Rifiuti tecnologici, la nuova normativa Ue sul diritto alla riparazione: come funziona

Economia

Alessandra Zompatori

Ogni anno in Europa si producono decine di milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici. Per cercare di ridurre l’impatto ambientale, la Commissione europea ha introdotto il diritto alla riparazione

Si rompe, si butta e si ricompra. Dalla lavatrice al frigorifero è capitato un po’ a tutti, all’improvviso, a volte senza una vera ragione, che l’elettrodomestico non funzioni più. Arriva il tecnico, ma la risposta è quasi sempre la stessa: riparare costa di più di ricomprare, perché i pezzi di ricambio sono introvabili o a costi elevatissimi. E se pensiamo a questo procedimento moltiplicato per tutti gli abitanti del pianeta, il risultato è l'accumulo di quantità enormi di rifiuti. Secondo il report Global E-Waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite, nel 2019 i consumatori europei hanno prodotto oltre 53 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Per interrompere questo circuito, la Commissione europea ha introdotto con un regolamento il diritto alla riparazione.

 

Come funziona il diritto alla riparazione

Dal 1° marzo le aziende che vendono elettrodomestici devono garantire la possibilità ai consumatori di ottenere la rimessa in funzione. Componenti essenziali come motori elettrici o sistemi refrigeranti dovranno essere a disposizione dei riparatori per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato dell’ultima unità di un determinato modello. Stesso obbligo temporale anche per l’aggiornamento dei software e per la reperibilità dei manuali di istruzioni. In un'ottica di sostenibilità ambientale e in una prospettiva di economia circolare, verranno così ridotti i cosiddetti Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, con un impatto anche sull’obsolescenza programmata che pianifica il limite del ciclo di vita dei prodotti.

 

Cosa sono i rifiuti RAEE

Infatti i Raee sono la categoria di rifiuti che aumenta più rapidamente in Europa e che si ricicla con una percentuale inferiore al 40 per cento, il resto finendo purtroppo nell'indifferenziato. Solo considerando il materiale raccolto e avviato al trattamento nel nostro Paese si parla di oltre 20mila tonnellate nel 2020. La nuova direttiva europea è di certo un primo passo: le nuove regole infatti si applicano soltanto a lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e televisori. Sono esclusi al momento smartphone e pc portatili, i dispositivi più soggetti al processo di invecchiamento delle funzionalità e cambiati più di frequente dalle persone. 

 

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