Alitalia, cosa cambia con il nuovo piano industriale di ITA

Economia

Lorenzo Borga

È in mano al parlamento e al dialogo con i sindacati la nuova vita di Alitalia, l'ennesima, che sta per prendere il via

Dopo la presentazione del piano industriale di Ita, Italia trasporto aereo, la nuova creatura che il governo ha fatto nascere da Alitalia, pompando 3 miliardi di euro in cassa, si apre il confronto sulle proposte del management.

Il piano industriale

La nuova azienda di fatto pubblica avrà circa 5mila dipendenti e 52 aeroplani (tutti in affitto), molti meno della vecchia Alitalia che impiegava 104 mezzi aerei e 11.500 persone, per la maggior parte ora in cassa integrazione. Inizialmente la nuova compagnia avrà pochi collegamenti intercontinentali: solo nove aeroplani saranno per le tratte a lungo raggio, in particolare gli Stati Uniti e il Sud America. Mentre per i collegamenti europei saranno cancellate le tratte non profittevoli e ci si concentrerà sulle grandi città.

 

La nuova compagnia, Ita, dovrebbe acquistare alcuni asset dalla vecchia Alitalia, ora in amministrazione straordinaria. Ma su queste transazioni ci vuole vedere chiaro l'Antitrust della Commissione europea, che richiede che le due società siano indipendenti.

Gli obiettivi

I vertici sperano in una forte accelerazione per i prossimi anni. L'obiettivo è tornare nel 2025 a impiegare 9.500 dipendenti e 110 aeromobili, quasi quadruplicando i ricavi rispetto a quelli stimati per il 2021, anche grazie a partnership industriali con altre compagnie straniere (si parla di Lufthansa, oppure Air France). Una scommessa ambiziosa, che dipenderà anche dalla forza del rimbalzo del 2021 su cui per ora le previsioni restano molto negative. Secondo la Iata infatti nel 2021 la perdita per il settore aereo mondiale dovrebbe ancora essere in forte territorio negativo, per circa 30-40 miliardi di dollari di perdita (nel 2020 saranno circa -180 miliardi).

 

Per di più per un'azienda, Alitalia, che da anni perde quote di mercato (bruciando miliardi dei contribuenti) e vive un continuo braccio di ferro con i sindacati. Sindacati che, appunto, hanno per ora rispedito al mittente il nuovo piano e criticato la scelta di una "mini-compagnia".

 

Anche per questo si vedrà se dalle ceneri di Alitalia nascerà questa volta un'araba fenice o un altro brutto anatroccolo.

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