La portata del rinnovo della classe energetica dovrà essere proporzionata allo stato di partenza dell'immobile, ovvero in linea con la categoria energetica di partenza. Dalla misura saranno esclusi gli edifici storici
La Commissione europea è a lavoro per la presentazione della nuova direttiva sull'efficienza energetica degli edifici, attesa per il prossimo 14 dicembre. In fase di elaborazione, dunque, un ampio programma che ha come obiettivo quello di ottenere l'efficienza energetica degli immobili, impedendo la vendita o l’affitto di quelli che non superino determinati requisiti. La portata del rinnovo della classe energetica dovrebbe essere proporzionata allo stato di partenza dell'immobile, dovrà cioè essere fattibile rispetto alla categoria energetica di partenza. Saranno esclusi gli edifici storici. Stando alle anticipazioni saranno previsti vari step temporali e si dovrebbe arrivare a regime nel 2033, anno dal quale sarà obbligatorio per chi acquista ristrutturare entro tre anni l’immobile.
Le dieci classi
Gli edifici sono suddivisi in 10 classi energetiche: la classe A di eccellenza a sua volta articolata in quattro sottoclassi e dalla B alla G, quella con prestazioni peggiori. Per conoscere la classificazione energetica di un edificio o di un immobile si ricorre all'APE, ovvero all'attestato di prestazione energetica, che è obbligatorio solo se si vuole vendere o locare un immobile o se lo si sottopone a ristrutturazioni agevolate dal fisco. Se la direttiva renderà obbligatorio che l’edificio sia classificato come A o B o C in Italia ci sarebbero non pochi problemi, perchè solo una parte degli edifici dispongono di un Ape, secondo l'Istat. Gli edifici residenziali in Italia sono circa 12,5 milioni: 7.160.000 sono precedenti al 1970 e l’attenzione alle tematiche energetiche prima della grande crisi petrolifera del 1973 era pressoché inesistente.