti reddituali, spiega ancora il giornale, serve che i lavori abbiano raggiunto, al 31 dicembre 2023, uno stato di avanzamento pari ad almeno il 60%. Il quotidiano fa poi alcuni esempi a proposito del reddito, chiarendo il concetto di "indigenti": il contributo andrà a single con reddito fino a 15mila euro ma anche a nuclei composti da due genitori con tre figli e 60mila euro di reddito. Il bonus è richiedibile entro il 31 ottobre

La posizione dell'Ance

  • Di Superbonus, ma anche di altri temi, ha recentemente parlato l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili. Per la coda residua del Superbonus "siamo al minimo storico dell'utilizzo dello strumento", spiega il direttore del Centro studi Flavio Monosilio all’Ansa. Non solo: il settore edile è sì in crescita nei primi mesi del 2024, ma "nella seconda metà dell'anno assisteremo a una frenata". E aggiunge: "Non ci ha sorpreso" il pessimismo emerso dall'ultimo indice previsionale Pmi, ma “quello che ha sorpreso è che continua a essere positivo il dato sulla produzione nel settore". Il confronto è con "il livello molto alto" del 2023, "quindi difficilmente poteva essere positivo", dice Monosilio. Ma l'inversione di rotta potrebbe essere brusca: con gli investimenti attesi in media d'anno in contrazione del 7,4%, dopo "i primi cinque mesi con una produzione superiore a quella del 2023, dovrebbe esserci da giugno fino a dicembre un crollo vero e proprio", se ovviamente la stima troverà conferma

L'allarme sull'occupazione

  • L'allarme è anche per l'occupazione: "Ogni miliardo di investimenti occupa tra i 13 e i 15mila lavoratori diretti e indiretti. Se calano di 10 miliardi - spiega Monosilio nell'intervista all'Ansa - tante ore lavorate vengono meno. È stato il settore il driver dell'aumento dell'occupazione nel 2022 e nel 2023. Credo che il 2024 porterà giù questo dato". E “come Centro studi - indica ancora Monosilio - quello che ci interessa è cogliere la dinamica. Speriamo di avere sbagliato l'entità del calo in eccesso, ma sulla dinamica non ci sono dubbi: la seconda metà dell'anno sarà negativa e su questo credo che non ci piove"

La frenata prevista dagli analisti

  • L'Ance ha previsto "una frenata" dovuta dal fatto che quest'anno "gli effetti molto espansivi del Superbonus sarebbero cessati, che per il Pnrr sarebbe aumentata la spesa, ma che questa accelerazione non avrebbe compensato gli effetti negativi del fermo sul Superbonus". Nel settore, "ci sarà un comparto che sta subendo un crollo vero e proprio: è quello della riqualificazione energetica e sismica degli edifici, mentre il settore delle infrastrutture e dell'edilizia pubblica avrà una crescita importante". Ma la sintesi avrà il segno meno: "I primi segnali li abbiamo visti già a marzo con una riduzione delle ore lavorate, ed è un segnale di frenata"

Le possibili misure di sostegno

  • Dopo l'estate si apre la partita della Manovra di bilancio, quindi delle possibili misure di sostegno. "Stiamo facendo una selezione delle priorità, abbiamo colto delle urgenze che vanno assolutamente affrontate", dice Monolisio. Per l'Ance è necessario che ci possa essere "sia un normale svolgimento degli investimenti in opere pubbliche per mantenere livelli di produzione importanti, assicurando pagamenti e ristori alle imprese per evitare che vadano a corto di liquidità a causa del caro materiali, sia un ragionamento sul futuro dell'incentivazione, perché bisogna immaginare un sistema stabile nel tempo ed efficace"

Cosa si aspetta l'Ance dal governo

  • Insomma, che risposte si attendono i costruttori? "Negli ultimi anni abbiamo visto come il vero crollo dell'economia italiana sia legato al crollo degli investimenti. Quando gli investimenti hanno ripreso ad aumentare è ripreso ad aumentare il Pil. Una finanziaria rigorosa, che continui come in passato a deprimere gli investimenti, ci condannerebbe ad altri anni di bassa crescita. Le nostre proposte andranno nella direzione di mantenere un livello di investimenti sufficienti a non far crollare il Pil"

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