Istat, Blangiardo a Sky TG24: "Attenzione ai giovani, sono nostro investimento nel futuro"

Economia

Il presidente dell'Istat ha parlato dell'importanza della popolazione più giovane che in Italia sembra essere tralasciata dalla politica. A pesare anche il calo della demografia e l'emigrazione all'estero

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"I giovani sono l’investimento nel futuro, quindi attenzione ai giovani vuol dire attenzione a quelle che saranno le risorse di domani", così il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo a Sky TG24. Oltre al calo demografico, per l'esperto, pesa la fuga all'estero dei cervelli. Per il presidente dell'Istituto di statistica bisogna fare "attenzione alla natalità" e anche la politica dovrebbe prendere maggiormente in considerazione la popolazione meno matura (ELEZIONI, IL SONDAGGIO DI QUORUM/YOUTREND PER SKY TG24).

I giovani e la politica

L'intervista a Blangiardo inizia con una domanda sulla politica che tende a tralasciare i giovani. L'esperto, su questo tema, ha sottolineato il calo demografico. "I giovani rischiano di essere poco esistenti nella popolazione, vale a dire, noi abbiamo un popolo di giovani - ha spiegato - che si è formato grazie alle nascite del passato, nascite che sono state via via decrescenti. Quindi parliamo di un numero di persone che è sempre minore, viceversa, la componente matura, è crescente. È evidente quindi che quando un sistema democratico fa riferimento a ogni persona un voto, dal punto di vista dell’impatto la massa dei maturi è certamente superiore. Questo spiega razionalmente un certo comportamento della politica, che non vuol dire che sia opportuno o giusto lasciare i giovani abbandonati a se stessi. È anche una questione di mentalità". Per il presidente Istat bisogna lavorare sulla valorizzazione della formazione dei più giovani.

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I giovani, l'emigrazione e la natalità

"Spesso i giovani li formiamo e li lasciamo andare via all'estero. La nostra emigrazione dei giovani - ha poi aggiunto Blangiardo - vuol dire regalare cervelli alla concorrenza straniera è una scelta di scarso buon senso". Sul crollo demografico, visti i programmi elettorali, secondo il presidente Istat "la sensibilità rispetto a qualche decennio fa è più nota e la stessa politica gli va dietro meglio. Ho visto in qualche programma che un'attenzione sta nascendo, ho sentito parlare del quoziente familiare, valorizzazione dell'assegno, in qualche modo c'è un'attenzione maggiore alla natalità che va progressivamente discendendo". L'esperto segnala che il bilancio del 2022 avremo 380mila massimo 385mila nati in un Paese di poco meno di 60 milioni di abitanti. "È follia. Non continuiamo a essere un grande Paese perché se vogliamo continuare a essere un grande Paese dobbiamo avere anche una popolazione conseguente", ha evidenziato. 

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Il calo delle nascite e l'impatto sul Pil

Il problema del calo delle nascite ha conseguentemente un impatto sul Pil "perché la popolazione determina la ricchezza complessiva di un Paese". Blangiardo segnala che con le tendenze che ci sono in atto, sia per la diminuzione della popolazione, sia per l'invecchiamento e la minor partecipazione al mercato del lavoro, farebbero scendere di molti miliardi il Pil dell'Italia, determinando un impoverimento della popolazione del Paese. 

"Il reddito di cittadinanza ha agito sulla povertà"

Riguardo al reddito di cittadinanza, Blangiardo ritiene abbia "agito attenuando gli effetti di povertà. Noi abbiamo fatto una valutazione che porta a circa 500mila famiglie che grazie a questo contributo sono riuscite a non stare sotto la soglia di povertà". Per il presidente Istat il discorso va visto anche in termini di costo benefici, quindi bisogna valutare quanto sia una misura riproponibile e sostenibile.

Il peso dell'inflazione sull'Italia

Sulla situazione economica attuale dell'Italia, Blangiardo ha spiegato che "le prospettive dal punto di vista della dinamica inflazionistica diciamo che al momento non sono rosee. Prendiamo atto di una tendenza che va crescendo, che è partita da una carenza energetica e che si è allargata a tutta un’altra serie di prodotti e questo ha determinato un abbassamento del potere d’acquisto delle famiglie”. Per il presidente Istat, "quello che è particolarmente rilevante è che l’inflazione agisce in maniera differenziale rispetto a famiglie più o meno povere. Siccome i beni che sono aumentati in misura maggiore sono proprio quelli che sono più presenti nel paniere delle famiglie meno ricche, è chiaro che questo determina un allargamento di quello che è uno squilibrio tra ricchi e poveri. La situazione è problematica, quindi ben vengano tutte quelle iniziative o quelle misure che possano cercare di attenuare gli effetti che derivano dall’inflazione".

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