Pnrr, che fine hanno fatto le Case di comunità e le cure a domicilio?

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Il potenziamento dell'Assistenza territoriale finanziata coi soldi europei procede al rallentatore. Case di comunità, cure domiciliari e nuovi ambulatori per alleggerire la pressione sugli ospedali sono lontani dagli obiettivi programmati

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In ospedale solo i casi più gravi, per tutto il resto una fitta rete di centri dove sottoporsi a un esame, parlare con un dottore, farsi medicare da un infermiere. Ma anche cure a casa, soprattutto per gli anziani, con visite domiciliari o a distanza con tecnologie informatiche.

7,5 miliardi per l'Assistenza territoriale

Tutto questo è quello che si chiama assistenza territoriale e che il nostro Paese  (soprattutto dopo le criticità emerse con la pandemia) ha deciso di potenziare destinando 7,5 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma il progetto, presentato un anno fa come una vera rivoluzione per la salute degli italiani e da completare entro il giugno del 2026, viaggia a rilento e le risorse previste potrebbero risultare insufficienti.

Case di comunità, in 15 Regioni nessuna attiva

Le Case di Comunità, per esempio.  Meno del 9 per cento erano attive alla fine del 2022 e in quindici Regioni non è operativa nessuna di queste strutture, dove 24 ore su 24 dovrebbe essere possibile trovare un medico o fare un’ecografia. 

Nuovi ospedali al palo

Situazione simile, spiega il documento presentato in Senato dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), per gli Ospedali di Comunità: è attivo meno dell’11 per cento di questi centri, che dovrebbero garantire 20 posti letto ogni 100mila abitanti. 

Iter lunghi, obiettivi lontani

Insomma, l’obiettivo di alleggerire i Pronto Soccorso, le corsie per i malati più bisognosi e smaltire le liste d’attesa appare lontano, a causa soprattutto di procedure farraginose che rallentano l’utilizzo dei denari a disposizione. Fondi che, oltretutto, potrebbero non bastare, per l’aumento dei costi e l’emergere di nuovi interventi. 

Dubbi sulle risorse

Dubbi espressi anche dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che avverte come dopo il 2026, quando il nuovo modello della Sanità dovrebbe diventare realtà, servirà oltre un miliardo l’anno per gestire queste cure e pagare medici e infermieri.

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