Cgia: fatturato imprese energia +60%, ma al Fisco ancora quasi nulla
Nei primi 5 mesi del 2022 si è registrato un importante aumento dei ricavi. Il trend è legato all'andamento dei prezzi delle materie prime negli ultimi anni. Con il decreto Aiuti le imprese energetiche sono state obbligate ad applicare un’aliquota del 25% sugli extraprofitti ottenuti grazie all’aumento dei prezzi di gas e petrolio. Dei 4,2 miliardi di euro attesi con la prima rata, lo Stato ha incassato poco meno di 1 miliardo
Le imprese energetiche presenti in Italia, nei primi 5 mesi del 2022, hanno visto aumentare i ricavi, rispetto allo stesso periodo del 2021, del 60% mentre altre aziende, a causa dei rincari di luce e gas, sono a rischio chiusura. A rivelarlo è la Cgia
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Con riferimento al periodo gennaio-maggio, la crescita del fatturato delle imprese del settore energetico nel 2019 è stata dello +0,5% sul 2018; poi, in piena pandemia, i ricavi invece sono crollati del 34,6% (gennaio-maggio 2020 sul 2019). Diversamente, nei primi 5 mesi del 2021 la variazione è stata del +19,6%
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Quest'anno, infine, il fatturato ha subito un’impennata del +60%. La Cgia osserva che nessuno chiede un accanimento fiscale contro le grandi imprese dell'energia, ma sottolinea che è evidente che il risultato economico di questo settore nell'ultimo anno è stato molto positivo e, per solidarietà e giustizia sociale, queste realtà dovrebbero versare almeno quanto imposto dallo Stato con una legge per "aiutare" economicamente le famiglie e le imprese più in difficoltà
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Da ricordare che con il decreto Aiuti le imprese energetiche sono state obbligate ad applicare un'aliquota del 25% sugli extraprofitti ottenuti con l'aumento dei prezzi di gas e petrolio. Dei 4,2 miliardi di euro attesi con la prima rata, lo Stato ha incassato però poco meno di 1 miliardo, spiega ancora la Cgia
I DATI DELLA CGIA
Se la nuova norma per recuperare queste mancate entrate inserita nel decreto Aiuti bis non dovesse avere effetto, l'erario potrebbe perdere quest'anno oltre 9 miliardi dei 10,5 previsti con l'introduzione di questa tassazione sugli extraprofitti
Intanto i settori energivori sono più a rischio degli altri. E per quanto riguarda il consumo del gas, le difficoltà sono riscontrate anche dalle imprese del vetro, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l'alimentazione e la chimica etc.
Per l'energia elettrica, invece, rischiano il blackout le acciaierie/fonderie, l'alimentare, la logistica, il commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, etc.), alberghi, bar-ristoranti, altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, palestre, impianti sportivi)
A rischio il Cartario di Lucca-Capannori; Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova; Metalli di Brescia-Lumezzane; Metalmeccanico basso mantovano; Metalmeccanico di Lecco; Piastrelle di Sassuolo; Terme Euganee; Termomeccanica Padova e Vetro di Murano
Per la Cgia è indispensabile introdurre un price cap a livello europeo, sganciare dalle quotazioni del gas il prezzo dell'energia ricavata dalle fonti rinnovabili e abbassare ulteriormente imposte, oneri e Iva sulle bollette. Alcune misure tampone possono essere approvate in tempi ragionevolmente brevi. Altre, più sostanziali, come l'introduzione di un tetto al prezzo del gas, richiedono invece tempi di approvazione molto lunghi