Perché Elon Musk ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari

Economia

Lorenzo Borga

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Desiderio di influire nel dibattito pubblico, e difesa del "free speech" online. Queste potrebbero essere le ragioni per le quali il patron di Tesla ha sborsato 44 miliardi di dollari per comprare il social network. Lo Skywall

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In molti si stanno chiedendo cosa abbia spinto Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo, a farsi avanti per acquistare Twitter.

"I don't care about the economics"

Lui stesso in un'intervista di alcuni giorni fa aveva affermato di non occuparsi dei conti economici dell'acquisizione. É probabile dunque che non sia l'interesse economico ad aver guidato Musk in quella che è l'operazione più costosa del settore dei social network.

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Anche perché Twitter non è propriamente una gallina dalle uova d'oro. Nel 2021 ha ritrovato un po' di smalto, ma per anni il numero di utenti è stato sostanzialmente stagnante così come i ricavi pubblicitari. Il social infatti punta decisamente meno sulla pubblicità che i rivali Instagram, Facebook e TikTok.

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E a dimostrarlo è anche il valore in borsa di Twitter: sommando tutte le azioni - prima dell'offerta di Musk - valeva poco meno di 40 miliardi di dollari, noccioline rispetto ai più di 500 di Meta e i 2mila di Microsoft (proprietario di LinkedIn, tra il resto).

Alla ricerca di attenzione?

É più probabile che invece il miliardario miri a rimanere al centro dell'attenzione pubblica, con la possibilità di influenzare il dibattito. Musk è in effetti diventato famoso per le sue esternazioni fuori dal coro ed esagerate (come, per esempio, le promesse sui risultati di Tesla che hanno stupito tutti). E Twitter potrebbe fare al caso suo: per quanto conti solo poco più di 300 milioni di utenti, è a tutti gli effetti il social network più influente nel dibattito politico e finanziario. Come ha dimostrato lo stesso Musk facendo impazzire il valore delle azioni di Tesla o di Bitcoin e di altre cryptovalute con semplici tweet.

 

É così importante comprendere le ragioni del miliardario perché l'operazione - se si troverà un accordo sui dettagli tecnici - porterà il social a essere completamente controllato da Musk. Ne acquisirà cioè il 100 per cento delle azioni, per poi toglierlo dalla borsa. Ed è questo un elemento di novità rispetto ad altre operazioni di acquisto: Twitter non sarà più quotato in borsa, né lo sarà la società che lo controlla. Verrà meno insomma il controllo degli azionisti, sempre così preoccupati a mantenere alta la reputazione del social network ed evitare che diventasse un veicolo di menzogne e bufale, per non perdere il proprio capitale investito. Ora sarà il solo Musk a prendere le decisioni, senza alcuna influenza se non quella dei regolatori.

 

Per capire come cambierà il social dei cinguettii dobbiamo dunque leggere le sue parole. Nel comunicato in cui ha annunciato l'esito positivo della sua proposta di acquisto, ha scritto di voler difendere il libero pensiero" che è la base del funzionamento della nostra democrazia", rendendo Twitter "ancora migliore [...] e riducendo lo spam e verificando l'identità degli utenti". Free speech sì, account anonimi no.

Trump esclude un ritorno su Twitter

Ma le domande più insistenti riguardano il comportamento che terrà il nuovo Twitter sugli account bannati dalla piattaforma, primo fra tutti quello dell'ex presidente americano Donal Trump (bloccato l'8 gennaio dopo aver aizzato la folla ad assediare Capitol Hill). Musk in quell'occasione aveva criticato la scelta delle aziende tech, ma Trump ha già escluso - per ora - di voler tornare a iscriversi al social, se gli fosse permesso.

 

Garantire la libertà di pensiero sui social network potrebbe inoltre aprire ad alcune contraddizioni, soprattutto se Musk confermasse l'intenzione di verificare l'identità di tutti gli utenti. Ciò che è lecito scrivere pubblicamente negli Stati Uniti è differente da ciò che si può affermare in pubblico in Unione Europea, dove la tutela dell'onore e della reputazione personale prevalgono talvolta sulla completa libertà di parola.

 

Dunque le nuove regole europee contro la disinformazione online, che responsabilizzano le piattaforme su ciò che viene pubblicato online, potrebbero mettere presto alla prova il nuovo Twitter di Musk. Aiutate - se sarà il caso - dalla verifica dell'identità degli utenti, che non permetterà più a social network e diffamatori di nascondersi dietro l'anonimato. L'assolutista della libertà di pensiero, come si definisce Musk, potrebbe portare attraverso un'eterogenesi dei fini a una maggiore regolamentazione del discorso online. Almeno in Europa.

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