Poca acqua e neve, si teme nuovo anno nero per l'idroelettrico

Economia
Lorenzo Borga

Lorenzo Borga

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L'inverno mite ha ridotto i consumi di gas, ma rischia di lasciarci senza acqua e neve in primavera ed estate, limitando la produzione idroelettrica. GUARDA IL VIDEO

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La prossima estate rischia di essere un nuovo incubo per la generazione di energia idroelettrica. Un problema non solo per i gestori di dighe e impianti, ma anche per gli utenti finali che potrebbero pagare in bolletta la mancanza dell'apporto dell'idroelettrico.

Meglio del 2022, peggio del solito

I dati dell'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto del Po fotografano una situazione allarmante. É vero che oggi gli invasi artificiali risultano più pieni - o meno vuoti - rispetto all'anno scorso. A febbraio è presente il 25 per cento di acqua in più dello stesso periodo 2022. Ma il confronto è condizionato dal fatto che l'anno scorso è stato il più complicato di sempre per la generazione idroelettrica. Secondo i numeri Terna, solo il 9,3 per cento di energia elettrica è stata generata dalle turbine idroelettriche, mentre negli anni precedenti non si era mai scesi sotto il 14.

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Rispetto alla media storica infatti gli invasi del distretto del Po - dunque i laghi artificiali in Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta - risultano decisamente in deficit. Le risorse idriche sono il 33 per cento inferiori a confronto degli ultimi decenni: all'appello mancano quasi 150 milioni di metri cubi di acqua. E abbiamo raggiunto solo il 31 per cento del livello massimo raggiungibile.

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Fortunatamente, a differenza dell'inverno 2021-2022, la neve è caduta in quantità maggiore sull'arco alpino, e questo fornirà un serbatoio d'acqua aggiuntivo nel corso dei prossimi mesi. Ma rimane l'incertezza se davvero basterà.

Terna: rischio distacchi nel 2023

Terna nel frattempo ha lanciato l'allarme. Nel suo rapporto sull'adeguatezza del sistema elettrico italiano ha infatti messo in guardia che "nei periodi di persistenti temperature alte oltre che un aumento della richiesta di energia" per via degli impianti di raffreddamento domestico "è probabile che si verifichi una contemporanea riduzione del contributo alla copertura della domanda da parte della generazione idroelettrica" e di quella termoelettrica da gas, che richiede l'apporto di acqua per il funzionamento. E se questo accadesse anche in altri paesi limitrofi da cui importiamo elettricità - come Francia e Svizzera - correremmo il rischio di "distacco del carico concentrato nelle zone Nord e Centro-Nord". Vale a dire togliere la corrente ad alcune imprese più energivore, per evitare black-out generalizzati.

 

Ciò che abbiamo già rischiato proprio nell'estate 2022: è la stessa Terna a ricordare che nei giorni 25, 26 e 27 luglio "si è registrato un margine di adeguatezza estremamente ridotto che, in assenza di un contributo da parte dei paesi confinanti, sarebbe stato negativo; si è quindi resa necessaria da parte di Terna l’esecuzione di una serie di misure di emergenza". Proprio ciò che rischiamo anche quest'anno.

Le conseguenze della siccità

Se davvero le turbine idroelettriche dovessero entrare nuovamente in crisi, a soffrire sarebbe l'intero sistema energetico nazionale. Sarebbe infatti necessario incrementare l'utilizzo delle centrali termoelettriche a gas e a carbone (il cui utilizzo è stato già prorogato) per sopperire alla carenza. Con un impatto prima di tutto climatico, ma anche sulle bollette degli italiani e sul rischio di una carenza di metano nel corso del prossimo inverno.

Bilancia

Se oggi il sistema appare perfettamente in equilibrio, se i cosumi di gas del settore termoelettrico dovessero tornare a crescere dopo la discesa del 2022 l'Italia potrebbe mancare l'obiettivo di riempire gli stoccaggi almeno al 90 per cento entro l'autunno. E rischiare un inverno al freddo.

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