Nell'ambito dei negoziati per il rinnovo dei contratti di smart working, il gruppo bancario guidato da Carlo Messina ha discusso con i sindacati sulla possibilità di far lavorare alcuni dei suoi dipendenti un'ora in più al giorno in cambio di una giornata in meno in ufficio e dello stesso stipendio. La proposta verrà formalizzata mercoledì ma molte sigle si dicono pronte a respingerla perché coinvolge solo una parte del personale
Intesa Sanpaolo studia la cosiddetta ˈsettimana cortaˈ. L’idea della banca guidata dal ceo Carlo Messina sarebbe infatti quella di far lavorare i dipendenti un’ora in più al giorno in cambio di una giornata in meno in ufficio e della stessa retribuzione. Un regime che in teoria è già previsto dal contratto dei bancari ma che per venire tradotto in pratica necessita di essere avallato dai sindacati nella contrattazione di secondo livello. Nell’ambito delle discussioni per la rivisitazione degli accordi di smart working intavolate con Fabi, Fisac Cgil, First Cisl, Uilca e Unisin, l’istituto ha già avanzato la sua proposta, che sarà formalizzata mercoledì, eppure molte sigle si dicono pronte respingerla a causa di varie criticità.
L’idea
Il progetto è emerso nel giorno in cui si è svolta l’assemblea di Unione industriali Torino incentrata sull’andamento dell’economia. La proposta avanzata da Intesa è quella di concedere ai dipendenti la possibilità, su loro richiesta, di lavorare per quattro giorni al posto di cinque, con un aumento delle ore quotidiane da 7,5 a 9. Una soluzione che consentirebbe a ogni lavoratore, a parità stipendio, di avere un giorno libero in più da scegliere in accordo con il proprio responsabile, per una prestazione settimanale complessiva di 36 ore rispetto alle tradizionali 37,5. Dai documenti presentati, emerge però che la nuova formula andrà discussa nell’ambito delle singole strutture del gruppo, non verrà necessariamente adottata da tutti gli uffici, dipenderà nel singolo ufficio dalle esigenze organizzative ed escluderà a prescindere sia il personale delle filiali sia quello su turni. Aspetti sui quali i sindacati promettono battaglia rivendicando il diritto di tutti i 74 mila addetti ad accedere al nuovo regime.
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Le critiche
A sollevare polemiche tra le sigle è stata soprattutto la Federazione Autonoma Bancari Italiani, nella persona del segretario generale Lando Maria Sileoni. "Intesa Sanpaolo non ha studiato proprio niente: perché è previsto dal contratto nazionale di lavoro dei bancari sia l’utilizzo della settimana corta sia lo smart working regolamentato in sede aziendale. Quindi, Intesa sta applicando una norma del contratto nazionale già definita da tempo", ha detto Sileoni. Che ha aggiunto: "Il principio guida nello schema della banca è la flessibilità non concordata con il sindacato ma ci sono delle trattative in corso e noi questo concetto lo rifiutiamo perché chiediamo la volontarietà di accesso per tutto il personale”. “Se l’accordo si farà, dovrà tener presente che non ci può essere discrezionalità totale nel concederlo e non ci può essere neanche soltanto un tema di risparmi di costi energetici che dall’azienda viene trasferita al lavoratore nel momento in cui si lavora soltanto quattro giorni a settimana invece di cinque", ha concluso Sileoni.