Come è cambiata l'Italia nei 30 anni sulla scena di Silvio Berlusconi, in 9 grafici

Economia
Lorenzo Borga

Lorenzo Borga

Debito, tasse, reddito, lavoro e giustizia: l'Italia degli ultimi trent'anni, a partire dal 1994, letti alla luce delle statistiche. I GRAFICI

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Silvio Berlusconi è stato il Presidente del Consiglio più longevo della storia repubblicana. È rimasto al centro della scena politica per quasi trent'anni. Va da sé che con i suoi anni al governo e le sue politiche abbia plasmato l'economia e la società italiana. Vediamo attraverso i dati come è cambiato il paese nel corso degli ultimi tre decenni, tentando di evidenziare - quando i dati, con tutti i loro limiti, lo rendono possibile - il contributo del Cavaliere e dei suoi governi.

Redditi fermi al palo

Iniziamo dal reddito degli italiani, che purtroppo è rimasto al palo rispetto a quanto accaduto in altri paesi dell'Unione Europea. L'economia italiana infatti nel corso degli ultimi decenni è stata caratterizzata da un rallentamento che non ha eguali tra i grandi Stati europei.

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Secondo l'elaborazione dei dati Eurostat, il reddito pro capite degli italiani è cresciuto - al netto dell'inflazione - solo dell'1,6 per cento dall'inizio del Millennio. Una percentuale che impallidisce rispetto a quanto accaduto nel resto d'Europa, dalla Spagna (+14,5 per cento) alla Germania (+24). Un declino che i governi Berlusconi, al pari degli altri esecutivi di ogni colore politico, non sono riusciti a evitare.

 

La stagnazione dei redditi, a partire dai salari, è frutto dalla scarsa crescita della produttività del lavoro che ha contraddistinto gli ultimi decenni. La quantità di beni e servizi che i lavoratori italiani producono ogni giorno non è aumentata come in altri paesi simili al nostro. Anche in questo caso l'Italia è il fanalino di coda.

Crescita produttività

Crescita del Pil, Italia dietro l'Europa

Non c'è governo che tenga: anche la crescita annuale del Pil italiano è quasi sempre risultata inferiore rispetto alla media europea. Al di fuori di tre anni: il 1995, l'anno successivo al primo governo Berlusconi, e il 2021-2022, il post-Covid.

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"Meno tasse, meno spesa"

Veniamo ai conti pubblici, su cui l'ambizione della rivoluzione liberale di Berlusconi aveva puntato l'attenzione per ridurre il perimetro dello Stato e la pressione fiscale sui contribuenti.

 

Proprio il fisco è stato da sempre un cavallo di battaglia del Cavaliere. Secondo i dati dell'Ocse, nel corso di tre dei suoi quattro esecutivi (in arancione nel grafico) è riuscito in effetti a ridurre la pressione fiscale rispetto al Pil: di oltre due punti nel 1994, e di quasi uno e mezzo tra il 2001 e il 2005. Obiettivo mancato invece nel corso della sua ultima esperienza a Palazzo Chigi, in un periodo burrascoso dal punto di vista economico tra crisi finanziaria e gli albori della crisi del debito sovrano. Nel corso dei tre decenni presi in considerazione tuttavia la pressione fiscale è complessivamente salita, passando da meno del 40 per cento al 43,5 dell'anno scorso.

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Per quanto riguarda la spesa dello Stato e degli enti locali, sempre rapportata al Pil, questa è stata sostanzialmente piatta dal 1995 alla pandemia di Covid, per poi esplodere oltre il 55 per cento per finanziare gli aiuti pubblici. Nel corso degli esecutivi guidati dal centrodestra (colonnine arancioni) non si sono notati cali significativi.

Spesa pubblica

Debito pubblico stabile, prima del boom del Covid

Il maxi debito pubblico italiano si trova dagli anni '90 sopra quota 100 per cento rispetto al Pil. Diversi governi hanno tentato di mantenerlo sotto controllo: gli esecutivi guidati da Silvio Berlusconi prima del 2008 lo avevano mantenuto pressoché stabile, mentre nell'ultima esperienza a Palazzo Chigi il debito pubblico è esploso per via della crisi finanziaria e - nel 2011 - a causa della mancata fiducia degli investitori nei nostri titoli di Stato, che portò poi al cambio di governo e l'arrivo di Mario Monti.

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La promessa i 1 milione di posti di lavoro

Molti ricordano la promessa di Berlusconi di creare un milione di nuovi posti di lavoro, arrotondata a 1,5 milioni nel 2001 nel famoso "contratto" con gli italiani firmato davanti a Bruno Vespa. Ma negli anni al potere questo obiettivo non fu mai raggiunto a dire il vero. Nel 1994 e nel periodo 2008-2011 gli occupati secondo Istat calarono, mentre tra il 2001 e il 2005 ci fu in effetti una crescita dei lavoratori, di quasi 870mila posti di lavoro.

Occupati

L'evasione miliardaria dell'Iva

L'Italia non è mai stata tra i paesi europei più brillanti nel campo della lotta all'evasione fiscale. Negli ultimi anni il cosiddetto tax gap, cioè la differenza tra quanto l'erario dovrebbe teoricamente incassare e il gettito effettivo, si è ridotto grazie alle nuove tecnologie, ma l'Italia resta distante da modelli europei come la Germania. Secondo le stime della Commissione europea, in Italia l'evasione dell'Iva rimane da oltre vent'anni sopra i 20 miliardi di euro. Nel corso del tempo - in particolare durante l'ultimo governo Berlusconi - ha perfino superato temporaneamente i 30 miliardi.

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Giustizia lenta e ingolfata

Altra priorità di Silvio Berlusconi era la giustizia, che intendeva sveltire e razionalizzare. Attraverso i dati del Ministero della Giustizia sull'ammontare di procedimenti - civili e penali - pendenti possiamo farci un'idea dell'arretrato accumulato dai tribunali nel corso degli anni.

 

Le pendenze hanno iniziato una fase discendente soltanto dopo gli anni di governo di Berlusconi (in arancione), frutto delle riforme degli esecutivi successivi che hanno favorito il rito abbreviato e la depenalizzazione di alcuni reati.

Procedimenti pendenti

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