Lavoro, quali sono le lauree più richieste nei prossimi cinque anni? Il report
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Nel periodo 2023-2027 le imprese e la Pubblica amministrazione necessitano di circa 3,8 milioni di nuovi lavoratori, il 72% dei quali (2,7 milioni) sostituiranno gli occupati in uscita. Tra i percorsi STEM e non-STEM, ecco quali indirizzi hanno prospettive migliori
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- Lauree STEM, ma non solo. Il mercato del lavoro è in fermento, e sono diversi i profili cercati dalle aziende già a partire da questi mesi. Sono infatti poco meno di 494mila le assunzioni - superiori a un mese o a tempo indeterminato - che sono state programmate dalle imprese in questo mese. Per il trimestre maggio-luglio 2024, il numero toccherà quota 1,6 milioni
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- A delineare lo scenario è l'ultimo bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Secondo il report, si registra un incremento della domanda di lavoro di circa 27mila unità rispetto a maggio 2023 (+5,8%) e di quasi 35mila unità sul corrispondente trimestre (+2,2%). Il Sud e le Isole sono le aree più dinamiche, con 140mila (+15mila, +11,9%) contratti attesi
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- Ma sul lungo termine? Nel quinquennio 2023-2027 le imprese e la Pubblica amministrazione avranno bisogno di circa 3,8 milioni di lavoratori, il 72% dei quali (2,7 milioni) sostituiranno gli occupati in uscita. Il restante 28% della domanda rappresenterà l'entrata di nuovi lavoratori dovuta all'espansione economica, che si tradurrà in una crescita degli occupati di oltre un milione di unità
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- Ma nello specifico, quali sono le filiere economiche che nei prossimi cinque anni presenteranno la maggiore dinamicità? Anche grazie agli effetti del traino degli investimenti del Pnrr, sul podio di questa speciale classifica abbiamo le aree del commercio e turismo, che avranno un fabbisogno di oltre 750mila unità nel quinquennio 2023-2027, seguite dai servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone, e la PA in senso stretto, con circa 567mila unità. Infine c'è la filiera "salute", che richiederà 477mila occupati
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- Ci sono tuttavia altre filiere da tenere d'occhio: quelle di "formazione e cultura" (con un fabbisogno di 436mila unità), di "finanza e consulenza" (430mila) e di "costruzioni e infrastrutture" (270mila). Il report stima inoltre che il 70% dei nuovi occupati grazie agli investimenti del Pnrr si concentri in quattro filiere: "costruzioni e infrastrutture" (21%), "turismo e commercio" (18%), "servizi avanzati" (16%) e "formazione e cultura" (13%)
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- Ma quali saranno i titoli e gli indirizzi di studio più richiesti nei prossimi anni? Anzitutto, nel report si stima che tra il 2023 e il 2027 il 34,3% del fabbisogno occupazionale riguarderà personale con un livello di formazione terziaria (universitaria o professionalizzante) e il 48,1% profili con un livello di formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale
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- Come riporta Skuola.net, tra i percorsi STEM - che dovrebbero offrire 72-82mila posti di lavoro l'anno - quelli che spiccano di più in termini di fabbisogno atteso sono gli indirizzi ingegneristici (circa 36-41mila nuove unità l'anno). Per l'ingegneria civile, analizzata a parte e non inclusa nella categoria citata, "si prevede l’assorbimento di circa 13-15 mila persone all'anno". Per matematica, fisica e informatica, si stimano 12-14 mila nuove unità lavorative annue
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- Tra i percorsi non-STEM, "si registrano i numeri più alti in termini prospettici". Il primato va alle discipline economico-statistiche, con un fabbisogno di 44-50mila persone all'anno. Secondo posto per l'insegnamento e la formazione - comprese le scienze motorie - che vedono 42-45mila nuove unità l'anno. Terzo posto per l'indirizzo medico-sanitario, con 38mila nuove unità l'anno
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- Per l'area giuridica e politico-sociale, riporta sempre Skuola.net, sono previste 27-28mila assunzioni annue. In fondo alla classifica, lato STEM, ci sono le scienze biologiche e tecnologiche e il settore chimico-farmaceutico: lato non-STEM, ci sono psicologia, il settore agrario, alimentare e zootecnico e quello linguistico. Per tutti questi casi, lo scenario è di meno di 10mila nuove unità lavorative l'anno
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- Confrontando domanda e offerta di lavoratori con una formazione terziaria, emerge un'offerta insufficiente a coprire le necessità del sistema economico per 9mila unità all'anno, con differenze significative tra i diversi ambiti di studio. Sarà più marcata infatti la carenza di offerta di laureati nell'indirizzo medico-sanitario (mancheranno circa 12mila laureati ogni anno), economico-statistico (8mila unità annue) e di lavoratori con un titolo terziario nelle discipline STEM (6mila unità annue)